Isola felice. È la narrazione che viene portata avanti sull’Abruzzo da decenni. Un’isola felice in cui nulla accade e tutto scorre come fossimo in un paradiso terrestre.
Una narrazione rassicurante, qualsiasi cosa avviene sempre lontano, non interessa, si può essere indifferenti e disinteressati perché tanto qua stiamo tranquilli e felici. Un negazionismo della realtà che non si è mai arreso di fronte la presenza delle mafie e di inchieste, dossier, relazioni parlamentari e tanto altro ha mostrato che di felice c’è ben poco. Anzi, apparente paradosso, ad ogni fatto che la smentisce la narrazione è stata persino rafforzata.
Maggio è stato un mese dedicato anche alla difesa dell’infanzia, alla denuncia delle minacce più disumane e terribili nei confronti dei più piccoli: i pedocrimini.
Il 5 maggio, giornata nazionale contro pedofilia e pedopornografia, si è conclusa Giornata Bambini Vittime della violenza, dello sfruttamento, dell’indifferenza contro la pedofilia e la pedopornografia organizzata da Meter.
Nella narrazione mediatica, politica, sociale, egemone l’Abruzzo è un’isola felice anche per i bambini, crimini abietti come la pedofilia e la pedopornografia non esistono, l’indifferenza regna sovrana all’insegna del «tanto non ci riguarda». Nei giorni successivi la realtà reale si è mostrata in tutta la sua violenza ma tutto è passato sotto traccia.
«Chat a luci rosse con studentessa minorenne: prof delle medie a processo» è il titolo di un articolo pubblicato nella cronaca aquilana da Il Centro il 7 maggio, il docente (aquilano e in servizio a Rimini) aveva adescato la ragazza inducendola a rapporti sessuali e ad inviargli foto a sfondo sessuale.
«Molestie sessuali a scuola, prof indagato» è il titolo di un articolo pubblicato, sempre da Il Centro, il giorno successivo. Il docente, teatino, aveva molestato due studentesse di 13 e 15 anni in una scuola media di Milano.
Nel novembre scorso don Fortunato Di Noto, il coraggioso fondatore e presidente di Meter da trent’anni in prima linea nella lotta contro pedofilia e pedopornografia, ha ricevuto il Premio Nazionale Paolo Borsellino. In occasione della consegna riportammo l’elenco delle notizie dei mesi precedenti, almeno sei sono state le inchieste contro pedofilia e pedopornografia avvenute in Abruzzo. Le riportiamo, ancora una volta, in tutto il loro orrore e abominio, ripubblicando stralci dell’articolo del novembre scorso.
Procura di Pescara chiede rinvio a giudizio per un 23ennne accusato di “rapporto sessuale non consenziente” con una quattordicenne, indagini scattate dopo la denuncia dei genitori della ragazza rimasta incinta.
Condannato a Chieti a quattro anni a quattro anni e quattro mesi di reclusione per induzione alla prostituzione, maltrattamenti in famiglia, tentata violenza privata e minacce nei confronti della convivente un 44enne.
A Teramo è iniziato il processo contro venti nigeriani con le accuse di tratta di giovani donne costrette a prostituirsi e riciclaggio internazionale fino all’associazione a delinquere. 23enne di Montesilvano accusato di violenza sessuale nei confronti della sorella tredicenne della fidanzata, rimasta incinta.
Condanna definitiva per un 62enne di Pratola Peligna per violenza sessuale su una minore.
Ad Ortona un 25enne accusato di aver drogato e stuprato una sedicenne. Un 51enne di Raiano denunciato per aver costretto a prostituirsi la compagna ed una sua amica. Sono queste alcune delle notizie che la cronaca abruzzese ci ha consegnato negli ultimi mesi e si aggiungono a quanto da noi riportato in un articolo del 2 maggio scorso: un’inchiesta che ha accertato prostituzione e pornografia minorile e atti sessuali con un minorenne, chat sulle principali piattaforme social e di messaggistica istantanea in cui si sono diffusi foto e si coordinavano gli accusati e una condanna per la pubblicazione di un video di sesso tra bambini. Sullo stato whatsapp del condannato era stato pubblicato un «video raccapricciante in cui tre bambini facevano sesso», riportò il quotidiano Il Centro il 22 marzo. Il sequestro dello smartphone del condannato ha permesso di documentare diverse chat, in alcune ha scritto che a scuola si faceva chiamare «il pedofilo» e in una conversazione «W la pedofilia». La denuncia è partita da un ragazzo di Catania che, visto lo stato Whatsapp, ha immediatamente sporto denuncia. Poco più di un anno fa la Polizia Postale di Pescara ha denunciato «7 minori per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico». Questi alcuni passaggi del comunicato stampa della Polizia. «L’indagine è iniziata su impulso del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) del Servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, a seguito di una segnalazione del Servizio emergenza infanzia 114. Nella comunicazione si è fatto riferimento alla condivisione, su gruppi social, oltre che di contenuti pedopornografici, anche di stickers/meme di carattere zoofilo, necrofilo, scat, splatter, nonché di violenza estrema, apologia del nazismo/fascismo, atti sessuali estremi e mutilazioni, atti di crudeltà verso essere umani e animali. Immagini e video raccapriccianti di vittime innocenti il cui dolore, invece di scuotere le coscienze, è stato oggetto di scherno, divertimento e condivisione da parte del gruppo di adolescenti. I poliziotti, per arrivare a scoprire gli indagati, hanno analizzato oltre 85.000 messaggi in 5 diversi gruppi social […]L’operazione di oggi conferma un fenomeno dilagante tra i giovanissimi, i quali, spesso, nei contesti social, banalizzano eventi terribili del passato o mostrano assoluta indifferenza per violenze e stupri, anche nei confronti di bambini piccolissimi; a volte si assiste ad una gara a chi posta l’immagine più sprezzante al fine di stupire all’insegna dell’esagerazione». All’operazione della Polizia Postale «hanno preso parte anche gli specialisti della Polizia postale della Puglia, del Lazio, della Lombardia e della Campania».
WordNews.it è nato nel 2020, l’anno dell’arrivo della pandemia, del lockdown e del distanziamento sociale. L’anno in cui, sfruttando la situazione creatasi con la didattica a distanza e l’isolamento a casa con il web unica occasione di connessione col mondo esterno, la pedopornografia aumentò del 30%. In un articolo pubblicato il 10 ottobre elencammo ben cinque operazioni contro la pedopornografia avvenute in soli quattro mesi in Abruzzo.
Le riportiamo, ancora una volta, a documentare la realtà reale rispetto alla favoletta dell’isola felice, ripubblicando stralci dell’articolo di tre anni e mezzo fa integralmente. Ribadendo che di fronte ad ogni silenzio omertoso e complice di ignavi, vigliacchi e voltafaccia continueremo sempre ad urlare ancora di più.
«Scacco matto», così è stata chiamata l'ultima operazione contro la pedopornografia online condotta dalla Polizia postale di Catania in collaborazione con il Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online. Bilancio: tre persone arrestate, due a Napoli e una a Pisa, in flagranza di reato e 17 denunciate per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e istigazione a rapporti sessuali con minorenni. Le perquisizioni che hanno portato al blitz reso noto questa mattina sono state effettuate a Bolzano, Brescia, Catania, Chieti, Como, Lecco, Milano, Napoli, Parma, Pisa, Roma, Savona, Sassari, Torino, Treviso e Varese.
«Una lunga attività d’indagine sottocopertura, nata dal monitoraggio del Web, ha portato alla scoperta di un sito ospitato su server di un Paese estero – ha reso noto la Polizia di Stato -qui gli agenti hanno scoperto immagini di pornografia minorile e commenti che istigavano esplicitamente alla commissione di atti sessuali su minori». Le centinaia di utenti che frequentavano il sito entravano in contatto tra loro per poi spostarsi «su altre piattaforme virtuali ritenute più sicure, utilizzando sistemi che li rendevano anonimi e servizi di messaggistica crittografata» dove si «scambiavano foto e video di natura pedopornografica, catalogati in base a criteri di età, sesso ed etnia, con abusi su minori, anche neonati, vittime di pratiche di sadismo. In diverse occasioni condividevano racconti di loro presunte esperienze sessuali con minorenni.
Gli agenti infiltrati hanno lavorato per oltre un anno, fingendosi pedofili; ciò ha consentito di identificare sia gli utenti anonimi che tre vittime e anche i luoghi dove avvenivano gli abusi. Alla luce degli elementi d’indagine raccolti sono state disposte perquisizioni domiciliari, personali ed informatiche nei confronti di 20 indagati, residenti in varie città d´Italia, mentre altri utenti, residenti all’estero, sono stati segnalati alle competenti autorità straniere». L'operazione è stata denominata «Scacco matto» perché gli inquirenti hanno agito quasi come in una partita a scacchi con i coinvolti per riuscire ad identificarli, arrivando anche a localizzare alcuni dei luoghi dove sono avvenuti gli abusi e identificare tre vittime.
Il 19 settembre è scattata un'operazione contro la pedopornografia online della polizia di Catania e Messina: sei indagati per detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico e diversi minori segnalati alla procura minorile. Inchiesta partita dalla denuncia della madre di una adolescente, residente nella provincia di Messina, che aveva trovato nello smartphone della figlia chat dove erano stati inviati video e foto di minori nudi. Oltre Catania e Messina coinvolte Palermo, Milano, Napoli e Teramo.
Lo scorso 22 luglio oltre 100 investigatori del Centro Nazionale di protezione dei minori del Servizio Polizia Postale di Roma e la Polizia Postale di Bari e Foggia sono stati impegnati in una maxi operazione contro una rete di pedofili che, su una nota piattaforma di messaggistica, si scambiavano materiali pedopornografici. Coinvolte 12 regioni e 17 province: Bari, Foggia, Roma, Monza Brianza, Varese, Cremona, Siena, Agrigento, Palermo, Bologna, Fermo, Ascoli Piceno, Treviso, Savona, Imperia, Torino e Chieti.
Il 7 agosto è stato arrestato ad Alba Adriatica, in provincia di Teramo, un 25enne che adescava online minori e si faceva inviare, anche dietro minacce, video e foto che poi sfruttava per fini pedopornografici. L’indagine, partita dai carabinieri di Scandiano (Reggio Emilia) e coordinata dalla Procura di Bologna, era scaturita dopo la denuncia di una vittima che era stata contattata su Telegram dal pedofilo. Oltre l’ingente materiale pedopornografico i carabinieri hanno rinvenuto altre numerose chat a sfondo sessuale avviate dall’arrestato con molte altre ragazzine.
La prima maxi operazione di questi capitoli squallidi e vergognosi dell’estate appena trascorsa è del 4 luglio, quando un maxi blitz con 50 perquisizioni e arresti coinvolse addirittura 15 regioni, la quasi totalità del territorio italiano. Dopo mesi di indagini, ricostruzioni e pedinamenti online oltre 200 investigatori del Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online e del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino hanno concluso quella che è stata definita la "più grande e complessa operazione di Polizia degli ultimi anni", avvenuta con il supporto del National Child Exploitation Coordination Center (NCECC) canadese. Sono stati sequestrati, sottolinearono gli investigatori, immagini raccapriccianti di sadici abusi su minori, anche neonati.
È datata esattamente una settimana dopo l’operazione «Dangerous Images», coordinata dal procuratore presso il tribunale dei minori di Firenze e partita dalla denuncia di una madre di Lucca. Le indagini hanno documentato quelle che sono state definite «chat dell’orrore» tra 20 ragazzi tra i 13 e i 17 anni: teste mozzate di uomini e animali, suicidi e mutilazioni di ogni tipo, stupri di bambini, decapitazioni con coltelli e accette.
Contestati i reati di detenzione, divulgazione e cessione di materiale pedopornografico, detenzione di materiale e istigazione a delinquere aggravata. Come spiegano gli investigatori in una nota, dall’analisi del telefonino del quindicenne, la cui madre aveva chiesto aiuto alla polizia postale lucchese, è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers, scambiate e cedute dal giovane, rivelatosi l’organizzatore e il promotore dell’attività criminosa insieme ad altri minori, attraverso Whatsapp, Telegram e altre applicazioni di messaggistica istantanea e social network.
Le indagini, coordinate dal Cncpo (Centro nazionale contrasto alla pedopornografia online), hanno interessato i territori di Lucca, Pisa, Cesena, Ferrara, Reggio Emilia, Ancona, Napoli, Milano, Pavia, Varese, Lecce, Roma, Potenza e Vicenza.
Negli anni scorsi, almeno altre tre sono state le inchieste nazionali contro la pedopornografia online che hanno coinvolto la regione adriatica: 51 indagati e perquisizioni ci furono anche a L’Aquila nell’inchiesta partita da Catania il 21 giugno dell’anno scorso; l’inchiesta del 16 maggio 2019 partita da Venezia portò a perquisizioni in provincia di Pescara mentre l’indagine del 15 maggio di due anni fa portò anche ad un arresto nella stessa provincia.
I NOSTRI PRECEDENTI ARTICOLI
Spezzare ogni indifferenza, silenzio, complicità con le mafie pedocriminali
Di Noto (Meter): negazionismo diffuso, sollevare le coscienze che ci sono organizzazioni pedocriminali che sfruttano, trafficano e schiavizzano bambini.
https://www.wordnews.it/spezzare-ogni-indifferenza-silenzio-complicita-con-le-mafie-pedocriminali
Pedofilia e pedopornografia sono crimini contro l’umanità
«Non rubate la vita ai bambini – giornata contro la pedopornografia», a L’Aquila don Fortunato Di Noto (Meter) ha ricevuto il Premio Nazionale Paolo Borsellino.
https://www.wordnews.it/pedofilia-e-pedopornografia-sono-crimini-contro-lumanita
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2024-06-17 11:46:09
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