"Disegno da sempre", così afferma il noto vignettista illustratore, residente a Codogno, ormai nota cittadina.
Allora ci si da del tu, giusto?
"Certo. Mi sembra il modo più spontaneo per comunicare. Livella un po’ tutte le persone, non mi è mai piaciuto il “lei” o i titoli di studio".
"Le 100 cose belle della vita", il tuo libro illustrato, è uscita ora giusto?
“Le 100 cose belle della vita” aveva l’uscita programmata a marzo. Programmazione avvenuta verso ottobre/novembre 2019. Poi con quello che è successo e con le librerie chiuse, l’editore (Emme Edizioni) ha posticipato l’uscita alla seconda metà di aprile. Sempre che le disposizioni non cambino nuovamente e quindi l’uscita sarà legata alla riapertura delle librerie. Libro prenotabile comunque anche sui maggiori negozi on line".
Quando è stata pensato questo libro?
"Il libro, a differenza dell’idea, è nato per caso. Infatti, all’origine pensavo di realizzare delle illustrazioni (100) da proporre sui social raggruppandole con l’hashtag #le100cosebelledellavita. Dopo aver pubblicato la prima decina ho notato che queste piacevano e che creavano una “catena” alla ricerca delle cose semplici che però rendono appunto bella la vita. Mi spiaceva dare solo la vetrina social a questa idea, quindi, dopo aver cancellato anche la decina di illustrazioni pubblicate sui social, ho proposto il progetto all’editore che l’ha accolto con favore".
Mi sembra super azzeccata per il momento che stiamo vivendo, se mai fosse stata realizzata post covid avresti comunque scelto quelle…"100 cose belle della vita" ?
"Certo. L’idea originale e il rispettivo hashtag è nata più di un anno fa. Già all’origine ho notato che molte di queste cose semplici (il profumo del caffè alla mattina, mangiare una pizza insieme, stringere le mani, gli abbracci, dare e ricevere un bacio, il profumo dei panni stesi, etc.) piacevano ai lettori. Potevamo fare liberamente tutte queste cose, ma non ne davamo importanza. Per questo il progetto mi stava particolarmente a cuore. Ora con la pandemia in corso, ci siamo tutti accorti che queste cose belle e semplici ci sono negate o limitate. La raccolta assume, se possibile, un significato maggiore. Sia per me che lo utilizzerò come promemoria sfogliandolo, sia per chi, spero, vorrà comprarlo. Non dimenticando, come recita l’ultima illustrazione, che le cose belle della vita sono molto più di 100!"
E’ un libro adatto anche ai bambini, quindi?
"Si, anche l’editore lo ha proposto, nella presentazione delle nuove uscite già a ottobre/novembre, come un libro per bimbi dai 5 anni in su. Già prima di quanto è successo e a maggior ragiona da ora, andrà sempre bene. Un promemoria, come ho già detto, delle piccole cose che rendono grandi la vita. Inoltre il libro l’ho pensato diviso in 4 capitoli che riassumono i quattro momenti della giornata: mattina, pomeriggio, sera e notte. Ma nasconde anche una scansione temporale delle quattro stagioni e, perché no, della vita stessa. Insomma: delle semplici illustrazioni possono fare riflettere, spero, anche sul significato e sui valori che diamo ad ogni singolo giorno di un anno e della nostra esistenza".
Può aiutare i bambini questa raccolta di illustrazioni, se sì in che modo?
"Credo di si. Sia per la semplicità delle illustrazioni adatte sicuramente a un pubblico del genere, sia per quello che raffigurano: semplici azioni a cui che i bambini oggi hanno bene in mente ma perdono con il passare degli anni. Forse anche perché “annientati” da smartphone che troppo spesso diamo in mano ai nostri figli già in tenera età per “tenerli buoni” perdendo così una grande fetta della loro vita legata alla nostra".
Ho visto che tramite instagram hai chiesto il tema da disegnare e come ci si poteva aspettare la richiesta maggiore è stato l'abbraccio … sarebbe stata anche la tua scelta?
"Credo di si. Pur essendo piuttosto riservato – non vado certo ad abbracciare le prime persone che incontro – l’abbraccio ha un grande significato. La voglia di vicinanza e umanità che ultimamente abbiamo perso nella vita di tutti i giorni ma anche in atteggiamenti tenuti da politici e rappresentanti di governo – italiani e stranieri. Nella sfortuna e nella tragedia di questa pandemia forse dobbiamo cogliere questa voglia di umanità. Spero che non verrà persa una volta ritornati alla normalità. Dovessimo tornare alle vecchie abitudini pre covid, sarebbe una sconfitta enorme".
Il tuo mondo, la tua arte affascina.. dona leggerezza ma allo stesso tempo se ci si pensa necessita di tantissima ispirazione, immaginazione … cosa ti ispira?
"Sai che non lo so? Diciamo che da sempre sono alla ricerca di uno stile di disegno “semplice” – che non significa facile – forse questa voglia di semplicità è la vera ispirazione. Tieni presente che la semplicità del tratto è dovuta anche al fatto che da oltre 25 anni devo disegnare vignette per giornali e che quindi i tempi di realizzazione sono sempre stretti. Quindi quotidianamente devo disegnare su notizie di attualità. Più che ispirazione – che non posso attendere – parlerei quindi di necessità e “mestiere”.
Infatti le tue vignette richiedono informazione. Per fare quel che crei devi essere sempre al passo. Informato su tutto: ambiente, cultura, attualità…giusto?
"Si. Informato senz’altro, ma soprattutto creare un proprio pensiero su vari fatti senza essere influenzati da idee politiche. Cerco, per quanto mi è possibile, di seguire il buon senso".
Non potrebbe non alimentarsi il tuo mondo senza informazione. Tu racconti su carta il mondo con chiave di lettura semplice, fanciullesca..
"Fanciullesca, si, – specie nel tratto – ma con alcuni spunti di riflessione – o almeno ci provo. Si tratta magari di semplici giochi di parole, di riferimenti a notizie precedenti, a certi personaggi o abitudini. Insomma oltre alla battuta che può piacere o meno all’interno della vignetta, cerco di nascondere comunque un piccolo messaggio. A volte più evidente, a volte meno. Per la vignetta inoltre mi piace sempre ricordare che spesso si confonde con il disegno umoristico. La vignetta non ha lo scopo di far ridere… elemento che purtroppo è dominante da parte di molti lettori.: “Mi fa ridere è una bella vignetta – non mi fa ridere è una brutta vignetta”. Niente di più sbagliato".
In molti ti abbiamo seguito come primo recluso vista la tua residenza a Codogno, come è ora lì la situazione?
"Sembra che i contagi si stiano assestando su numeri decisamente bassi. Numeri che di volta in volta vanno da zero a sei/sette al giorno. Meglio sarebbe avere i dati settimanali e magari con qualche giorno di ritardo ma certi! L’impressione è comunque che appunto i contagi siano in calo… non altrettanto, purtroppo, le morti di persone deboli (anziani soprattutto)".
Ora non se ne sente più parlare.. come succede spesso la comunicazione ha un focus che poi cambia in base al momento. Secondo te si ha avuto la percezione da subito di cosa voi state vivendo o no?
"Devo dire che per noi è stata chiara da subito la gravità della cosa e a parte qualche irresponsabile che è uscito dalla zona rossa nei primi giorni, Codogno si è comportata bene. Abbiamo rispettato e stiamo rispettando questa “clausura forzata” da oltre un mese, ma come ti dicevo nella domanda precedente, i numeri ci stanno dando ragione. Purtroppo non posso dire altrettanto per il resto dell’Italia e degli Italiani. In alcune regioni ancora oggi queste limitazioni non vengono rispettate. Qualche giorno fa avevo fatto notare a uno che postava la sua camminata quotidiana che certe attività sono vietate, per il bene della collettività. La risposta è stata che la loro provincia ha pochi contagi e che si comportano bene comunque mantenendo la distanza di sicurezza. Peccato che il virus non guardi ai confini provinciali e basta una svista o un piccolo “incidente” per creare pericolosi focolai. Siamo italiani e lo stiamo dimostrando anche in queste occasioni. Per questo dicevo prima che se non impareremo da questa pandemia a dare valore a certi comportamenti avremo perso due volte".
E’ stata ignorata o meglio non vissuta come un campanello d'allarme tanto da prendere subito delle misure o meno?
"Parere personale – e lo dico dal primo giorno – doveva essere chiuso tutto da subito. Capisco però che sono scelte difficili. Anche qui a Codogno i primi tre/quattro giorni è mancata l’informazione e le notizie che circolavano non erano corrette. Poi si è corsi ai ripari. Interventi anche abbastanza tempestivi. Il problema non sono stati però gli interventi sul presente, ma la trascuratezza del passato verso la sanità. Ora ci sono campagne per dire “guardate come siamo stati bravi ad arginare l’emergenza”. Forse per nascondere gravi mancanze nel passato che ha ridotto una situazione già di per se grave, veramente tragica".
Quando hai avuto paura, se ne hai avuta?
"Paura no… una comprensibile ansia, si. Tieni presente che sono parecchio ipocondriaco. Tutto sommato non ho avuto cedimenti in questo senso. Mia moglie lavora in farmacia, quindi una normale preoccupazione di un eventuale contagio c’è sempre, ma so che con le dovute precauzioni si può ridurre la possibilità. In ogni caso incrocio le dita".
Cosa ti ha salvato in questa quarantena?
"Personalmente – a parte la preoccupazione per quello che è successo e che potrebbe succedere – non ho avuto grossi problemi con la quarantena. Lavoro da casa, quindi, specialmente in prossimità di scadenze improrogabili, ero abituato a lunghe giornate in casa. Ovviamente mai per un periodo così lungo. Un conto poi e non poter uscire, un altro è non uscire per scelta! Comunque, tutto sommato, ho sopportato abbastanza bene anche grazie ad impegni lavorativi quotidiani che ho potuto svolgere come sempre".
Il mondo social è un appiglio?
"Potrebbe esserlo. Ma è un mondo parallelo. Do sicuramente più valore ai rapporti in carne ed ossa, anche se qualche piacevole sorpresa di umanità i social possono darla. In questo caso i rapporti di amicizia che nascono possono diventare reali".
Ho sentito in parecchie dirette social che stanno avvenendo molti affermati giornalisti dire che il modo di comunicare cambierà e sta già cambiando, anche secondo te ci sarà un nuovo modo di comunicare (parlo di comunicazione a livello giornalistico, artistico, culturale) o più di relazionarsi?
"Credo di si. Tutto quello che sta succedendo mi sembra una spallata a una situazione – quella dell’informazione – che stava già mutando. Avrà un’accelerazione. Credo.
Non voglio tediarti con mille domande, la curiosità è tanta e forse la domanda che ad oggi sembra la più scontata per me è ancora quella con un significato enorme, cosa ti manca di più ora?
"La serenità. Svegliarsi alla mattina senza questo chiodo fisso che bene o male accompagna tutti fino alla sera".
William Arthur Ward diceva che provare gratitudine e non esprimerla è come incartare un regalo e non darlo. Non posso non dirti grazie, sei stato disponibilissimo e cordiale e come è emerso, l’umanità d’animo non è scontata. Ma non avevamo dubbi, “Le 100 cose belle della vita” lo confermano.
A presto Beppe Beppetti!
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2020-04-06 18:55:17
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