“Oggi è il 9 maggio, poi arriverà il 23 maggio, poi il 19 luglio. Dobbiamo assistere a questo festival dell’ipocrisia italiana.”
Con queste parole, il direttore di WordNews.it Paolo De Chiara ha aperto la diretta speciale del format Informazione Antimafia. Un episodio che ha intrecciato memoria, denuncia e riflessione critica sul presente.
Il 9 maggio, come ricordato nel corso della puntata, è una data densa di significati:
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1945, la fine della Seconda Guerra Mondiale tra Unione Sovietica e Germania;
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1950, la nascita dell’idea di Comunità Europea grazie alla dichiarazione di Robert Schuman;
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1978, il giorno in cui vennero ritrovati i corpi di Aldo Moro a Roma e Peppino Impastato a Cinisi.
Due morti simboliche, due mondi diversi – lo Stato e la ribellione civile – che si intrecciano nella tragica storia italiana. Peppino Impastato, ucciso da Cosa Nostra e per anni derubricato dalle istituzioni a “terrorista suicida”, e Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse con la complicità di chi, nello Stato, non volle trattare, se non quando tornava comodo.
“Una strategia precisa, scientifica,” ha detto De Chiara. “Peppino fu ucciso il giorno del ritrovamento di Moro per far passare il suo omicidio in secondo piano. E così fu.”
Durante l’incontro, condotto da Giuseppe Notaro con un collegamento anche dal corteo di Cinisi tramite Antonino Schilirò, si è parlato di memoria e delle sue manipolazioni, di depistaggi di Stato, di criminalità organizzata e delle sue alleanze con il potere economico e politico.
“Nel nostro Paese,” ha dichiarato De Chiara, “commemorare è diventato un atto vuoto, ripetuto senza coerenza. I testimoni di giustizia vengono ignorati, i mafiosi celebrano i propri rituali su TikTok, e chi denuncia resta isolato.”
Un passaggio toccante è stato dedicato anche alla figura di Pasolini, definito “profeta scomodo”, e al suo metodo: sapere senza prove, attraverso coerenza, analisi, logica e contesto. Un metodo che spaventa perché rompe il racconto di comodo, impone verità.
Dalla storia al presente: Gaza, sanità, scuola e il tradimento dei diritti
Il dialogo ha toccato anche i temi della geopolitica e della giustizia sociale. De Chiara ha denunciato il silenzio internazionale sul massacro di Gaza, parlando di un mondo dove “20.000 bambini uccisi non fanno più notizia” e dove “chi finanzia le guerre applaude i discorsi del Papa”.
Poi la denuncia sullo stato della sanità pubblica, ridotta a business privato, e sulla scuola che “non insegna più a ragionare”. La Costituzione, troppo spesso ignorata o calpestata, diventa così solo carta straccia. E ancora: il disastro dell’autonomia differenziata, la distruzione sistemica del Sud, e quella “unità d’Italia” nata sulla violenza e sull’inganno, in cui “i briganti” erano in realtà partigiani ante litteram.
“Le mafie non sono solo criminali,” ha detto De Chiara. “Sono mentalità. Se chiedi un favore per saltare la fila, se usi il potere per ottenere vantaggi personali, sei già parte di quel sistema.”
Il messaggio finale è stato chiaro: non basta più commemorare. Non basta ripetere i nomi di Falcone, Borsellino, Impastato, Siani, Alpi. Bisogna fare, prendere posizione, uscire dal silenzio e dalla complicità. Bisogna leggere, conoscere, organizzarsi. E, soprattutto, votare, pretendere, denunciare.
“Le mani pulite in tasca non servono a niente,” ha ricordato De Chiara citando don Milani. “O ci mettiamo la faccia, o siamo complici. O ci svegliamo ora, o non ci sarà nessun futuro.”
Informazione Antimafia
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