"La libertà di espressione è a un bivio oscuro. Mi sono dichiarato colpevole di aver cercato informazioni da una fonte. Mi sono dichiarato colpevole di aver ottenuto informazioni da una fonte. E mi sono dichiarato colpevole di aver informato il pubblico di quali fossero tali informazioni.
[…] Voglio essere assolutamente chiaro: non sono libero perché il sistema ha funzionato. Sono libero perché mi sono dichiarato colpevole di aver fatto giornalismo".
Sono le parole di Julian Assange che oggi (1 ottobre), dopo molti anni, è tornato a parlare in pubblico intervenendo al Consiglio d'Europa a Strasburgo.
Ha poi aggiunto che
“l'isolamento è un'esperienza che spoglia il senso di sé, lasciando solo la cruda essenza dell'esistenza”.
La mia vicinanza a un uomo che il democratico Occidente ha trattato come il peggiore dei criminali solo per esser stato il più bravo dei giornalisti e per aver informato i cittadini e le cittadine su fatti che avevano il diritto di conoscere.
Assange non è un criminale, ma un uomo da ringraziare per l'immenso sacrificio che ha fatto.
Nelle democrazie il giornalismo non è mai un crimine.
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2024-10-03 08:00:00
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