La riforma sull’autonomia differenziata è stata approvata pure alla Camera nella notte del 19 giugno, dopo un lungo iter fatto pure di scontri pressoché politici. Cosa ci dice questo testo?
Questo emendamento consente per quanto possibile di fare un po’ di chiarezza tra compiti, funzioni e materie. Il testo Calderoli dispone il trasferimento di intere materie legislative, sia concorrenti che esclusive, richiamate dal 3 comma dell’art.116 che prevede invece l’attribuzione di ulteriori forme di condizione particolare di autonomia concernenti e dunque all’interno di cui all’art. 117 con riferimento a compiti e funzioni.
Non si tratta dunque di una deroga che casomai andava espressa ma di un semplice richiamo alla materia di cui all’art. 117. In altri termini il Ministro Calderoli con una lettura abnorme de-costituzionalizza l’art. 117 con il comma 3 dell’art. 116 invece di richiamarle semplicemente come condizioni particolari di autonomia. Ministro Calderoli ma lei pensa davvero di riuscire a gestire la giostra di accordi differenziati tra regione e regione e governo centrale?
Andiamo ai Lep perché è qui che la maggior parte del panorama politico si spacca: c’è chi afferma che sarà più dannoso per le regioni del sud e c’è chi dice che sarà un aiuto concreto e che finalmente farà mettere tutte le Regioni d’Italia sullo stesso livello.
Il Ministro Calderoli ha già detto che le coperture per i Lep si vedranno passo dopo passo, con conseguenze drammatiche per la finanza pubblica immagino. Non resta dunque che affidarsi alla buona sorte perché da questo testo non emerge una cultura di governo di cui il nostro paese avrebbe bisogno; emerge interizia, improvvisazione, superficialità e politicamente l’idea malsana di uno scambio tra autonomia differenziata e premierato.
Non esisteva già un’elezione diretta dei governatori?
L’esperienza dell’elezione diretta dei cosiddetti governatori non ci ha dunque insegnato nulla. I consigli regionali, le assemblee elettive regionali sono diventate un simulacro copertura della verticalità del potere.
Un uomo solo, una donna sola al comando. Anticipano quello che diventerà quest’aula, quello che diventerà il Parlamento con il premierato, saldando i guasti di uno squilibrio del potere accentrando tutte le funzioni in quelle di governo da un lato e dall’altro un regionalismo gestionale che spacchetterà ancora di più il paese quando avremo bisogno di un federalismo europeo. Francamente un pasticcio istituzionale orrendo che porterà il paese in una confusione irrimediabile di cui il governo Meloni è pienamente responsabile.
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