Tra le tante figure professionali e realtà che all'epoca del Coronavirus proseguono senza sosta la loro attività, ci sono le comunità per minori, servizi residenziali per tutti quei bambini e ragazzi che hanno subìto un allontanamento dalle famiglie da parte del tribunale.
Con loro, quotidianamente, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno, ci sono gli educatori professionali. In seguito alla chiusura delle scuole gli operatori di questo servizio hanno aumentato le loro ore lavorative che erano spesso libere nel corso della mattinata occupata dalle lezioni. Cosa sta succedendo in queste strutture?
I minori purtroppo vivono con maggior difficoltà il problema della quarantena imposta dal virus perchè ne affrontano in prima persona i disagi pratici tra cui, in primis, quello delle lezioni online. Se in una famiglia possedere un solo pc non diventa un problema, lo è nel momento in cui almeno venti ragazzi devono connettersi con i docenti alla stessa ora. E le visite con i parenti? Sospese. Lo sport? Sospeso. Incontri con gli psicologi? Sospesi.
A questi bambini, che sono legati da un sincero affetto ai propri educatori, non è permesso nemmeno abbbracciarli né ricevere carezze affettuose da loro poichè rischioso. Un ulteriore aggravio della loro difficile situazione emotiva legata alla sfera delle emozioni.
Anche gli educatori non vivono facilmente il momento del lavoro, abituati non solo a prendersi cura in tutto e per tutto dei "loro" bambini, accogliendoli con una carezza nei momenti di sconforto, salutandoli con il bacio della buona notte o leggendo loro una storia per farli addormentare. Non solo: costretti a lavorare con mascherine che, quando presenti, sono logore perchè – pur essendo monouso – vengono utilizzate per giorni e giorni, in turni lunghi anche 24 ore.
Nonostante le difficoltà non è giunta notizia di operatori assenteisti o ritardatari, tutt'altro: vigili e rispettosi delle normative, sorridenti per portare serenità ai ragazzi di cui sono responsabili, attenti alla loro salute mettendo in prima linea se stessi.
Si spera che alla fine del tunnel, che il virus ci sta facendo vivere, anche questa figura professionale possa ricevere la giusta riconoscenza che attende ormai da anni in silenzio.
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2020-03-24 17:45:55
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