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Ingroia: il bilancio dopo il voto a Campobello

by Alessio Di Florio
12 Ottobre 2020
in Approfondimenti
Reading Time: 7 mins read
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Sono andate in archivio le consultazioni elettorali anche in Sicilia, dove l’autonomia consente di scegliere una data diversa da quella nazionale. Il 4 e 5 ottobre si è votato anche a Campobello di Mazara per il rinnovo dell’amministrazione comunale, «Cambiamo Campobello» ha portato avanti una scelta coraggiosa candidando a sindaco l’ex pm e oggi avvocato antimafia Antonio Ingroia, presidente del movimento politico Azione Civile. Un progetto politico – nella terra di Matteo Messina Denaro – contro la rassegnazione e con la sfida principale di «essere ambiziosi e convinti che le cose davvero possono cambiare» sottolineò Ingroia nell’intervista al nostro giornale.

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«Cambiamo Campobello», seconda lista più votata, ha eletto il consigliere uscente in quota Movimento 5 Stelle Tommaso Di Maria, Liliana Catanzaro, Carla Prinzivalli, Isabel Montalbano e Giuseppe Fazzuni.

Antonio Ingroia non è personalmente tra loro perché, spiega al nostro giornale, «la legge elettorale siciliana prevede che la lista che arriva seconda elegga i consiglieri più votati, il candidato sindaco viene eletto solo se ottiene almeno il 20% e la lista «Cambiamo Campobello» si è fermata poco sotto il 19%. Un dato a mio giudizio poco rilevante»  sottolinea  «perché ho accettato di candidarmi per un progetto di cambiamento e quel che conta è che oggi sono riuscito a portare in Consiglio Comunale ben cinque candidati della mia lista che rappresentano la voglia di cambiamento. Non era mai successo prima. Un risultato storico».  

Dottor Ingroia quale bilancio può tracciare della campagna elettorale e delle comunali di Campobello?

«È stata un’esperienza importante, condita da molte soddisfazioni e qualche amarezza. La prima amarezza è l’aver riscontrato una Sicilia che fa fatica a riscattarsi e a liberare il voto dai condizionamenti diretti mafiosi: Campobello si trova in una terra di mafia, il territorio di Matteo Messina Denaro, il comune è stato sciolto due volte per mafia ed una terza volta è stato commissariato dopo l’arresto del sindaco. Una realtà che conosco e di cui mi sono occupato ampiamente da magistrato. Nelle scorse settimane ho detto alcune volte che la mia candidatura era un modo per mettere alla prova la famosa frase di Scascia sulla irredimibilità della Sicilia, volevo provare a sfatare quella tesi. Ho detto a caldo e ne sono tuttora convinto che è prevalsa la paura. Non solo della mafia, da parte degli appartenenti alle famiglie mafiose e dei cittadini comuni per cosa sarebbe potuto accadere con la vittoria di chi lotta contro le mafie in un territorio dove regnano quasi incontrastate.

Ho detto e ribadito, smentendo una sorta di immagine cinematografica, che non mi ero candidato per puntare ad essere una specie di sceriffo e che i cittadini non dovevano temere scenari da far west. Ha prevalso soprattutto, ed è sotto certi versi più allarmante, la paura del cambiamento: resiste una fortissima attitudine a conservare lo status quo. Esprime benissimo il proverbio siciliano  «megghiu u’ tintu canusciutu ca u bonu a’ canusciri», è meglio un cattivo conosciuto che un buono da conoscere, questa attitudine gattopardesca del siciliano medio soprattutto in terre dove è forte l’arretratezza culturale e dei diritti. Anche perché fortemente gravata dalla presenza della mafia, ho colto questo senso di forte arretratezza e di forte rifiuto del siciliano nei confronti di chi non è del territorio. Lo si è visto anche nella campagna elettorale degli altri due candidati sindaco imperniata sul «fuori il forestiero», che sarei stato io, che un po’ ha fatto presa.

C’è quindi amarezza di fronte alle potenzialità enormi del territorio, sul profilo economico soprattutto dell’agricoltura che è settore trainante – ma finora non adeguatamente valorizzata – e delle bellezze naturalistiche e archeologiche che potrebbero portare benessere e ricchezza. Diventando motore di sviluppo in una cittadina che sta morendo come dimostra il progressivo decremento demografico e la fuga dei giovani. Accanto all’amarezza c’è anche la soddisfazione perché l’impegno e il mio atto di disponibilità hanno consentito di portare all’elezione di ben cinque giovani consiglieri comunali, nella scorsa consiliatura l’opposizione che si impegna nella difesa della legalità e nell’antimafia era rappresentata solo da un consigliere in quota Movimento 5 Stelle. Questo è un successo che ha portato a rappresentare in maniera significativa una parte, seppur minoritaria, che si è espressa con un voto libero per il cambiamento».

A pochi giorni dal voto lei ha scritto al prefetto di Trapani chiedendo vigilanza sul voto, cosa è accaduto e quale seguito hanno avuto le sue segnalazioni?

«Si è agito nelle condizioni di difficoltà di una campagna elettorale organizzata in poco più di un mese mentre gli altri candidati ci lavoravano da anni, a partire soprattutto dal sindaco uscente. Anche portando avanti le scorrettezze che ho denunciato durante la campagna elettorale, utilizzando persino soldi comunali per pubblicare un depliant ufficialmente presentato come un bilancio di fine mandato ma in realtà un opuscolo di tipo elettorale. Per non parlare dell’utilizzo delle liste di cui è in possesso l’ufficio elettorale comunale per un lavoro certosino e calibrato per verificare che ogni singolo elettore che si trovava fuori comune per convincerli a tornare e votarlo. Alla richiesta, invece, del nostro comitato elettorale di avere una copia degli elenchi elettorali è stata fornita risposta negativa per presunti motivi di privacy. Riporto questo per restituire il quadro della situazione. Mi è giunta notizia che alcuni cittadini sono stati contattati e perfino redarguiti solo per aver messo un like ad un post dei miei video elettorali su facebook, sono stati controllati uno per uno i like e molti li hanno poi tolti. Quando ho fatto riferimento ad un clima di paura l'ho fatto sulla base di indicazioni specifiche e dopo la mia lettera al prefetto, per chiedere di verificare l’andamento della campagna elettorale e le denunce di possibili condizionamenti sul voto, la Procura di Marsala ha aperto un fascicolo. Ieri sono stato ascoltato per approfondire le denunce fatte».    

Agli elettori di Cambiamo Campobello e a chi l’ha sostenuto un messaggio? Il futuro del progetto politico cosa vedrà?

«Il progetto politico di Cambiamo Campobello proseguirà, così ha già deciso il comitato direttivo dell’associazione. Spinti anche da quel che ho poc’anzi definito il successo di aver quintuplicato la rappresentanza in consiglio comunale. Cambiamo Campobello era nata come un’associazione di scopo, da me presieduta e finalizzata alla campagna elettorale, ma resterà in piedi continuando a far sentire la propria voce».

Alcuni quotidiani di area centrodestra, dopo aver ignorato la notizia della sua candidatura e la campagna elettorale, immediatamente si sono fiondati a commentare i risultati definendo un flop la sua candidatura e irridendo quella che hanno definito una sconfitta. A costoro, e ai suoi detrattori anche in queste settimane, si sente di inviare un messaggio e cosa vorrebbe dire?

«Se dovessi ragionare in termini politico-elettorali direi inve che non è un flop ma un successo, viste le condizioni che ho descritto di voto non libero, di campagna elettorale contro di me in cui gli altri candidati si sono sostanzialmente alleati in una conventio ad excludendum, con l’obiettivo che nessuno della lista con candidato sindaco Antonio Ingroia mettesse piede in consiglio comunale ma sono stati sconfitti dall’elezione di ben cinque consiglieri comunali a fronte di uno solo precedentemente. Altro che flop! Certo avevo dato la mia disponibilità nella convinzione che se fossimo riusciti a liberare il voto avrei avuto ottime possibilità di diventare sindaco ma nel corso della campagna elettorale mi sono reso conto che non c’era la possibilità di vincere a causa del massiccio condizionamento del voto. Da qui è partita la lettera al Prefetto di Trapani chiedendo la massima sorveglianza e vigilanza perché il voto potesse essere libero. Ovviamente il prefetto non ha la bacchetta magica e non poteva certo militarizzare il territorio per impedire quel che poi è avvenuto: il voto si è rivelato tutt’altro che libero e, anzi, anche la scarsa affluenza (è andato al voto poco più del 50% degli aventi diritto) è un dato inequivoco, più scarsa è la partecipazione e più pesa il voto condizionato. Questo però significa anche che c’è più del 40% dell’elettorato, che non si è riconosciuto neppure nella nostra proposta politica, che ha espresso anche una protesta e a questo partito dell’astensionismo punterà Cambiamo Campobello.

Nessun flop e nessuna disfatta, come qualcuno l’ha definita. Davanti l’aver portato cinque giovani consiglieri ad essere eletti accetto di buon grado anche il costo di beccarmi questi facili insulti e denigrazioni della solita stampa. Certo quando si passa dalle critiche esagerate agli insulti partono le querele».   

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2020-10-12 12:13:21

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Alessio Di Florio

Vicedirettore WordNews.it - È nato ad Atessa (Chieti), nel 1984. Attivista e volontario di varie associazioni e movimenti culturali, ambientalisti, pacifisti e di lotta alle mafie. Collaboratore della redazione abruzzese di Pressenza e di TeleJato.it. Ha collaborato con Adista, Primadanoi, Terre di Frontiera, Unimondo, Libera Informazione, Popoff Quotidiano e SocialPress. Ha curato, per oltre dieci anni, il sito personale del giornalista e regista RAI Stefano Mencherini, dove è stata curata la diffusione e la pubblicizzazione del documentario d’inchiesta «Schiavi. Le rotte di nuove forme di sfruttamento», con il quale è stata portata avanti la “Campagna di sensibilizzazione per l’informazione sociale”, in collaborazione con MeltingPot e Articolo21, e per la creazione di un Laboratorio permanente di inchiesta e documentari sociali in RAI, nata per rompere la censura televisiva del documentario d’inchiesta “Mare Nostrum”. Articoli su tematiche sociali e culturali sono stati pubblicati dal mensile Vasto Domani. Per contatti: redazione@wordnews.it

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