Abbiamo subito stigmatizzato le improvvide e grottesche dichiarazioni del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove che, preso dal crescente trasporto di un comizio autocelebrativo tenutosi davanti ad appartenenti alla Polizia Penitenziaria, ovviamente più perplessi che entusiasti, è arrivato ad affermare di provare intima gioia nel fare sapere ai cittadini “come noi non facciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato”, riferendosi ai detenuti in regime di alta sicurezza, tra i quali vi sono, peraltro, anche persone ancora in attesa di giudizio e dunque assistite dalla presunzione di innocenza.
Parole chiare, non fraintendibili, connotate da un disprezzo prima di tutto umano nei confronti delle persone detenute, di una gravità eccezionale, della quale evidentemente si è reso conto perfino lo stesso Delmastro, che ha poi cercato goffamente di fornirne un’interpretazione autentica secondo la quale la gioia deriverebbe dal non dare respiro alla mafia e non al detenuto.
Peccato che sulla nuova auto blindata fiammante, corredata dei vetri oscurati che tanto entusiasmano il Sottosegretario, sia trasportato appunto il detenuto, non certo la mafia, che tra l’altro in quanto fenomeno criminale non respira, contrariamente agli uomini.
Abbiamo atteso una reazione delle forze politiche di maggioranza e del Ministro della Giustizia, che preso atto dell’assoluta inadeguatezza del Sottosegretario a svolgere il proprio ruolo, gli imponessero di fare un passo indietro nel nome del rispetto dei principi costituzionali che garantiscono la dignità della persona e la funzione della pena ed anche della tutela istituzionale del ruolo che lo stesso è chiamato svolgere.
Purtroppo, questo sussulto non c’è stato, pur a fronte della gravità di quanto si è verificato e dunque, ci rivolgiamo espressamente al Ministro della Giustizia affinché revochi senza ulteriori indugi le deleghe attribuite al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, palesemente inadatto ad interpretare la funzione che gli è stata attribuita.