I cinque incendi dell’ultimo anno e mezzo nella terza vasca del Civeta di Cupello seguono vicende precedenti già ampiamente travagliate. Nel novembre 2015 la Regione Abruzzo ha disposto il commissariamento del Consorzio, azzerando il Consiglio di Amministrazione espresso dai Comuni del territorio che ne sono soci.
La gestione è finita nel mirino per i compensi dei consiglieri di amministrazione e perché lo Statuto non sarebbe mai stato adeguato ad alcune previsioni di legge. La mancanza del controllo analogo (ovvero la facoltà che i comuni-soci possono effettuare sulla società controlli analoghi a quelli che esercitano sui propri uffici e servizi ordinari) ha portato alcuni Comuni ad affidare la gestione della raccolta dei rifiuti urbani ad altre società e non al Civeta. In questi anni si sono intervallate varie nomine, tra cui lo stesso dirigente regionale Franco Gerardini. E proprio Gerardini, nella veste di commissario del Consorzio, ha contestato questa lettura della legislazione, che impedirebbe al Civeta di gestire la raccolta dei rifiuti urbani nel territorio dei Comuni/soci e che deriverebbe dal confondere il Consorzio con le società di capitali.
L’anno prima dell’avvio del commissariamento, il Civeta ha affidato l’appalto per la progettazione, costruzione e gestione della terza vasca ad un’Associazione Temporanea d’Impresa (ATI) formata dalle società Agecos (riconducibile all’imprenditore foggiano Rocco Bonassisa) e Riccoboni di Parma. L’ATI è stata sciolta il 5 gennaio 2017 lasciando l’intero appalto di Valle Cena alla sola Agecos, che ha deciso di portarlo avanti tramite la società Cupello Ambiente.
Nel clamore di tutta la vicenda della terza vasca del Civeta, riportate dalla stampa locale abruzzese, sono finite anche le notizie dei servizi del noto corrispondente di Striscia la Notizia Pinuccio e l'accusa (che è completamente estranea alla Cupello Ambiente e alla gestione della terza vasca della discarica di Cupello) a Rocco Bonassisa di presunte (per correttezza e dovere di cronaca ricordiamo che fino a sentenza definitiva per la legge italiana vale la cosiddetta presunzione d'innocenza) mazzette recapitate in scatole di biscotti per le quali in primo grado è arrivata il 29 marzo 2019 la condanna a 1 anno, otto mesi e 26 giorni.
Nell’autunno del 2017 la Agecos, nella documentazione il progetto appariva essere stato presentato nell’ambito dell’appalto per il Civeta, ha presentato il progetto di una quarta vasca. Ritirato per quelli che il commissario del Consorzio ha definito «errori di impostazione progettuale» dopo l’intervento della Stazione Ornitologica Abruzzese e del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica. A cui è seguita la presa di distanza da parte dello stesso Gerardini che ha definito il progetto «squisitamente privatistico» in quanto iniziativa della Cupello Ambiente totalmente slegata dagli impianti del Consorzio. Ma prevista su aree del Consorzio e vicina alle discariche già presenti.
Il progetto, senza nessun riferimento al Civeta, è stato ripresentato nel maggio 2018. Suscitando una durissima presa di posizione di alcune associazioni. Dopo aver presentato osservazioni alla procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica, Stazione Ornitologica Abruzzese, Nuovo Senso Civico, Associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink Abruzzo hanno definito il progetto un «assalto dei privati al piano regionale dei rifiuti» ed evidenziato quelle che hanno definito varie criticità. Una delle criticità più importanti è relativa alla gestione della vasca in uso del Civeta: «è stata affidata con gara ad un privato, Cupello Ambiente, che ora si vuole mettere completamente in proprio realizzando, in un terreno limitrofo all’attuale polo impiantistico, una quarta vasca di enormi dimensioni pronta ad accogliere ulteriori rifiuti» mentre «l’impianto attuale, sulla carta pubblico, sta esaurendo velocemente la sua capienza anche perché il gestore importa rifiuti da fuori regione». Questo progetto è stato bocciato dal Comitato Regionale VIA l’8 ottobre 2018, provvedimento contro cui la Cupello Ambiente ha promosso un ricorso al TAR.
Il progetto di terza vasca a servizio del Polo Tecnologico Civeta era stato presentato e giudicato dal Servizio VIA della Regione Abruzzo nel 2012. Presentato l’11 aprile 2012 era stato esaminato dalla apposita Commissione una prima volta il 27 settembre dello stesso anno ottenendo un rinvio con prescrizioni, tra cui «chiarimenti in merito alla presenza di aree agricole di particolare interesse», una planimetria con indicata la distanza dal torrente Cena, una relazione sulle modalità di gestione delle «acque meteoriche» e un piano di gestione delle terre e rocce da scavo. E «tutta la documentazione progettuale prevista dal D.Lgs. 36/2003» ovvero il decreto con cui nove anni prima la legislazione italiana ha recepito la Direttiva Europea del 1999 «relativa alle discariche di rifiuti». Il parere favorevole è arrivato quasi sei mesi dopo, il 14 marzo 2013. Anche questo con prescrizioni: due delle più rilevanti la richiesta di presentare il piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo e il rispetto della «L.R. 31/2010 in materia di gestione delle acque meteoriche».
I precedenti della discarica
Ma, come ricordato dal Comitato Difesa Comprensorio Vastese dopo il sequestro della Procura, la vita delle discariche di Valle Cena è stata tribolata sin dai primi anni. Quando arrivò a Vasto anche un filone delle indagini sull’assassinio dell’avvocato Fabrizi a Pescara, interessando proprio la gestione degli impianti per rifiuti.
Ad inizio luglio del 1995 la cronaca vastese fu interessata da arresti e indagati tra politici e professionisti locali. Le indagini sull’omicidio Fabrizi, i cui mandanti non sono mai stati ufficialmente individuati, scatenarono un terremoto politico così grande che nel 1992, pesantemente coinvolti dagli arresti, caddero la giunta regionale e quelle comunali di Pescara e Chieti. L’indagine vastese invece nel 1998 finì nelle secche del porto delle nebbie. È una vicenda di cui, nel dibattito politico e nell’opinione pubblica, non si ha più memoria.
Anche grazie al passare del tempo, e alla mancanza di archivi online dei quotidiani abruzzesi (uno dei quali Il Tempo, che ha anche chiuso la redazione abruzzese) risalenti a quegli anni.
La costruzione della prima vasca ha portato a contenziosi legali nel 1998, chiusi solo nel 2018 con un atto transattivo. Un’ATI – Daniele – nel 1989 si era aggiudicato l’affidamento per la costruzione e gestione dell’impianto ma, dopo varie contestazioni, nove anni dopo il Civeta decise di rescindere il contratto addebitando vari inadempimenti all’ATI, che trascinò il Consorzio in tribunale. Nel 2015 una sentenza diede parzialmente ragione all’ATI condannando il Civeta, che scelse di rinunciare all’appello dopo un parere legale che ha paventato il rischio di una maggior condanna in secondo grado. La vicenda si è così chiusa nel 2018 con un accordo transattivo. Mentre questo primo contenzioso era ancora in attesa di definizione si era acceso lo scontro con la Regione per la gestione della seconda vasca. Basandosi su diverse contestazioni dell’ARTA (l’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente) il Servizio Gestione Rifiuti, diretto dall’ex parlamentare Franco Gerardini, nel luglio 2007, nel dicembre 2008 e nell’agosto 2009 inviò varie diffide al Consorzio accusandolo di effettuare «attività di gestione degli impianti difformemente» da quanto previsto e dovuto. In un atto della Regione la gestione venne addirittura definita «quasi senza regole». Il Presidente del Civeta e il sindaco di Cupello respinsero ogni contestazione accusando l’Arta di essere andata oltre il suo mandato e la Regione di voler affondare il Civeta per mere ragioni politiche e favorire altre società.
Anni segnati da scontri accesi con gli allora rappresentanti locali di Rifondazione Comunista dopo che il sindaco di Cupello, Angelo Pollutri, ritirò l’incarico al vice presidente Sandro Di Scerni che era stato indicato dallo stesso Prc. Il procedimento di revoca avvenne con il decreto sindacale n. 1, in data 9 giugno 2006; le motivazioni erano che Di Scerni evitava «di relazionarsi all’amministrazione comunale e segnatamente al sindaco ed alla giunta impedendo alla stessa di conoscere per il suo tramite l’andamento gestionale ed amministrativo» e di «esprimere le proprie valutazione – anche preventive – sulla gestione», non era mai intervenuto «attivamente con proposte o tesi rivolte a favorire la comunità» e quindi era venuto «irrimediabilmente meno il rapporto fiduciario». Un atto condannato con durezza dall’allora segretario provinciale di Rifondazione Comunista Donatello D’Alberto che lo definì figlio dell’emergere «e il prosperare di tanti gasparini che si credono proprietari dei voti e dei territori che amministrano» ed «emblematica della degenerazione cui si è giunti nell’amministrazione della cosa pubblica». Una nuova feroce critica alla gestione del Civeta fu lanciata da Rifondazione Comunista nel pieno della crisi del 2009 quando l’allora rappresentante a Vasto Marco Marra (oggi capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale) una grandissima «vacca da mungere» caratterizzato da una pianta organica nettamente sopra le sue reali necessità.
Sandro Di Scerni nella seduta del consiglio di amministrazione del 26 novembre 2005, unico insieme ad Angelo Bucciarelli, espresse perplessità sull’attivazione di stage. Secondo Di Scerni la scelta poteva rappresentare «un aggravio» ed era «da valutare molto attentamente» se era sostenibile dal Consorzio mentre Angelo Bucciarelli affermò di non ritenere opportuno ricorrere a consulenti esterni, clientelari, per soddisfare le esigenze del Consorzio». L’iter del tirocinio di formazione e orientamento è iniziato con determinazione del direttore del Consorzio Luigi Sammartino datato 5 luglio 2006 e la scelta del tirocinante cadde su Pasquale, giovane proveniente dall’Università del Molise e figlio dell’allora vice sindaco. La determinazione dello stesso Sammartino n. 1 del 12 gennaio dell’anno seguente stabilì l’assunzione a tempo determinato di Pasquale al Consorzio per sei mesi, prorogato con determinazione n. 97 del 16 luglio fino alla fine dell’anno con grandi apprezzamenti da parte del Consorzio del rendimento di Pasquale che portarono alla trasformazione in contratto a tempo indeterminato con la determinazione n. 134 del 25 settembre dello stesso anno.
2/parte
La prima parte è stata pubblicata domenica 2 febbraio 2020
In Abruzzo una "valle dei fuochi"?
In data 3 febbraio abbiamo provato a contattare Rocco Bonassisa e la Cupello Ambiente per posta elettronica e per telefono. Ad oggi non abbiamo avuto ancora riscontro alla nostra proposta di intervista. Restiamo a disposizione, nella correttezza e completezza dell'informazione sulla vicenda, nel caso volessero fornire ai lettori la loro versione di quanto sta accadendo.
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2020-02-09 18:30:00
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