Gino Strada nel libro «Pappagalli verdi» raccontò un gioco tradizionale afghano: quattro squadre legano un animale e, tirando verso i quattro angoli, lo squartano e vince la squadra che riesce a strappare la parte maggiore del corpo del povero animale.
Pamela Mastropietro fu assassinata in maniera disumana, vittima di un crimine orrendo su cui si fiondarono in tanti nei primi giorni e settimane. A cadavere ancora caldo in tanti si accanirono: alcuni media per ricerca scriteriata di scoop e sensazionalismo, così come opinion maker, improbabili pensatori e la solita idiota «politica» italica. In quelle settimane guai a instillare dubbi, a non intrupparsi, a non sostenere le corse (opposte e speculari) e a sfruttare quanto accaduto.
Pamela Mastropietro rimane ancora oggi nella memoria collettiva ma della ricerca di giustizia, verità, umanità non s’interessa più nessuno. La prova dell’ipocrisia e del sensazionalismo strumentale l’abbiamo avuta nelle scorse settimane: nelle ore precedenti il barbaro assassinio, Pamela subì abusi e violenze sessuali da chi sfruttò coscientemente la sua situazione e non ci sarà nessuna giustizia su quelle tragiche ore, come documenta la foto di quest’articolo.
I social network sono le specchio degli interessi degli italiani e del «pensiero» e, quindi, abbiamo provato a verificare nelle ore e nei giorni successivi alla notizia cosa è stato pubblicato su facebook, twitter e instagram. In merito alla decisione del tribunale pare che i giudici nulla potevano fare di diverso, o meglio praticamente nulla: su instagram l’ultimo post era precedente alla notizia, su twitter le citazioni sono esigue e quasi nessuna (con un leggerissimo aumento oltre una settimana dopo) sull’archiviazione e su facebook ancora meno. In compenso è stata citata su facebook e twitter molte più volte e strumentalmente per altre vicende, inserendola in contrapposizione ad altri crimini e per pura speculazione socio-politica.
Un silenzio che avvolge le ore precedenti l’omicidio che divenne ancora maggiore davanti all’inchiesta del 18 aprile di Angela Caponnetto per Rainews24, che svelò uno spaccato criminale comune a troppi luoghi italiani: «un giro di prostituzione minorile e droga – si legge nella descrizione dell’inchiesta – in cui sarebbero coinvolti persone della Macerata bene che utilizzano come manovalanza gruppi di immigrati, in particolare nigeriani dediti al traffico di stupefacenti. Gente insospettabile che partecipa a festini a luci rosse dove vengono portate ragazze giovani e fragili come la nostra testimone».
Come accade costantemente dal giorno del barbaro assassinioe, non c’è mese in cui non ci sono orde di tastieristi compulsivi che la citano, la sbandierano e la sfruttano a piacimento ripetendo anche notizie non suffragate dalle indagini o menzogne diffuse ad arte, già dalle prime ore. La giustizia non rimane neanche sullo sfondo, viene proprio cancellata. Per mesi è stato detto e scritto di tutto e, nonostante i riscontri degli inquirenti, si è continuato a citare strumentalmente e a sproposito presunte esasperazioni sociali (fino a giustificare una strage neonazista), mafie nigeriane e tanto altro.
Come accaduto successivamente a Desirée Mariottini (chi si ricorda più di San Lorenzo? Chi si è interrogato sulla realtà di quel quartiere e chi vi si impegna più e vi si è mai impegnato concretamente? Praticamente nessuno) e prima ancora con Emmanuel Chidi Nnamdi a Fermo. Anche in quelle ore si diffusero menzogne come la presenza della mafia nigeriana ai funerali, vi si dedicarono ore e ore. Non era vero nulla ma era comodo per tastieristi, propagande e sensazionalismi vari. Così come, difendendo ambienti che più che politici sono di ben altra fattura (come anche in queste settimane abbiamo documentato e raccontato), si è letteralmente ribaltata la verità dei fatti. Un ribaltamento che si continua a portare avanti, a trasmettere e diffondere sulle tastiere, mostrando la reale essenza di tutto quell’accanimento. Su mafie, giustizia, umanità, tutela dei più deboli, rispetto delle persone e particolarmente delle donne, della loro libertà e dei loro corpi il vero pensiero comune è il «me ne frego» di triste memoria.
Ed infatti non molti mesi dopo, davanti a stupri come quello di Firenze ad opera di italici campioni in divisa, le menzogne si sono scatenate contro le ragazze e si è tornati a misurare la lunghezza delle gonne e degli altri vestiti, gli orari, cosa hanno detto o non detto, gli atteggiamenti e qualsiasi movimento delle ragazze. Di esempi in tal senso se ne potrebbero fare centinaia. E così, oltre due anni, un tribunale ha sancito che la legge italiana non darà mai piena giustizia a Pamela Mastropietro. Così come le mafie nigeriane esistono, si stanno consolidando sfruttando la schiavitù sessuale così come lo spaccio di droghe e altri traffici, sono un pericolo sociale devastante sempre maggiore (come abbiamo riportato nei vari articoli sullo sfruttamento della prostituzione in Abruzzo e nelle interviste a Leonardo Palmisano) ma l’interesse è pari a zero. Non suscitano dibattiti, non infiammano i social le tante inchieste – dal ricco nord est a Marche e Abruzzo fino alla Sicilia – e le tante relazioni e prese di posizione di chi denuncia e lotta contro ogni mafia.
E la risposta più diffusa, sostenuta e rilanciata periodicamente da alcune fazioni politiche, sul contrasto alla prostituzione è «riapriamo le case chiuse così pagano pure le tasse» perché il «vero problema» non viene considerato il dramma delle ragazze sfruttate, le brutalità che subiscono, il calvario delle migliaia di Lilian e Mari che ogni giorno si ripete ma lo sguardo della brava gente. Fosse ancora con noi il compianto Claudio Lolli potevamo chiedergli di aggiungere qualche dozzina di versi a «Borghesia» …nessuno sfruttamento della prostituzione, nessun lucro su lacrime e calvari, sono accettabili come ormai da anni denuncia la campagna «Questo è il mio corpo», cosa accade dentro mura chiuse e come tentare di spostare dalle strade alle case – tanto è vero che in buona parte già sta accadendo – non contrasterebbe nulla e anzi agevolerebbe ancor di più le mafie. Ce lo hanno raccontato Martina Taricco, operatrice anti tratta della Comunità Papa Giovanni XXIII nella zona metropolitana Pescara-Chieti e in questi giorni Irene Ciambezi, referente nazionale per il contrasto alla tratta della stessa Comunità e impegnata nella campagna «Questo è il mio corpo», la seconda parte dell’intervista che ci ha rilasciato vi pone l'attenzione.
In Abruzzo è notizia delle scorse settimane l’ultima maxi operazione contro lo sfruttamento della prostituzione, l’ultimo mese del 2019 era iniziato con la seconda maxi operazione dell’anno contro le mafie nigeriane. Quelle mafie, insieme ad altre italiane e non solo, attivissime dalla famigerata «bonifica del tronto» alla marina di San Salvo. Senza essersi mai del tutto fermati neanche nei mesi di lockdown e nel totale disinteresse generale, nel vastese non c’è mai stata nessuna presa di coscienza, nessun dibattito pubblico, nessuna fazione politica che ha mai deciso di impegnarsi e fare una bussola della propria attività politica e istituzionale la denuncia di cosa accade e combatterlo. Accade a pochi passi ma la notte si dorme placidamente sotto quattordici cuscini. Mentre professionisti, padri di famiglia, maschi rampanti riescono a citare il complesso residenziale interessato a San Salvo Marina solo per squallide battutine e altrettanto squallido sfoggio di retrogrado, disumano, barbaro, vergognoso maschilismo. E qualcuno si vanta pure di essere cliente, di aver alimentato quel traffico odioso. E magari sui propri profili social avrà anche diffuso qualche meme (anche con le menzogne seminate allora come oggi) di fuoco sull’assassinio di Pamela Mastropietro.
Dimenticandosi sempre, ma non è una novità la considerazione del corpo e della libertà delle donne nell’Italia del 2020 (forse a.C.), gli abusi e lo sfruttamento delle ore precedenti. Non per altro siamo nel paese in cui la donna viene considerata solo per alcune parti del corpo, dove deve chinare il capo e concedersi al maschio padrone se non vuole essere oggetto (perché non è soggetto per lor signori) dei vomiti peggiori. La stessa Italia del record mondiale di turismo pedofilo, dal sud est asiatico (no, il covid19 in Italia non può essere arrivato coi barconi, da quella zona del mondo non si arriva sui barconi mentre oltre 80.000 ci arrivano in business class aerea per i più porci e squallidi motivi) alle aste di bambine in Brasile come denunciò già oltre vent’anni Ecpat Italia. E l’elenco della squallida vergogna potrebbe continuare per pagine e pagine.
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2020-07-07 19:13:19
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