Anno 2016. Tutto parte con un diniego per un rinnovo di una licenza di porto di fucile per uso tiro a volo. Ed è così che si scopre che il padre di un politico, già consigliere comunale, è stato condannato per minaccia e poi riabilitato.
L’uomo, già nel 2007, venne denunciato dal nucleo investigativo dei carabinieri per danneggiamento.
Nel giugno del 2011 gli venne notificato, sempre al padre del politico “ballerino” (non per la stazza, ma per la capacità di passare da uno schieramento all’altro), un invito a presentarsi, per essere interrogato, presso la polizia giudiziaria.
Questi i reati contestati: art. 48 codice penale: “Errore determinato dall’altrui inganno”; art. 479 c.p.: “Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici”; art. 483 c.p.: “Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”.
Nel 2014, il politico (figlio del padre), è stato deferito all'autorità giudiziaria dal Nucleo polizia tributaria per le violazioni dell’art.324 c.p.: “Interesse privato in atti di ufficio”.
Ma non finisce qui. Il fratello del consigliere regionale, nel 2011, è stato deferito all’autorità giudiziaria perché fermato in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti e sotto l'influenza di alcool. Con annesso ritiro della patente di guida.
Esiste un precedente nel 2009: un altro deferimento per guida sotto l'influenza dell'alcool. Con ritiro della patente. Anche la patente sembra essere ballerina.
Ovviamente, in questo Paese esiste il principio sacrosanto di innocenza. Fino al terzo grado di giudizio. In alcuni casi anche oltre. Ma un politico dovrebbe dare il buon esempio, anche attraverso i suoi familiari. In altri Paese funziona così.
Da noi l’alibi è diventata la regola. Guai a violarla. E ce ne usciamo dicendo, anche con convinzione, che i parenti non si scelgono.
Ma la storia non finisce qui.
Qualche mese fa viene arrestata la moglie del consigliere. Ma nemmeno in questa circostanza si sono registrate proteste da parte dei suoi colleghi. Tutto tace, tutto sembra normale.
Queste notizie, ovviamente, non vengono minimamente citate in campagna elettorale. Lo spot, la propaganda si occupa di altro. Il leitmotiv ruota intorno ad una parola che, ormai, ha perduto il suo significato: legalità. Una parola che si ritrova nella bocca di tutti. "Contro le illegalità contro ogni forma di criminalità". Suona decisamente meglio.
Ma la domanda resta sempre la stessa: è opportuno nascondere certe notizie ai propri elettori? Non sarebbe più onesto elencare tutto e poi far decidere liberamente, secondo coscienza?
In molti si chiederanno chi è il consigliere regionale e che ruolo occupa nella compagine politica e istituzionale della Regione Campania. Chi sarà mai questo soggetto politico? Ne abbiamo parlato diffusamente in passato.
Abbiamo fatto nome e cognome, ma nessuno ha profferito parola. Anzi, sono giunti degli attestati di stima.
Se lo è chiesto, in questi mesi di campagna acquisti, il presidente della Regione De Luca che lo ha voluto nelle sue liste?
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2020-08-27 18:32:38
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