LO VERSO STEFANO
-che, come aveva già dichiarato in un precedente esame testimoniale, Provenzano si era riferito a protezioni che gli erano state assicurate nel passato
P.M. DI MATTEO: …Per cercare di focalizzare bene anche questo discorso, sul quale poi torneremo, lei quando è stato sentito nell'ambito di un altro dibattimento, nel processo Mori, 02111/2011, ha riferito la stessa situazione, pagina 62: mi informo chi fosse la moglie e di quale paese fosse e mi dice Corleone. lo in quel momento mi è cascato il mondo addosso perché ho detto ho una bomba atomica dentro. Quando sono tornato da lui, gli ho detto: ma scusi, lei… Sì, sono quello che… Te lo ricordi quando ti ho sistemato, tu hai comprato le pesche a Corleone. Dice: sono quello che pensi tu, sono di Corleone. lo ero molto impaurito, mi dice: non ti preoccupare, stai tranquillo, io con quelle persone che abitano là in quella zona mi frequentavo, non è che loro mi hanno visto, io li conosco ma loro non mi hanno visto. Ho detto: ma io ho paura, paura. Ma quale paura, non temere dice, non avere paura perché io sono stato sempre protetto, sono stato protetto dai politici, sono stato protetto dalle forze dell'ordine. In passato, dice, sono stato protetto da un potente dell'Arma. Allora a quel punto ho detto: un Carabiniere? Protetto da un potente dell'Arma e lui mi dice: sì, meglio uno sbirro amico, che un amico sbirro … Diciamo la differenza è questa e vorremmo un chiarimento per quello che è il suo ricordo. Lei qui ha detto, a proposito del potente dell'Arma, in passato, quindi siamo nel 2004 quando lei descrive questo episodio, quando lei vive questo episodio. Io in passato sono stato protetto da un potente dell'Arma. Oggi ha detto: sono protetto da un potente dell'Arma. Quale è il ricordo preciso?
DICH. LO VERSO: Il ricordo preciso è che in passato sono stato protetto. Io giustamente il concetto è quello, ma non è che c'ho io né i verbali di davanti e neanche delle registrazioni, io devo pensare. Ora, il ricordo è quello perché lui fa riferimento, dice: in passato sono stato protetto… Mi dice non ti preoccupare perché lui aveva una garanzia, mi dice i politici… Quando lui mi dice non ti preoccupare, io stavo tranquillo perché la mia preoccupazione era perché avevo visto i Carabinieri di fronte la villa di mia suocera, che avevano fatto dei controlli, che c'erano persone sorvegliate e venivano la mattina là a controllare, quindi io avevo… La mia preoccupazione era quella, perché il Maresciallo Fragano ogni mattina andava in quella zona… Questo particolare non l'ho riferito al Provenzano io… Lui fa riferimento sono protetto… Lui mi fa riferimento principalmente a politici e poi mi dice: io sono protetto da alti funzionari nell'Arma. E tra i quali io dico: ma Carabinieri? E lui mi dice… Giustamente mi fa quell'affermazione che… Giustamente il Provenzano quando mi dice queste cose io non posso ricordare tutti i particolari del… Però lui fa riferimento a un funzionario, un potente o un funzionario, io non so funzionario potente chi sia, ma lui fa riferimento a un funzionario e a un potente dell'Arma. Se in quell'occasione ho detto potente e ora ho detto funzionario… Lui fa riferimento a un soggetto, fa riferimento a un funzionario dell'Arma");
-che Provenzano disponeva di una patente falsa ("…. io avevo una patente di Provenzano che allora me l'aveva dato Onofrio Monreale, la detenevo io… c'era la foto di Bernardo Provenza no, però il nominativo era… Mi ricordo che il paese era Borgetto, il nominativo non me lo ricordo. Perché io quella poi l'ho distrutta quella patente perché una volta che c'è stata l'operazione Grande Mandamento il 25 gennaio, io ho cercato di distruggere tutti i documenti che potessero portare diciamo al mio coinvolgimento in questa situazione");
– che Provenzano non manifestava preoccupazioni durante gli spostamenti ("Lui quando camminava in macchina con me era molto tranquillo, ero io preoccupato, ma lui era sempre tranquillo perché l'unica preoccupazione di Bernardo Provenzano che potesse essere arrestato era una, quella che lui una volta mi disse, dice: io ho paura solo perché, dice, i latitanti li prendono quando c'è qualcuno che li indica con il dito. E l'unica preoccupazione di Provenzano è di essere tradito all'interno di Cosa Nostra per farlo arrestare");
– che il Provenzano aveva già allora problemi di salute ("Ma già nel 2003 io ho accompagnato questo soggetto che poi ho saputo che lui è stato in Francia, quando io nel 2004 l'ho avuto a casa Provenzano ho saputo che è stato operato, stava male e aveva di questo delle cure e io devo dire che me ne sono occupato, perché mi ricordo che nel periodo l'ho tenuto io Provenzano aveva forti bruciori e una volta mi disse… Perché lui oltre ai farmaci si curava sempre secondo un metodo antico che aveva lui, mi disse raccogli della malva, che la bolliamo e me la metto, dice, me la cospargo tutta nel corpo. Quindi io ho colto quella malva, quella verdura e lui poi, quando raffreddò, se la mise tutta sul corpo perché dice che gli toglieva l'infezione…. Aveva bruciori internamente perché lui aveva subito un intervento alla prostata, che poi lui mi confermò l'intervento alla prostata, aveva subito anche un intervento ad un braccio e poi mi parlò tanto che lui era stato in Francia… Cioè lui dialogava, poi, una volta che io sono venuto a conoscenza, dialogava con me e mi raccontò tutta la storia, mi raccontò le vicende di conflitti a fuoco che ha avuto prima di essere latitante nella piazza di Corleone, mi raccontò addirittura che aveva partecipato a delle lupare bianche nel Comune di Ficarazzi, a Ficarazzi. Insomma, mi dava delle confidenze perché Provenzano dal momento in cui aveva di bisogno si lasciava andare nel parlare… io me ne sono occupato di trovare dei farmaci particolari già nell'estate del 2004, in occasione che Provenzano doveva essere trasferito a Corleone, giorni prima Onofrio Monreale mi mandò una ricetta con Giuseppe Comparetto e mi disse che dovevo provvedere a cercare quelle medicine che servivano per lo zio. Ma quei farmaci erano abbastanza costosi, perché ogni puntura costava 560 euro. E io, loro non riuscivano a trovarli in nessuna farmacia, anche perché ci voleva una persona che soffriva delle stesse patologie del Provenzano. E io diciamo che ho trovato il soggetto che faceva parte anche della famiglia mafiosa di Ficarazzi, una persona che era vicina a me […] nel 2004, dopo il mancato arresto di settembre, nascono dei contrasti forti tra le famiglie mafiose di Bagheria e Villabate, Provenzano mi fa la richiesta di altre due punture. Ogni puntura aveva la copertura di tre mesi. Serviva questa puntura, serviva per bloccargli la malattia… di cui soffriva il Provenzano. Quindi quando al Provenzano gli do queste due punture, e siamo nel mese di ottobre, il Provenzano parte e se ne va a Corleone, io dopo vengo arrestato a gennaio. Ma Provenzano è arrestato nel 2006, quindi non so poi gli altri che hanno procurato i farmaci a Provenzano chi sono stati, perché la copertura di quei farmaci poteva essere per altri sei mesi, da ottobre per altri sei mesi, quindi arriviamo verso aprile. Lui è stato arrestato un anno dopo, quindi in quell'anno ci sarà stato qualcuno che gli avrà procurato dei farmaci… Il Provenzano, la cosa sempre che mi diceva e che mi ringraziava. Era che… Perché lui una volta me lo disse chiaro, se tu sei vivo, sei vivo per me. E mi disse, dice: chi salva una vita salva se stesso. […]");
-che in una occasione Provenzano ebbe a parlargli di Ilardo, confermandogli che in effetti si trovava a Mezzojuso nel 1995 ("lo in una occasione con Provenzano, abbiamo avuto noi una discussione su questo fatto, perché in una occasione, mentre io lo tenevo a casa a Provenzano, sempre nel periodo del 2004, ricordo che stava guardando il Provenzano un telegiornale e quando io… Mentre lui guardava il telegiornale io ho intravisto la figura del dottore Di Matteo, che si parlava in quel telegiornale, sempre si citava sempre come la mancata cattura di Bernardo Provenzano a Mezzojuso nel 1995, io dissi a Provenzano: ma è vera questa situazione? E il Provenzano, in maniera molto sincera, addirittura sorridendo, mi disse, dice: si, in effetti quel giorno io l'ho incontrato a llardo, ma io non è che lo volevo incontrare, Ilardo in continuazione pressava perché voleva essere ricevuto. Dice io l'ho ricevuto, dice, perché lui era cugino di Piddu Madonia, altrimenti io non l'avrei ricevuto mai, mai. Per rispetto, dice, di Madonia, io l'ho ricevuto. Ma lui quando entrò, dice, mi fece un segnale come se avesse qualcosa di sotto, mi disse… Con la mano fece cosi. Dissi: aveva un registratore? Io gli dico. Lui dice: si. Però, dice, lo vedi che fine che ha fatto. Quindi io a quel punto ho detto… Dice: perché chi si mette contro di me, dice, fa quella fine. Quindi fu un avvertimento che lui mi lanciò anche sottinteso in quel momento a me… Commentavamo il posto e lui mi disse: sì, l'ho incontrato, ero li io…. Si parlava della mancata cattura a Mezzojuso e lui mi disse: sì, io ero li…. Provenzano mi… disse che lui… Prima mi fece il gesto con le mani e poi mi disse aveva il registratore. Ma il registratore Provenzano non se ne è accorto, perché se Provenzano si fosse accorto del registratore, sicuramente Gino llardo non sarebbe uscito dal posto in cui si trovava con Provenzano. Oppure se gli uomini di Provenzano si fossero accorti che Gino llardo aveva il registratore, non l'avrebbero fatto uscire, questa è una cosa che Provenzano avrà saputo dopo") e che il medesimo Ilardo era stato ucciso quando si era saputo che aveva tradito ("Mi disse: però lo hai visto che fine che ha fatto? Chi si mette contro di me fa questa fine … ");
– che tale commento sull'Ilardo era stato successivo all'occasione in cui Provenzano gli aveva detto di essere protetto da un alto funzionario dell'Arma ("No, il riferimento al commento televisivo è stato successivo, prima c'è stato il riferimento al commento della copertura di un potente dell'Arma che fu nell'occasione quando il Provenzano… lo sono venuto a conoscenza che fosse il Provenzano… ");
– che Provenzano aveva citato l'ingegnere senza farne il nome ed era stato egli, pertanto, che aveva dedotto, anche per il riferimento al recente arresto, trattarsi dell'lng. Aiello, di cui aveva già sentito parlare come persona vicina ad ambienti mafiosi e che, d'altra parte, aveva, poi, incontrato in carcere ("… Provenzano in quella circostanza mi disse che anche se hanno arrestato l'ingegnere, c'è Totò Cuffaro che deve mantenere gli accordi e Nicola Mandalà lo sa… l'ingegnere, perché era stato arrestato l'ingegnere prima che arrivassero loro dalla Francia, quindi era da poco arrestato l'ingegnere. Però l'ingegnere non so se è in riferimento all'Ingegnere Aiello, questa è diciamo una deduzione che deduco io, l'ingegnere, anche se è stato arrestato l'ingegnere… Quindi per me l'ingegnere è l'ingegnere Aiello, di come parla Provenzano… lo lo conoscevo però non l'ho mai frequentato, lo conoscevo, sapevo che, diciamo che era nell'ambiente della mafia… Perché era stato arrestato… Dice: anche se hanno arrestato l'ingegnere, che era da un mese… Da un due mesi, cos… ma io non è che collego, ho collegato ad Aiello, in quell'istante ho detto che ho collegato ad Aiello. Queste mie dichiarazioni sono state fatte dopo che io mi sono incontrato con l'ingegnere Aiello, quindi la deduzione che l'ingegnere Aiello faceva parte del gruppo della mafia di Bagheria ed era uno dei fiancheggiatori di Provenzano che favoriva anche la latitanza di Provenzano, l'ho avuta l'affermazione anche dall'ingegnere Aiello in carcere, quindi deduco che quell'incontro… […]");
-che nell'estate del 2004, in occasione di uno spostamento di Provenzano da Ficarazzi a Vicari, ove sarebbe stato, poi, prelevato da altri, il Provenzano medesimo si era trattenuto, dalla mattina presto sino al pomeriggio quando era previsto quello spostamento, in compagnia del Lo Verso ("[…]'');
– che all'ora di pranzo erano stati raggiunti da Mandalà, Rizzo e Rubino ("[…]");
– che mentre si trovavano da soli, il Provenzano gli aveva fatto alcune confidenze ("Ma più che affermazioni, direi confidenze perché come ho detto poco fa Provenzano, il suo stato di salute non era abbastanza buono, lui… la sua sofferenza era… Provenzano diciamo che era quasi… Era stanco sia della sofferenza e stanco anche di quella vita, perché io posso dire e posso affermare che Provenzano diverse volte, di come lo sentivo parlare io, e di quello che ho visto che Provenzano leggeva sempre, in continuazione la Bibbia, posso dire che Provenzano secondo me era convinto che volesse riferire tutto alle Autorità"), in particolare, manifestandogli la propria contentezza perché quel giorno, recandosi a Corleone, avrebbe rivisto la moglie ed i figli con i quali non conviveva più da dodici anni e che non incontrava da tre anni ("[…]");
-che, in quella stessa occasione, Provenzano gli disse che le stragi erano state una rovina e che di quanto accaduto erano ormai a conoscenza soltanto Io stesso Provenzano, Riina e Andreotti, perché Lima era stato ucciso e, così, probabilmente pure Ciancimino ("Mi disse, dice: io sempre per colpa di altri, per colpa di altri non convivo più con la mia famiglia da dodici anni e non vedo la mia famiglia da tre anni. E mi fa una affermazione dicendomi: le stragi sono state la rovina, eravamo in cinque a sapere la verità, ma ormai siamo rimasti io, Totuccio e Andreotti. Dice: perché Lima è stato ucciso e Ciancimino probabilmente pure"), rappresentandogli anche che non si era potuto opporre perché Riina doveva rendere un favore ad Andreotti ("Dice: io non potevo fare altro, dice, che non potevo mettermi contro il mio amico Totuccio, perché il mio amico Totuccio a tutti i costi gli doveva fare questo favore ad Andreotti perché Andreotti l'aveva aiutato nella latitanza. Dopo il Provenzano mi fa una osservazione dicendomi che il dottor Falcone e il dottor Borsellino sono morti perché loro avevano individuato la radice, nonostante già nel 1989 il dottor Falcone era stato minacciato. Queste sono state le parole, le affermazioni che mi ha fatto quel giorno il Provenzano, tanto che il Provenzano mi disse, dice: ma io e Totuccio che motivo avevamo? Dice tanto che l'ha detto pure la moglie, la vedova, dice, di Schifani, dice quando fu al funerale disse, dice, non è che (PAROLA INCOMPRENSIBILE) a Totuccio, dice la vedova ha affermato che lo Stato è responsabile. E Provenzano mi disse, dice: che motivo avevo io e Totuccio? Queste sono state le confidenze che io quel giorno ho ricevuto dal Provenzano in un momento di sfogo da parte del Provenzano e forse in un momento di pentimento. Posso dire secondo me, da parte mia, che Provenzano era pentito sia di quella vita e di tutto quello che avevano causato, principalmente lui era molto deluso e pentito… Il suo paesano Totuccio disse che io non mi potevo mettere contro il mio paesano Totuccio, perché il mio paesano Totuccio doveva… Siccome Andreotti l'aveva garantito, gli doveva fare la cortesia ad Andreotti. E dice: Salvo Lima, quando entrò nello specifico… Salvo Lima… Mi ha detto lui che Salvo Lima è morto per paura che non sopportasse il peso… Il peso di quello che doveva succedere .. ");
– che, a qual punto, il Provenzano gli aveva fatto il nome di Marcello Dell'Utri come soggetto che aveva preso il posto di Lima quale referente politico dell'associazione mafiosa ("… lo stavo dicendo che dopo queste confidenze del Provenzano, il Provenzano mi disse che dopo le stragi Marcello Dell'Utri si era avvicinato ai suoi uomini e che aveva preso il posto di Salvo Lima e che era diventato il referente. E Provenzano mi dice: tanto che nel 1994 Forza Italia in Sicilia l'ho fatta votare io. […] E questo ne ho prova anche io, perché io sono stato uno di quelli che nel 94 ho partecipato a un convegno di Forza Italia […] …ho partecipato anche ad un convegno di Forza Italia nel 1994, dove c'erano tutti gli esponenti mafiosi di Bagheria, di Ficarazzi e dei paesi limitrofi dove c'era la candidatura di Ciccio Musotto… In occasione delle elezioni provinciali del 1994, ci fu un convegno all'Hotel, ex hotel Zabbara, oggi Clinica Villa Santa Teresa. E in quell'occasione tutti gli esponenti mafiosi, di Ficarazzi […]");
– che Provenzano, a proposito dell’appoggio elettorale, aveva parlato di accordi, senza, però, specificare meglio ("Si che fece riferimento, ma di accordi lui non me l'ha specificato mai che tipo di accordi però"), mentre qualche notizia più dettagliata gliela aveva fornita in proposito soltanto successivamente l'Ing. Aiello ("Gli accordi, diciamo, che io sappia erano sempre quelli di garantire la sua latitanza, ma questi accordi non è che me li ha specificati il Provenzano, questi accordi della sua latitanza io li ho saputi in carcere dall'ingegnere Aiello") e, ancor prima, anche Nicola Mandalà che pure gli aveva citato Dell'Utri ("…precedentemente però io con Mandalà avevo parlato… Mi ero recato da lui per una certa situazione e lui mi ha esposto la situazione politica e il potere politico che avevano nelle mani il Mandalà e la famiglia mafiosa di Villabate, che parliamo di alta mafia… […]");
– che il Mandalà gli aveva fatto espressamente i nomi di Dell'Utri, Schifani, Cuffaro e Romano come soggetti disponibili nei confronti dell'associazione mafiosa (''Abbiamo nelle mani a Marcello Dell'Utri e il paesano, e l'amico di mio padre e socio di mio padre Renato Schifani. Queste sono state le parole che inizialmente… Poi aggiunge Cuffaro e Romano");
-che il colloquio con l'Aiello era avvenuto, invece, nel 2010 nel carcere di Palermo ("Si, nel 2010… Carcere di Pagliarelli… l'ingegnere Aiello, quando è stato arrestato, già io ero al carcere di Pagliarelli, mi ricordo l'hanno portato nella stessa sezione dove ero io e dove c'era anche Giuseppe Comparetto, tanto che l'Ingegnere Aiello è stato messo in compagnia di un nostro compagno di Ficarazzi, Cristoforo Morici, e noi gli abbiamo detto: prenditi cura anche dell'Ingegnere Aiello perché con le sofferenze che c'ha vedi di aiutarlo. E in carcere onestamente, prima con un detenuto e poi successivamente con un altro detenuto di Carini, con le nostre raccomandazioni all'ingegnere Aiello in carcere non gli mancava nulla…Poi con… l'ingegnere Aiello, ogni giorno lui mi veniva a cercare perché era l'unica persona con cui diciamo potevo avere un dialogo e con cui passeggiare perché, si, con gli altri parlava, ma non parlava mai di niente perché non si fidava di nessuno e invece lui sapeva che io… Del mio spessore di mafiosità che io avevo in paese, perché io ero stato sempre vicino al ragioniere Giovanni Mezzatesta, il quale era amico di Pietro Lo Jacono e l'ingegnere Aiello sapeva della mia personalità tramite anche Pietro Lo Jacono, perché l'ingegnere Aiello era legatissimo a Pietro Lo Jacono. Quindi cercava di… io in tutti i modi cercavo di farlo stare tranquillo, che… Ma dal suo sfogo io vedevo che l'ingegnere Aiello era come se volesse collaborare con la giustizia, tanto che io una volta gli ho detto: ma scusi ingegnere, se lei ha tutto questo risentimento nei confronti della mafia, che gli hanno rovinato la vita, che lei… la famiglia Eucaliptus lo pressava, che gli ha dato un sacco di soldi. Ma perché lei non va da Magistrati e gli racconta tutto? E lui mi disse: no, io questo non lo faccio perché temo per la vita dei miei figli. E io gli dissi: va bene, appena lei esce gli danno o la coppa o la medaglia. Quindi lei uscirà sempre da mafioso e la sua vita sarà sempre rovinata e i suoi figli saranno sempre figli di mafiosi''), ed in quella occasione l'Aiello gli aveva parlato di Cuffaro e di un ministro sardo di cui non fece il nome ("Poi passeggiando un giorno mi dice, che aveva uno sfogo e mi dice: io a Totò quanto l'ho aiutato, a Totò Cuffaro? Gli ho fatto pure un lago nella sua proprietà vicino Catania, non è che mi ha dato una lira Totò Cuffaro, dice, quel lago a me mi costò un occhio della testa, dice, di più di trecento milioni. Allora c'era la lira. Però Totò non ha fatto niente. Dice: sì, oggi, dice, siamo in carcere io e Totò, ma la persona … Dice: noi siamo in carcere per una telefonata, ma la persona che fece la telefonata a Totò, che avvisò a Totò che cercavano il latitante. E mi fa riferendosi… Cioè, mi fa a me cercavano il latitante, come dire il latitante che avevo nelle mani io, dice, perché non l'hanno arrestata? Il sardo, dice, se l'è fatta franca, dice, il Ministro sardo. Queste sono state le parole, lo sfogo dell'ingegnere Aiello, ecco perché io più volte ho sempre detto nei miei interrogatori che l'ingegnere Aiello non parla per paura, perché se parlasse l'ingegnere Aiello non lo so dei politici chi rimarrebbe in giro, perché l'ingegnere Aiello era il legame della politica con la mafia, l'ingegnere Aiello era la persona che informava di tutto quello che c'era, degli accertamenti, delle… Se c'erano delle indagini, se c'erano delle microspie, era la persona a cui venivano riferite, tanto che si è poi saputo, le talpe, che sono state arrestate, ma informavano sempre i mafiosi… […]");
Per approfondimenti:
PRIMA PARTE, giovedì 21 maggio 2020, Il Patto Sporco: la sentenza dimenticata
SECONDA PARTE, domenica 24 maggio 2020, Stato-mafia: la sentenza
TERZA PARTE, lunedì 25 maggio 2020, Le tappe della Sentenza dimenticata
QUARTA PARTE, martedì 26 maggio 2020, La Sentenza: i Corleonesi
QUINTA PARTE, giovedì 28 maggio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/1
SESTA PARTE, sabato 30 maggio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/2
SETTIMA PARTE, domenica 31 maggio, La Sentenza: i Collaboratori/3
OTTAVA PARTE, martedì 2 giugno 2020, La Sentenza: i Collaboratori/4
NONA PARTE, sabato 6 giugno 2020, La Sentenza: i Collaboratori/5
DECIMA PARTE, mercoledì 10 giugno 2020, La Sentenza: i Collaboratori/6
UNDICESIMA PARTE, venerdì 3 luglio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/7
DODICESIMA PARTE, sabato 4 luglio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/8
TREDICESIMA PARTE, domenica 5 luglio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/9
QUATTORDICESIMA PARTE, lunedì 6 luglio 2020, La Sentenza: i Collaboratori/10
QUINDICESIMA PARTE, martedì 7 luglio 2020,
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2020-07-07 18:32:56
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