«Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento».
Mattarella
Ormai sono note, e noi di WordNews ne abbiamo parlato, le immagini e i video delle manganellate che la polizia ha dato ai giovani manifestanti a Pisa, Firenze e Catania il 23 febbraio. Da lì si è alzato un polverone sociale e politico tra chi attacca questo uso efferato della forza e chi lo difende.
Noi già abbiamo detto come la pensiamo ma adesso riassumiamo alcuni fatti importanti che si sono susseguiti dopo i fatti in questione.
Tramite l’Ansa scopriamo che il 26 febbraio, quindi 3 giorni dopo, è stata annunciata l’apertura delle
“Indagini sulle cariche a Pisa, video e la catena di comando all’attenzione degli inquirenti”
e così questo
“Lunedì è stato il giorno dell’avvio formale degli accertamenti preliminari per dare sostanza al fascicolo d’indagine aperto in procura contro ignoti e per ora senza ipotesi di reato per fare chiarezza sulle cariche della polizia di venerdì scorso nei confronti di un corteo studentesco pro Palestina al quale partecipavano soprattutto studenti medi superiori e minorenni.
Il procuratore facente funzioni Giovanni Porpora assegnerà l’inchiesta a uno dei suoi sostituti mentre ha già delegato la raccolta dei primi riscontri ai carabinieri. Anche la questura ha depositato un’informativa autonoma corredata dai filmati girati dalla polizia scientifica.
Gli inquirenti si concentreranno sui video circolati sui social e quelli girati e acquisiti dai docenti del liceo di fronte al quale si sono verificati gli scontri, ma anche sulla catena di comando del dispositivo di ordine pubblico per chiarire chi ha dato l’ordine di caricare e perché.
Intanto l’avvocato Andrea Callaioli è pronto a raccogliere le querele dei genitori dei minori feriti per avanzare un’azione comune e collettiva chiedendo conto delle condotte tenute in piazza dai poliziotti. Dopo il vertice di sabato in prefettura tra sindacati, prefetto, questore, sindaco e comandanti provinciali delle altre forze dell’ordine l’obiettivo condiviso è fare accertamenti rapidi e rigorosi per ripristinare un clima più sereno in città dopo le polemiche degli ultimi giorni.”
Notizia di ieri è il trasferimento del Dirigente del reparto mobile di Firenze ad una settimana dalle cariche agli studenti di Pisa e Firenze.
“Trasferita la dirigente del reparto mobile di Firenze Silvia Conti.
Secondo quanto si apprende l’avvicendamento al vertice del Reparto Mobile avverrà a partire da oggi.
Il trasferimento avviene a meno di una settimana delle cariche agli studenti a Pisa e Firenze.L’avvicendamento della dirigente del reparto mobile di Firenze Silvia Conti, trasferita ad altra sede, era già programmato e non è legato agli scontri con i manifestanti avvenuti nei giorni scorsi. E’ quanto si apprende da fonti del Dipartimento della Pubblica sicurezza.”
Nel frattempo un gruppo di docenti del “Liceo Classico Vittorio Emanuele II” di Palermo scrivono una lettera aperta alle Istituzioni tutte sui fatti di Pisa e di Firenze:
“Noi a scuola facciamo così:
Noi a scuola insegniamo l’educazione civica.
Noi a scuola insegniamo il rispetto delle leggi.
Noi a scuola insegniamo i valori della Costituzione Repubblicana.
Noi a scuola insegniamo il rispetto dell’altro.
Noi a scuola insegniamo la libertà di espressione.
Noi a scuola insegniamo il valore dell’argomentazione a sostegno della propria opinione.
Noi a scuola insegniamo il valore della parola contro l’esercizio della forza fisica.
Noi a scuola insegniamo il valore della parola non ostile.
Noi a scuola insegniamo la storia greca e la storia romana.Noi a scuola insegniamo che in Grecia e a Roma esistevano spazi pubblici come l’agorà e il foro a cui nessuno poteva sognarsi di interdire l’accesso a nessuno, e che nessun cittadino poteva usare violenza fisica contro un altro cittadino, e che quando questo accadeva (perché è anche accaduto) sono stati i periodi più bui della storia della Grecia e di Roma: si chiamava guerra civile.
Noi a scuola insegniamo la storia delle rivoluzioni.
Noi a scuola insegniamo la storia della democrazia.
Noi a scuola insegniamo la storia delle lotte per i diritti.
Noi a scuola insegniamo la dichiarazione dei diritti dell’uomo.
Noi a scuola insegniamo l’habeas corpus.
Noi a scuola insegniamo che la legge non può prevaricare sulla dignità della persona e non può mettere in pericolo l’incolumità fisica dell’individuo.
Noi a scuola insegniamo che l’odio è una cosa brutta.
Noi a scuola insegniamo che la violenza è una cosa brutta.
Noi a scuola insegniamo la lotta alla violenza in tutte le sue forme: bullismo e cyberbullismo, femminicidio, mafia, guerra.
Noi a scuola insegniamo la cittadinanza.
Noi a scuola insegniamo che la cittadinanza è partecipazione.
Noi a scuola insegniamo la legalità.
Noi a scuola insegniamo la pace.
Noi a scuola insegniamo il valore della diplomazia per risolvere i conflitti internazionali.
Noi a scuola insegniamo il valore della nonviolenza e del dialogo per risolvere tutti i conflitti.
Le ragazze e i ragazzi di Pisa e di Firenze hanno dimostrato di aver imparato quello che da decenni di storia repubblicana noi gli insegniamo a scuola. E ieri ci hanno restituito la lezione.
Le ragazze e i ragazzi di Pisa e di Firenze per questo ieri sono stati caricati, umiliati, terrorizzati, picchiati a sangue.
Forse è questo che si intende per educazione ai sentimenti e all’affettività?
Diteci dove abbiamo sbagliato.”
Dove abbiamo sbagliato tutti se i risultati sono questi?
immagini prese dal web
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Il numero identificativo, questo sconosciuto.
Non esiste la volontà politica e nemmeno delle forze di polizia di arrivare ad una norma elementare e democratica. Ogni rappresentante delle forze dell’ordine deve avere un numero o una sigla identificativa ben visibile.
Ma perchè non esiste nel nostro Paese?
Per rispondere a questa domanda basta semplicemente rivedere i tanti video delle tante aggressioni da parte di chi dovrebbe tutelare l’ordine pubblico.
LA NOSTRA PETIZIONE. FIRMA ANCHE TU: