Il progetto “Molotov Cocktail”, nasce dalla collaborazione di Sobrino Coppetelli e Paolo Izzi, uniti dallo stesso lavoro e dalla stessa passione per la musica. I due si incontrano in Molise ed iniziano a scrivere parole e musica. Vincono il I premio al Bonefro Rock Festival nel 2016 con il brano Cambierò e nel gennaio 2019, vincono il premio Cantautori al “San Remo New Talent 2019”, con un altro inedito Voglia di planare. La scrittura a quattro mani continua con la realizzazione del brano “Neanche una (in più)”, che rappresenta una svolta nella composizione degli autori, sia dal punto di vista dei contenuti sia da quello musicale. Il brano affronta il drammatico tema della violenza sulle donne e vuole essere un invito alla denuncia pubblica di ogni forma di comportamento violento. Il brano viene corredato di un videoclip, sempre scritto, composto e prodotto dagli autori, interpretato da Mirella Sessa. Ne abbiamo parlato con Paolo Izzi.
Come nasce “Neanche una (in più)”?
«Nasce dalla sentita necessità di sensibilizzare tutti sul drammatico fenomeno dalla Violenza sulle donne. Siamo letteralmente bombardati da notizie riportanti sempre nuovi casi di violenza ed è ora di dire basta. La canzone è nata in un pomeriggio, io e Sobrino eravamo nel mio studio di registrazione e lui tira fuori questo testo. Il Riff del brano mi è venuto da solo, come se la canzone volesse comporsi da sola. Solitamente la nostra produzione è articolata così, Sobrino scrive i testi io scrivo la musica e ne curo l'arrangiamento».
Ci spiega il titolo?
«Vuole significare che nessuna donna beve essere vittima di violenza. In più è stato messo tra parentesi perché purtroppo sono tantissime le donne vittime di violenza, per cui il titolo del brano è un auspicio che non vi sia più nessuna donna vittima di violenza».
Perchè proprio questo brano?
«Il brano è nato dal desiderio di dire basta alla violenza sulle donne ed è un invito alla denuncia. Come dice il testo della canzone "Non puoi truccare un occhio nero", la violenza non può e non deve essere nascosta. Il nostro è un invito a denunciare qualsiasi episodio di violenza, anche se purtroppo sono ancora tantissime le donne che subiscono in silenzio anni di vessazioni e maltrattamenti. Sono particolarmente coinvolto da questo brano, sia perché professionalmente mi è capitato di intervenire su casi di violenza domestica, ma soprattutto perché sono padre di due figlie. Il brano l'ho dedicato a loro affinché siano sempre donne libere di scegliere, libere di amare».
Cosa vuol dire "No alla violenza sulle donne"?
«Sono particolarmente felice che "Neanche una (in più)" ed il relativo videoclip sia stato proiettato in diverse scuole in occasione della Giornata mondiale contro la violenza di genere. Abbiamo scelto la musica come forma di comunicazione perché ritengo sia la più immediata ed arriva direttamente al cuore delle persone, soprattutto a quello delle nuove generazioni. Sono loro che devono realizzare una vera e propria rivoluzione culturale ispirata dal rispetto della Non Violenza. Saranno i giovani a cambiare il mondo. Questo è innegabile».
Del progetto “Molotov Cocktail” cosa ci dice?
«Il progetto nasce dall'incontro con Sobrino Coppetelli, mio collega anche se di altro ente. Ci siamo conosciuti sul lavoro e come tutti i musicisti, abbiamo iniziato a parlare di musica, di strumenti, delle band preferite. Da quel giorno abbiamo iniziato a frequentarci in sala prove e da li abbiamo iniziato a scrivere testi e musica nostra».
Il significato del suo nome?
«"Molotov Cocktail" è una citazione tratta da un brano dei Guns n' Roses. Sono cresciuto ascoltando le Rockbands degli anni '70, '80, '90 ed il tenore del brano lo dimostra. Molotov Cocktail è una miscela esplosiva, musicalmente parlando, un Rock solido. Credo che nell'epoca del Rap ed del Trap, un po di sano Rock faccia bene».
Perchè ha scelto di fare musica?
«Non riesco ad immaginare la mia vita senza la musica. Sono cresciuto in una famiglia dove la musica era sempre presente. In una casa piena di strumenti musicali. Da bambino sono stato seduto sul pianoforte di casa ed ascoltate le prime note pigiate a malapena sui tasti. Con la chitarra, si può definire, amore a prima vista, a 12 anni, ho preso la chitarra tra le mani e mai più abbandonata. Faccio musica perché la amo, ascoltarla, suonarla. Faccio musica perché ancora oggi mi diverto, perché credo sia il più grande mezzo di comunicazione di emozioni, parole, ricordi. Faccio musica perché amo fare musica. Oggi sono onorato di una collaborazione con Eko Guitars, marchio storico italiano di chitarre. Uso regolarmente la Eko 300S Heavy Relic, mandatami direttamente da Eko Guitars. Strumento davvero eccezionale. Sono particolarmente felice di questa collaborazione con Eko Guitars, perché la mia prima chitarra elettrica è stata una Eko Cobra degli anni 80. Oggi è gelosamente custodita nel mio studio, perché regalatami da mio padre che non c'è più».
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2020-02-28 08:09:01
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