“Il caso di Paternò, insieme a quello di Tremestieri, grida vendetta. Per molto meno i comuni sono stati sottoposti ad accesso ispettivo per verificare la presenza di eventuali infiltrazioni mafiose.
E' insopportabile che il ministro degli Interni non abbia avuto la curiosità di capire cosa stava succedendo a Paternò attraverso una commissione prefettizia. Se a Paternò la commissione non è arrivata, dobbiamo chiederne conto al ministro dell'Interno, forse anche al presidente del Senato. Abbiamo tutti interesse a liberare la politica dalla mafia, qui è in gioco la qualità del consenso e della democrazia, a me interessa che chi vince le elezioni, al di là dello schieramento, possa essere considerato un uomo dello Stato e delle istituzioni, e non un uomo a servizio delle organizzazioni criminali”.
Lo ha detto Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia all'Ars, intervenendo ieri sera all'incontro “Mafia, antimafia sociale e politica, etica della responsabilità – Il caso Paternò” organizzato nell'ambito della Festa dell'Unità nel comune etneo.
“Alla luce dei dati appresi oggi – continua Cracolici – il tribunale del riesame ha accolto il ricorso della procura di Catania che chiedeva provvedimenti restrittivi nei confronti del sindaco, dell'assessore e dell'amministratore coinvolti nell'inchiesta, ma ne ha disposto la sospensione.
Oggi non ci sono più alibi: il ministero degli Interni non può avere approcci diversi per questioni simili. A Paternò va disposto l'accesso ispettivo. In gioco c'è la nostra democrazia”.
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2024-10-06 16:00:24
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