Ogni 15 secondi un lavoratore muore sul lavoro a causa di un infortunio sul lavoro o di una malattia professionale. Ogni 15 secondi, 153 lavoratori hanno un infortunio sul lavoro.
Ecco i dati riportati dall'ILO, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Numeri drammatici che dovrebbero far agire i vari Governi (che senza vergogna continuano a fare solo propaganda su questa tematica) per risolvere definitivamente la piaga delle morti sul lavoro.
Invece si continua, soprattutto in Italia, ad utilizzare un lessico vuoto, inutile e dannoso. Tutti sono indignati, dal Presidente della Repubblica in giù. Ma tutti se ne fottono delle condizioni lavorative.
“Auspico che sia fatta piena luce sulle dinamiche dell’incidente. Ma l’ennesima inaccettabile strage sul lavoro – a pochi giorni dal 1 maggio – deve riproporre con forza la necessità di un impegno comune che deve riguardare le forze sociali, gli imprenditori e le istituzioni preposte”. Queste le giuste parole di Mattarella, dopo la strage siciliana di Casteldaccia, dove troppi operai sono morti a causa del loro lavoro.
Ma poi nei fatti? Cosa accade realmente? Ovviamente non stiamo criticando il Presidente della Repubblica. Ma vogliamo porre l'accento su un problema che da troppi anni va avanti nell'indifferenza generale. Dove sono i controlli? Cosa bisognerebbe fare per invertire la tendenza?
"Quello che sta uccidendo le persone sono queste leggi balorde di appalti e subappalti, di precarietà, che non mettono le persone nelle condizioni di avere dei diritti".
Ecco le parole del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. "Siamo di fronte a una strage stanno morendo tre persone al giorno e tutte le volte ci sono le condoglianze ma non si interviene per cambiare questa situazione".
Per la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David: “È paradossale che a fronte delle ripetute stragi sul lavoro si continuino a convocare solo tavoli tecnici su provvedimenti discutibili e i cui effetti si valuteranno non prima di qualche anno. Oggi l’urgenza è una trattativa vera alla Presidenza del Consiglio per cambiare il sistema d’impresa fondato su appalti, subappalti, precarietà, svalorizzazione e sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Ecco la propaganda della Presidenza del Consiglio, attraverso le parole della Meloni: "Primo Maggio, Festa dei Lavoratori: anche quest'anno abbiamo scelto di celebrare questa giornata così importante nell'unico modo che conosciamo, e cioè dando risposte concrete agli italiani e in particolare a quegli italiani che ogni giorno si rimboccano le maniche e con il proprio lavoro contribuiscono alla ricchezza della nostra Nazione".
Ma i morti sul lavoro? "Abbiamo scelto di continuare in questa direzione: abbiamo approvato un decreto che ci permetterà di aggiungere a tutte queste misure un altro provvedimento, grazie al quale a gennaio 2025 potremo erogare un'indennità di 100 euro per le famiglie monoreddito dei lavoratori dipendenti, ovvero quelle famiglie nelle quali c'è un unico reddito con almeno un figlio a carico e con un reddito complessivo non superiore ai 28.000 euro l’anno.
In questi 16 mesi noi ci siamo però occupati anche di aiutare le imprese ad assumere, perché dobbiamo sempre ricordare che non è lo Stato a creare occupazione e ricchezza, ma sono le imprese e i loro lavoratori che lo fanno".
Le morti bianche? "Ho preferito concentrarmi sulle norme che riguardano il lavoro per dire ancora una volta, con i fatti, buona festa dei lavoratori a tutti".
Nessun accenno, nel discorso della Presidente (che abbiamo sintetizzato, ma si trova facilmente sul sito istituzionale), ai lavoratori che ogni giorno muoiono di lavoro. Il 26 febbraio scorso due tavoli a Palazzo Chigi. "Il confronto tra Governo e sindacati sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Per il Governo hanno partecipato il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Al primo tavolo hanno preso parte i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confasal, Cisal, Confintesa e Usb e al secondo quelli di Confcooperative, Legacoop, Ance, Casartigiani, CNA, Confapi, Confartigianato, Confindustria e Confimi Industria".
Tavoli organizzati per cosa? Per fare proclami, preparare annunci? I morti si possono evitare, l'importante è mettere da parte la propaganda di governo. Tutti utilizzano le parole. Ma non basta più l'annuncio. Servono azioni concrete.
"La colpa non è di chi muore. La colpa è del datore di lavoro che doveva controllare, fornire gli strumenti di prevenzione, istruire e addestrare. Hanno diritto a non morire anche i lavoratori un po’ superficiali o disattenti". Lo ha affermato nel corso di una intervista Bruno Giordano, magistrato di Cassazione. "Appalti, subappalti o la presenza di lavoratori con contratti improntati alla precarietà, somministrazione, distacco eccetera: tutto ciò aumenta, come sappiamo ormai da anni, l’insicurezza del lavoro. Più si è precari, più si è di passaggio in un luogo di lavoro, meno si è organizzati, informati e formati. L’altra costante è quella delle piccole e medie imprese: si muore al 90% soprattutto nelle piccole e medie imprese perché vi è una minore sindacalizzazione, non si applica lo Statuto dei lavoratori e perché, proprio a causa della precarietà, si ha quasi paura a rivendicare il proprio diritto a tornare a casa, il proprio diritto a vivere".
“I lavoratori in appalto – secondo Piero Ceraulo, segretario della Fillea Cgil Palermo – rischiano molto di più dei lavoratori diretti. Per diversi motivi. Nel 50% dei casi sono inquadrati in modo irregolare, con un contratto che non è quello del settore e con un livello diverso, più basso. Di conseguenza non ricevono una formazione adeguata e non hanno le competenze per svolgere i compiti assegnati. Inoltre, siccome l’appalto è di solito al massimo ribasso, l’azienda risparmia anche su salute e sicurezza, che hanno un costo. Come in questo caso”.
Nel 2023 sono state 1.041 le denunce di incidenti mortali sul posto di lavoro.
Nel grafico in alto le denunce di infortunio con esito mortale negli ultimi 7 anni. Fonte: Dati INAIL , elaborazione a cura dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega.
In alto il grafico sulla incidenza infortuni con esito mortale per regione negli ultimi 7 anni. Fonte: Dati INAIL, elaborazione a cura dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega.
"Si stima che ogni giorno – sempre secondo l'ILO -, 6.300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro o malattie professionali, causando più di 2,3 milioni di morti all’anno. Gli incidenti che si verificano annualmente sul posto di lavoro sono 317 milioni, molti dei quali portano ad assenze prolungate dal lavoro per malattia. Il costo umano di queste tragedie quotidiane è enorme e l’onere economico causato dalle scarse pratiche di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è stimato essere ogni anno nel 4 per cento del prodotto interno lordo mondiale".
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2024-05-08 17:00:57
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