Viviamo in un’epoca di parole urlate fino a svuotarle di ogni significato. Parole usate e abusate, sbandierate in ogni (strumentale) occasione fino a cancellarne l’essenza, a togliere ogni valore. Cos’è la mafia? Una parola così abusata che se si pone la domanda si potrebbero ottenere mille e più superficiali risposte. O non averne. Cos’è la censura? Tanti gridano, troppi affermano di subirla e di essere combattuti da censori. Persino personaggi in cerca d’autore con alle spalle major, multinazionali, gruppi di potere.
Il cammino si fa camminando scrisse Antonio Machado. E allora l’unica strada per recuperare il senso delle parole è camminare, è percorrerle le strade. Spesso polverose, impervie, difficili, senza particolari appigli. Come una scalata a mani nude o quasi. C’è un cammino iniziato ormai trent’anni fa in cui si sono incontrate persone e storie, si sono intrecciati fili delle vite e ci si incamminati senza protezione, padrini e padroni e avendo come unica meta – parafrasando Terzani – il cammino stesso. Insieme, comune, rendendo il fardello di uno il bagaglio di tutti, sentendo sulla propria pelle quel che avvenuto ad altri. Un cammino in cui si sono incontrate giovani vite spezzate dalle mafie come Rita Atria e tante altre. Nel cammino si è iniziata la battaglia per dare voce a chi dovrebbe averla sulla strage di Ustica (Mario Ciancarella, Sandro Marcucci, Mario Alberto Dettori) e l’elenco potrebbe proseguire. È il cammino dell’Associazione Antimafie Rita Atria, fondata a Milazzo nell’inverno del 1994 da Nadia Furnari e Santina Latella.
L’Associazione per la terza volta in meno di dieci anni ha provato a raccontare il proprio cammino, a testimoniare questi oltre trent’anni, sulle pagine della popolare enciclopedia Wikipedia. Gli amministratori dell’enciclopedia libera (ma non troppo) per la terza volta hanno cancellato dopo pochi minuti la voce creata.
Il cammino si fa camminando, le lotte si fanno lottando, la censura si combatte denunciando, parlando, prendendo posizione, esprimendosi. E allora, doverosamente, di fronte quanto accaduto facciamo oggi quel che ci saremmo aspettati facessero anche tanti altri nel Paese in cui tutti si dicono antimafia, il 9 maggio tutti Peppino Impastato, il 23 maggio tutti Giovanni Falcone, il 19 luglio tutti Paolo Borsellino sbandierando e gridando e così via recitando quel che (ci perdoni Faber) nel resto dell’anno non possiamo che definire un «rosario di ambizioni meschine». Online sul sito dell’associazione la voce censurata, considerata non rilevante dagli “anonimi” censori dell’enciclopedia libera ma non troppo. Questo il link https://ritaatria.it/chi-siamo/wikiritaatria/