Tutto il mondo sta affrontando sfide inedite nel combattere la crisi sanitaria del COVID-19. Oltre a cercare di salvare quante più vite possibili, alle prese con la caduta verticale dell'attività economica e dei consumi in un contesto di timori per il breve termine e incertezze sul lungo termine, le autorità stanno rispondendo con poderose misure monetarie e fiscali a sostegno dei settori economici, delle imprese e dei cittadini (cfr. figura 1). I risultati di tali misure straordinarie saranno diversi da regione a regione.
Ci attendiamo che l'economia e i mercati finanziari globali passino da una fase di crisi acuta di breve termine a un graduale recupero nel corso dei prossimi sei-dodici mesi (cfr. figura 2). Tuttavia vi è il rischio, se non la probabilità, di una ripresa accidentata, con significativi ostacoli sul percorso e qualche danno permanente.
Stati Uniti: Recessione e risposte delle autorità che battono tutti i record
Tiffany Wilding
Per gli Stati Uniti, prevediamo una brusca recessione nella prima metà del 2020 per la riduzione di rapidità e gravità senza precedenti delle attività nel paese a seguito della necessaria diffusa chiusura delle attività economiche non essenziali per rallentare la diffusione del COVID-19. La nostra stima di una contrazione dal picco al minimo di circa il 10% del PIL trimestrale (non annualizzato) è significativamente superiore al calo dal picco al minimo intorno al 4% osservato nella crisi finanziaria mondiale nel 2008. Ci attendiamo però che la contrazione sarà più breve poiché la quarantena verrà infine allentata e lo stimolo monetario e fiscale sosterrà, ancorché con scarto temporale, l'economia. Con la brusca contrazione, prevediamo che, negli Stati Uniti, il tasso di disoccupazione raggiungerà quasi il 20% prima di ridiscendere e attestarsi tra il 6% e il 7% entro fine anno .
La nostra previsione di rimbalzo nella seconda metà del 2020 si fonda in parte sulle attese di graduale allentamento della morsa della pandemia e riapertura dell'economia, ma anche, e aspetto forse di maggior rilievo, sulla velocità e sulle dimensioni mai viste prima della risposta economica delle autorità statunitensi. Il Congresso ha approvato un pacchetto di stimolo record da 2.200 miliardi di Dollari, che comprende misure di sostegno diretto ai cittadini e alle imprese di entità pari al 6% del PIL. Ulteriore stimolo fiscale verrà verosimilmente adottato nei prossimi mesi.
Canada: Duplice shock e rischi di ribasso
Tiffany Wilding
Per il Canada, prevediamo una brusca recessione nella prima metà del 2020 per il duplice shock all'economia del paese. La necessaria diffusa chiusura delle attività non essenziali a tutela della salute dei cittadini si stima si sia già ripercossa su 5,4 milioni di posti di lavoro e ha ridotto l'attività economica. Inoltre, poiché il settore energetico costituisce una quota relativamente consistente del PIL (8%) e degli investimenti in conto capitale (18%) canadesi, il crollo dei prezzi energetici verosimilmente acuirà la contrazione.
La nostra stima per il Canada di una contrazione dal picco al minimo di circa il 15% del PIL trimestrale (non annualizzato) è significativamente superiore al calo dal picco al minimo intorno al 4% osservato nella crisi finanziaria mondiale nel 2008-2009. Si prevede che le misure del governo e della banca centrale a sostegno di famiglie e imprese, che comprendono trasferimenti diretti di finanza pubblica pari al 5% del PIL, contribuiranno al rimbalzo dell'attività economica nella seconda metà del 2020, e che la crescita annuale sarà negativa di circa l'8%. Si stima tuttavia che la ripresa canadese sarà più lenta e i rischi di ribasso siano superiori poiché all'arrivo della crisi le famiglie presentavano un indebitamento relativamente elevato e conseguentemente dovranno ridurlo a fronte dei minori redditi.
Area Euro: Profonda discesa e questioni di coordinamento
Nicola Mai
L'Area Euro pare avviata a una recessione di breve durata ma assai profonda, con un PIL annuo in calo di quasi il 10% nel 2020 e l'attività economica in contrazione di circa il 20% (non annualizzato) nella prima metà del 2020 prima di cominciare a normalizzarsi. A titolo di riferimento, il calo dal picco al minimo del PIL trimestrale dell'Eurozona si era attestato intorno al 6% nel 2008-2009.
Sebbene prevediamo robusti guadagni di PIL nella seconda metà del 2020, si è partiti da una base di fiacchezza, conseguentemente l'attività economica sarà ancora di circa il 5% inferiore al picco del 2019 a fine anno e verosimilmente non tornerà a livelli pre-COVID sino al 2022. La lentezza di normalizzazione discende dalla necessaria gradualità nell'allentamento del lockdown e dai danni collaterali della crisi derivanti dai mutati comportamenti, dai colpi inferti agli 'spiriti animali', dai fallimenti di imprese e dall'aumento della disoccupazione (che ci attendiamo essere superiore al 10% a fine anno).
Alcuni danni collaterali saranno mitigati dalle risposte delle autorità. Pensiamo che i governi dei paesi dell'Eurozona potrebbero finire col triplicare le attuali misure fiscali pari nell'insieme a circa il 2% del PIL, che si aggiungeranno alle garanzie e al sostegno alla liquidità delle imprese pari quasi al 20% del PIL. Prevediamo che il disavanzo dell'Area Euro salirà oltre il 10% del PIL, che riafferma la necessità che la BCE continui ad ancorare i bilanci pubblici. È probabile che la banca centrale farà ciò che occorrerà e incrementerà i suoi programmi di acquisto se necessario. Riguardo le misure di bilancio centralizzate paneuropee,probabilmente, sono invece modeste alla luce delle solite questioni di coordinamento politico.
Regno Unito: Politica di bilancio e politica monetaria mano nella mano
Peder Beck-Friis
Per il Regno Unito, prevediamo una contrazione del PIL di quasi l'8% nel 2020, con il punto minimo ad aprile prima dell'avvio di una lenta ripresa intorno a metà maggio. Ci attendiamo che la recessione sarà breve, di soli due trimestri, ma acuta, con una discesa dal picco al minimo del PIL del 16% (non annualizzato), quasi tre volte più profond della crisi finanziaria del 2008-2009. La successiva normalizzazione sarà lenta per gli strascichi della crisi e l'attività economica probabilmente resterà al di sotto dei livelli pre-COVID fino al 2021. Il tasso di disoccupazione si attesterà in prossimità del 6% a fine anno in quanto ci si aspetta che il nuovo programma governativo di sostegno all'occupazione riesca a contenere in qualche modo il numero di licenziamenti. L'inflazione nel frattempo verosimilmente resterà ben al di sotto dell'obiettivo della banca centrale (BoE) nell'orizzonte ciclico in quanto la spinta disinflazionistica del calo dei prezzi del petrolio e della domanda più che compenserà le pressioni derivanti dallo scompiglio nelle filiere produttive e da una maggior debolezza della Sterlina.
Probabilmente, il governo incrementerà lievemente le misure fiscali di sostegno diretto già annunciate e pari al 5% del PIL, portando il disavanzo complessivo nella fascia bassa a due cifre. A tale aiuto si aggiungono i prestiti garantiti dal governo per un valore pari al 15% del PIL.
Giappone: Coordinamento della politica monetaria e della politica di bilancio
Jun Yamamoto
Per il Giappone prevediamo una riduzione del PIL compresa tra il 3% e il 4% nel 2020, con frenata nella caduta dell'attività economica a maggio quando l'attuale stato di emergenza è previsto cessare.
Prevediamo una contrazione dal picco del terzo trimestre 2019 al punto minimo pari al 6%, marginalmente inferiore rispetto a quella del 2008-2009 che era stata dell'8%.
Prevediamo una ripresa della crescita nella seconda metà del 2020, ma la normalizzazione sarà lenta ed è improbabile un ritorno ai livelli di PIL pre-COVID-19 entro la fine del 2021. Sebbene in Giappone lo stato di emergenza sia meno stringente che in Occidente, l'impatto economico sarà comunque ampio e considerevole. Il cambiamento dei comportamenti dei consumatori verosimilmente comporterà danni di lunga durata ai consumi interni e provenienti dall'estero, quando il Giappone riponeva invece grandi speranze per entrambi in vista delle Olimpiadi.
Sul fronte delle politiche, il governo nipponico ha prontamente messo a punto un pacchetto di stimolo d'entità mai vista prima: 108.000 miliardi di Yen.
Guardando al futuro, i rischi per la crescita sono tuttora orientati al ribasso. Data l'incertezza su quando avverrà il picco dei contagi del COVID-19 e la possibilità di una seconda ondata, lo stato di emergenza potrebbe essere prolungato, ma non ridotto nella durata con ulteriore stimolo fiscale qualora dovessero materializzarsi ulteriori rischi di ribasso.
Cina: Recessione senza precedenti, ripresa in sordina
Isaac Meng, Stephen Chang
Il COVID-19 è emerso a Wuhan lo scorso dicembre e il 23 gennaio il governo centrale cinese ha agito con fermezza attuando il lockdown per la provincia dell'Hubei e il distanziamento sociale a livello nazionale. Le misure adottate hanno efficacemente appiattito la curva dei contagi. La trasmissione a livello locale oggi appare largamente contenuta, ma i rischi non sono scomparsi. Permangono molte misure di quarantena e le attività economiche si stanno normalizzando lentamente.
La perdita economica è senza precedenti: in nove settimane di lockdown, la produzione industriale e i servizi hanno avuto una contrazione di circa 10-15 punti percentuali rispetto ai livelli pre-pandemia, e il tasso di disoccupazione potrebbe salire all'8% -9% dal 5%. Il primo trimestre 2020 segnerà il punto più basso della recessione in Cina, con il PIL, probabilmente, stimato a scendere di 10 punti percentuali al di sotto del livello pre-COVID. A titolo di confronto, il PIL cinese non si era contratto neppure durante la crisi finanziaria mondiale.
Lo stimolo fiscale ad oggi è cresciuto al 16% del PIL, di cui il 5% di disavanzo di bilancio, il 6% tramite un'emissione speciale di debito pubblico per finanziare investimenti e il resto in sostegno al credito e alla liquidità. Sebbene l'impulso fiscale possa aggiungere 4 – 5 punti percentuali al PIL, gli effetti moltiplicatori sono deboli per la spesa sia delle imprese che delle famiglie. È probabile che la banca centrale cinese tagli i tassi ufficiali di 30 – 50 punti base e mantenga ampia liquidità mentre proseguiranno le azioni per mantenere la stabilità dello Yuan.
L'attività economica seguirà probabilmente una traiettoria a U nel corso del 2020. La recessione mondiale colpirà le esportazioni soprattutto nel secondo e terzo trimestre del 2020, la domanda interna trova ancora ostacolo nei vincoli della quarantena e la trasmissione dello stimolo è debole in un contesto di diffusione dei fallimenti e di perdita di posti di lavoro. Si pensa ad una crescita del PIL 2020 attestarsi nella fascia compresa tra il -4% e il + 2%, la prima grave recessione in Cina dal 1976. L'economia probabilmente non ritornerà al livello del quarto trimestre 2019 prima del primo trimestre del 2021.
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2020-04-29 16:20:54
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