L’emergenza coronavirus ha messo in crisi anche il mestiere più antico del mondo, la prostituzione. I lavoratori e le lavoratrice del sesso, così come i lavoratori e le lavoratrice di qualunque altro settore economico, stanno subendo gli effetti della pandemia sanitaria in atto. Una emergenza che sta spingendo sull’orlo del baratro molte/i di loro, dando origine a situazioni di disagio e povertà sempre più gravi: ci sono persone dedite ad attività di prostituzione in forma libera, concordata o costretta, già in condizioni di vulnerabilità umana e sociale, e che oggi rischiano di precipitare in condizioni di povertà estrema. Condizioni di necessità che potrebbero costringerle a lavorare, violando le regole, esponendosi alle relative conseguenze penali e ai rischi per la propria salute e quella collettiva.
Un esempio, in tal senso, è accaduto lo scorso 21 marzo quando una sex worker, o lavoratrice del sesso, è stata fermata dalla Polizia sulla strada statale 16 in zona Campomarino, in Molise. La donna è stata invitata a giustificare i motivi della sua presenza lungo il bordo dell’arteria stradale attraverso la compilazione dell’autocertificazione. La lavoratrice ha motivato la propria presenza asserendo che fosse lì in cerca di asparagi. Ovviamente gli uomini in divisa non hanno creduto alla giustificazione vuoi per l’abbigliamento succinto, vuoi perché la stessa era già conosciuta agli agenti del commissariato di Termoli. Denunciata in base all’articolo 650 del codice penale è stata, poi, riportata a casa.
I sex worker sono una delle categorie sociali e lavorative più discriminate e marginalizzate di sempre e, purtroppo, anche in questa emergenza sanitaria le cose non sono cambiate. La maggior parte di loro non è in grado di accedere alle prestazioni sociali istituite come misure di emergenza dal Governo nel pacchetto “Cura Italia”. Molte di loro non possono richiedere il sostegno economico come liberi professionisti perché, appunto, sfruttati e dunque professionisti sì ma non liberi: molte delle giovani sex worker donne e persone trans sono migranti, sole e senza una rete familiare a cui far riferimento; molte altre sono madri e con il loro lavoro sostengono tutta la famiglia. Con le restrizioni in atto, il lavoro praticamente si è bloccato del tutto. Diverse organizzazioni hanno così deciso di avviare una raccolta fondi, denominata “Nessuna da sola”, per aiutare chi in questo momento di isolamento si trova in situazione di bisogno estremo.
Organizzazioni antitratta, unità di strada, collettivi di sex worker e molte altre, di anno in anno supportano queste categorie di persone, ed ora hanno indetto una campagna di crowdfunding mirata a sostenere economicamente, e con aiuti materiali, questa categoria di lavoratori che sta vivendo in una condizione di indigenza, per effetto dell'emergenza Covid-19, e che non potranno richiedere gli ammortizzatori sociali.
L'obiettivo iniziale prefissato è quello di raccogliere 30 mila euro per andare a coprire le richieste di aiuto in tutta Italia: distribuzione pacchi alimentari e generi di prima necessità, farmaci e presidi sanitari, sostegno nel pagare le utenze, sostegno nel pagare l’affitto per le/i sex worker in grave situazione di indigenza.
La donazione andrà sul conto corrente dedicato e gestito dal Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, associazione storica fondata nel 1982 a Prodenone da Pia Covre, Carla Corso e altre colleghe per difendere i diritti civili delle prostitute in Italia. Il Comitato distribuirà le donazioni attraverso la Rete composta da tutte le associazioni e unità di strada che da anni sono al fianco delle sex worker a livello nazionale. Le diverse associazioni, poi, raccoglieranno localmente, nei loro territori di competenza, i bisogni e le varie richieste di aiuto, valutandone l’urgenza e le necessità. Per chi vorrà dare un contribuire all’iniziativa solidale gli basterà collegarsi al sito www.produzionidalbasso.com cliccare sulla voce “naviga nei progetti” e poi scegliere/cliccare il progetto “Nessuna da sola”. Aperta la pagina si troveranno tutte le istruzioni e modalità per poter contribuire economicamente.
“Nessuna da sola!” non è solo una raccolta fondi ma anche il tentativo di spezzare il silenzio imbarazzante che si cella su tutti i lavoratori e le lavoratrici sessuali che, mai come in questa situazione, sono molto più vulnerabili. Una rete di solidarietà che vada oltre gli stereotipi legati al mondo del sesso e fare dei loro lavoratori persone a cui vengano riconosciuti gli stessi diritti di ogni lavoratore.
Queste le associazioni che hanno promosso la raccolta fondi: Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute onlus, Collettivo transfemminista di sex workers e alleate/i Ombre Rosse, PIAM onlus, Equality Cooperativa Sociale, Associazione Mimosa, Ora d'Aria, Cooperativa Soc. Dedalus, Associazione Lule Onlus, Mit Movimento identità Trans , Associazione Onlus, CAT Coop. Soc. Firenze, Progetto Stella Polare, Associazione Penelope Coordinamento solidarietà sociale Onlus, Parsec Cooperativa, Tampep Italia onlus, Il cammino, Nuovi vicini Coop, La tenda Onlus.
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2020-04-11 19:27:00
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