Non si poteva festeggiare in circostanze migliori: a casa dei cugini milanisti, dopo aver giocato una partita perfetta. Troppo forte la squadra nerazzurra per un Milan che ha completamente smarrito le proprie certezze negli ultimi 15 giorni. Partita dominata dal punto di vista tecnico, tattico e pure fisico, mettendo in luce tutte le differenze di valori tra le due squadre. Nonostante l’assedio finale dei rossoneri, la partita non è mai sembrata in discussione.
La gestione del vantaggio è stata talmente lucida che solo facendosi male da sola, si poteva rovinare quello che si era creato per 60 minuti. Vedendo la maturità, la forza e la gestione messe in campo, aumentano parecchio i rimpianti europei:
c’erano tutti i mezzi per andare avanti nel cammino, tra cui una fortuna senza dubbio migliore e una gestione diversa dei momenti della partita, soprattutto all’andata.
Questo ventesimo scudetto porta diverse firme:
- Beppe Marotta e la sua squadra dirigenziale con Ausilio in primis,sono i primi artefici di questo capolavoro. Tanti partenti in estate sono stati rimpiazzati adeguatamente, utilizzando in maniera perfetta i ricavi delle cessioni. Fiducia incondizionata data a mister Inzaghi e progetto rivitalizzato.
- I nuovi arrivati come Sommer, Pavard, Bisseck, Frattesi, Augusto, Thuram e i ritorni di Sanchez e Arnautovic, sono stati elementi fondamentali in questo percorso che, aggiungendosi ai senatori, hanno creato un’armonia unica e vincente.
- Simone Inzaghi è l’espressione del lavoro, del sacrificio, della tolleranza e della tenacia. Il più grande merito di questo trionfo è suo: ha saputo ridare credibilità a tutto l’ambiente, ha messo i nuovi arrivati subito a proprio agio nei suoi meccanismi tattici e dentro lo spogliatoio. Ha gestito i momenti di difficoltà tutelando la squadra, proteggendola sempre e comunque da ogni interferenza esterna. Il mister è stata la dimostrazione di come il non mollare e pedalare a testa bassa, alla lunga ripagano.
- È lo scudetto di Lautaro Martinez, condottiero di questa squadra. Capocannoniere, decisivo e trascinatore di un ambiente meraviglioso. La fascia di capitano e le responsabilità che questa comporta, non potevano che rappresentare l’ennesima prova di maturità da affrontare e il Toro si è fatto trovare non pronto, ma di più.
- Gente come Dimarco, Bastoni, Barella, Chalanoglu, Mkhitaryan, De Vrij, Dumfries, Acerbi e Darmian, ha rappresentato lo zoccolo duro su cui continuare a puntare insieme a Lautaro. Scelta azzeccata, ognuno di loro ha dato un contributo fondamentale alla causa.
- La coppia che ha mandato in visibilio tutti i tifosi interisti: Lautaro e Thuram insieme si sono rivelati l’arma in più, complici sin dai primi giorni di preparazione. Un’intesa perfetta sia dentro che fuori dal campo. Caratteristiche complementari che hanno permesso l’uno di giocare per l'altro. 35 goal in due e ancora le cinque giornate rimanenti per migliorare ulteriormente il bottino.
Un capolavoro coltivato, maturato e firmato da ogni singolo componente. Un riferimento in particolare va ad Hakan Chalanoglu, che con questo trionfo ha mandato un chiaro messaggio ai cugini milanisti:
la pazienza è la virtù dei forti.
Complimenti a tutto il mondo nerazzurro.
immagine di copertina realizzata con IA da Enrico Russo
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2024-04-24 16:15:38
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