L'Umbria durante il covid è stata e resta, una delle regioni con i numeri migliori da un punto di vista di contagio per tuto il periodo terribile della pandemia.
Ma in tempo di pandemia ci sono altri numeri che fanno tremare i polsi: quelli occupazionali. Ecco allora che "fioccano" lettere di licenziamento e cassa integrazione: dopo quelle indirizzate a molti operai dell'Ast di Terni, dove l'azienda parla di possibile vendita per il grande sito siderurgico, anche nell'alta Umbria ci sono realtà aziendali che stanno vivendo momenti difficili.
Precisamente a Taverne di Corciano in provincia di Perugia si trova la GASTRONOMIA UMBRA, che dal 1981 è specializzata nel settore alimentare. Come si legge dal sito dell'azienda i punti di forza di questa realtà sono "gli ingredienti d'uso altamente selezionati e il personale qualificato". Purtroppo in pieno covid il personale qualificato rischia grosso: parliamo di 14 operai con esperienza ventennale (alcuni dei quali vicino al pensionamento), che rischiano il posto di lavoro.
Infatti mentre tutti erano concentrati sulla emergenza sanitaria a marzo arrivavano, per gli operai di questa azienda alimentare, le lettere per la cassa integrazione.
Ne abbiamo parlato con Michele Greco, segretario generale della Flai CGIL Umbria.
Cosa è successo nella azienda di Taverne di Corciano?
«Negli ultimi mesi all'interno dell'azienda è aumentato il numero degli operai ; oltre 14 già in forza, sono stati chiamate altre 10 unità, operai di una cooperativa esterna ai quali è stata affidata una parte pur se minima di produzione.
Dopo un primo nostro intervento, anche se fino a quel momento non eravamo stati neanche convocati , a seguito di una accesa contrattazione tutto sembrava rientrato con la produzione totalmente riaffidata alla forza-lavoro originaria».
Che cosa è successo poi, che cosa ha fatto precipitare la situazione?
«La scorsa settimana gli operai sono stati convocati dall'azienda per colloqui individuali durante i quali è stato loro richiesto di firmare una lettera del licenziamento: l'assurdità sta nel fatto che ha l'azienda non mancano commesse (per la gran parte destinate alla grande distribuzione), anzi nel periodo della pandemia il settore alimentare ha retto bene.
Siamo quindi di fronte a un vero e proprio cambio di manovalanza».
Che cosa state facendo in questo momento come sindacato?
«Naturalmente abbiamo fermato tutto e, da giovedì, siamo in presidio costante di fronte all'azienda; abbiamo chiesto ai vertici aziendali di strappare le lettere di licenziamento per iniziare una seria discussione e risolvere la questione.
Abbiamo anche chiesto l'intervento delle istituzioni; è stato interessato l'ispettorato del lavoro e sono state fatte denunce al nucleo ispettiivo dei Carabinieri.
In piena emergenza sanitaria, con l'impossibilità di confrontarsi e convocare riunioni , l'azienda vorrebbe mandare a casa i suoi fedeli e preparati operai che da sempre lavorano li dentro, mettendoci passione e impegno».
Naturalmente l'azienda, nel suo comunicato, parla di "scelte necessarie per far fronte alla grave crisi economica e che per mantenere efficienza e qualità, l'unica strada è quella di un appalto dei servizi (…..); per proseguire l'attività produttiva e continuare a fornire alla clientela era elevati standard di qualità".
Strana scelta ci verrebbe da dire: mandare a casa operai specializzati e di alta professionalità per sostituirli con altri da formare.
Prosegue ancora Greco:
«Ribadiamo inoltre che i licenziamenti risulterebbero illegittimi in tempo di coronavirus, dato che sono bloccati e noi riteniamo siano posti in essere esclusivamente per aumentare i profitti».
Domani ci sarà un incontro in Regione, un tavolo con le istituzioni, i sindacati e l'azienda: che cosa chiederete?
«La regione deve garantire gli operai: innanzitutto annullando i licenziamenti.
Chiederemo inoltre che eventuali aiuti pubblici concessi , vengano destinati alla tutela dell' attuale livello occupazionale nel proseguo dell'attività aziendale».
Nonostante il momento difficile e preoccupante, Greco ci tiene a sottolineare un aspetto positivo e cioè la risposta forte ed etica venuta da parte dei consumatori i quali, di fronte all'atteggiamento dell'azienda, hanno minacciato di non acquistare più i loro prodotti qualora non venga risolta la vertenza.
«Questo, dice Greco, è un risultato importantissimo: c'è il fattore umano e sociale che comporta una partecipazione dal basso e assume un enorme valore in un momento tanto difficile: più volte in questi giorni ho fatto presente all'azienda che, con questo comportamento illegittimo e disumano, i titolari stanno facendo perdere agli occhi della propria clientela il valore del marchio».
Seguiremo la vertenza della GASTRONOMIA UMBRA.
Togliere lavoro approfittando della emergenza che stiamo vivendo rende il licenziamento ancora più brutale ed esecrabile, soprattutto in aziende piccole, "familiari", dove il rispetto e la lealtà dovrebbero essere baluardi inattaccabili.
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2020-05-24 19:50:34
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