Ho accolto volentieri la proposta del Cardinale Gambetti e della Fondazione Fratelli tutti per un incontro qui al Quirinale.
Con la vostra testimonianza recate un segno di speranza nel mondo.
Molti di voi, attraverso scelte e gesti compiuti in aree di conflitto o di grandi difficoltà, dimostrano, con l’esempio della vita, che persino quando il dialogo si interrompe e i rapporti degenerano fino a divenire scontri, il senso di umanità che unisce è più forte del dolore che divide.
Il mondo ha bisogno di pace. E la pace è sempre il frutto anzitutto di una scelta personale, che si riversa nella vita sociale e si rinnova nel tempo.
Nell’articolo 11 della Costituzione italiana si legge che «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
La Carta delle Nazioni Unite, nel suo preambolo, qualche anno prima aveva già sottolineato come i popoli fossero decisi «a salvare le future generazioni dal flagello della guerra»; aveva anche riaffermato – quella Carta – « la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni», grandi o piccole che fossero; aveva richiamato anche l’esigenza di giustizia nella vita internazionale; aveva esortato a «promuovere progresso sociale e più ampia libertà».
Dunque, ai massimi livelli, è stata sovente enunciata l’aspirazione alla pace e il dovere di perseguirla e di difenderla.
È una scelta che ha permesso di educare intere generazioni alla cultura della pace che Voi promuovete.
È questo l’orizzonte a cui guardare, anche se è oscurato da tensioni e conflitti. Anzi, tanto più per questa ragione.
La storia insegna che la politica può arginare i conflitti, sostituendo alla coltivazione dell’odio la cooperazione, affermando il primato del diritto sulla forza. Per giungere finalmente a rendere concretamente vissuto il principio di fraternità, che è al centro dei vostri lavori. Per affermare che la salvaguardia dei diritti delle persone e delle comunità non trova applicazione soltanto all’interno di ciascuno Stato, ma si esprime e si realizza davvero se viene esteso e applicato ai rapporti fra i popoli.
Perché il “bene comune” dei cittadini di uno Stato non può essere contrapposto al “bene comune” dei cittadini di un altro Stato. Perché, sempre più evidentemente, si manifesta che esiste un “bene” comune all’intera umanità.
Ce lo ricordano, con durezza, le grandi sfide comuni che si collocano di fronte all’umanità: dalla difesa del clima alle esigenze globali di salute; dai grandi fenomeni migratori, ai tanti aspetti dell’economia e dei nuovi strumenti che la scienza offre, che sono ben al di sopra dei confini tra Stati, e persino tra continenti.
È ben noto come il motto della Rivoluzione francese allineasse, accanto a libertà e uguaglianza, la parola “fraternità”, poi rapidamente caduta in disuso. Eppure quella parola rappresenta il complemento, anzi, il completamento delle altre due. Costituisce l’approdo del principio di solidarietà, sovente invocato. Quei tre principi, insieme, definiscono la condizione universale di cittadinanza.
La fraternità come categoria di pensiero merita quindi di essere considerata nello spazio pubblico. E vi sono grato per la Dichiarazione sulla fraternità umana che è stata pubblicata: è un messaggio di estrema importanza per la comunità internazionale.
Questo vostro impegno, questo Meeting, aiuta a costruire pace sociale e amicizia politica, temi che sono cari al Pontificato di Papa Francesco; indica alle relazioni internazionali come non esaurire il proprio fine nella mera assenza della guerra; sconfigge anche la sicurezza basata sulla ripulsa verso chi viene definito ‘diverso’.
La vostra azione di prossimità arricchisce quella degli organismi multilaterali, promuovendo l’incontro con l’altro perché, come spesso ripete Papa Francesco, “nessuno si salva da solo”.
E perché, in realtà, per ciascuno la libertà e i diritti si realizzano non a detrimento di quelli degli altri, e neppure soltanto limitandosi al rispetto di quelli gli altri. Perché si realizzano, in realtà, davvero pienamente, insieme a quelli degli altri. Perché libertà e diritti non sono beni divisibili.
Anche per questo vi auguro, dunque, buon lavoro, affinché abbia successo questa vostra impresa di seminare fraternità. E quindi pace vera.
Auguri.
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2024-05-13 09:40:21
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