«Come devo commentare un 8 a 1 sul regionale e un 3 a 0 per i revisori? Facile: una vittoria pulita, netta, trasparente, che rasserena un ordine verso la compattezza. Auguri a tutti.» Questo è il messaggio apparso, nel mese di ottobre, sulla bacheca Facebook del professor Vincenzo Cimino, attuale presidente dell’Ordine dei giornalisti del Molise. Una carriera professionale iniziata a Roma e poi proseguita in Molise, con la direzione di diversi organi di informazione. Dieci anni presso il consiglio nazionale dell’Ordine e la nomina a Cavaliere della Repubblica hanno impreziosito il suo curriculum. Abbiamo deciso di intervistarlo per fare il quadro della situazione, dopo due mesi dalla sua elezione. E siamo partiti proprio dal risultato elettorale schiacciante. «Il dato più importante è l’affluenza – ha spiegato il presidente dell’Ordine -, generalmente in Molise andavano a votare intorno ai 250-300 pubblicisti. Ed era già una percentuale molto alta che si aggirava intorno al 60-65%. Questa volta, già dal primo turno, c’era la necessità di far confluire il maggior numero possibile degli elettori. Non per il risultato in sé, ma perché volevo una prova di forza.»
Che significa?
«Volevo una dimostrazione, perché dopo aver lavorato così assiduamente per diversi anni volevo che, almeno una volta, ogni tre anni i colleghi andassero a votare. Nonostante il Covid, nonostante la pioggia hanno votato circa 470 pubblicisti su 620 aventi diritto (con l’esclusione dei morosi). Su 470 aventi diritto al voto ho preso 426 voti validi.»
Una percentuale molto alta, stiamo parlando quasi del 92%. Un risultato bulgaro, ovviamente riferito al dato. Come si possono leggere questi numeri?
«Mi sono messo a disposizione dei colleghi per dieci anni e sono stato ripagato. Un risultato così importante prevede un altrettanto importante impegno da parte mia. È stato un lavoro di squadra. Mi ha aiutato anche il terzo seggio a Termoli, perché in passato i colleghi del basso Molise dovevano venire a votare a Campobasso. C’è stata più democrazia e più partecipazione. La mia gioia non è tanto il fattore numerico, la mia contentezza deriva dalla percentuale di anziani, dalla percentuale di colleghi che sono partiti da lontano, che hanno fatto centinaia di chilometri, per esprimere un voto. Un collega di ottant’anni è partito da Torino ed è venuto per darmi una mano. Queste sono attestazioni di stima che non posso trascurare.»
Questa “prova di forza” è legata esclusivamente ad un impegno personale o è anche una risposta dei colleghi molisani per cambiare pagina per quanto riguarda la gestione dell’Ordine?
«È normale che in campagna elettorale ognuno chieda il sostegno agli iscritti e si aspetta un bel risultato. Non ho voluto cambiare pagina perché, come diceva un famoso giornalista, lo sbarramento non lo fanno le leggi. Lo sbarramento lo fanno gli elettori. Finalmente possiamo dire che abbiamo messo una categoria al riparo da tutto, un risultato netto che ci dà grosse sensazioni di omogeneità. Oggi, possiamo dire che la categoria non è divisa. Più che bulgaro, direi, un risultato trasparente. Nessuno può adombrare dubbi.»
Quali sono le differenze con il passato?
«Innanzitutto l’impostazione. In un ambiente come il Molise ci sono circa 700 pubblicisti e 70 professionisti e tra questi ultimi dobbiamo toglierci i pensionati e coloro che lavorano fuori Regione. Quindi non vedo perché 700 persone devono farsi guidare da 70 colleghi. Settecento persone che versano la stessa quota. Dal punto di vista economico l’Ordine dei giornalisti del Molise è retto dai pubblicisti. Questo è un dato chiaro. Poi bisogna aggiungere anche un’altra cosa…»
Prego.
«Il professionismo in Molise non esiste.»
Che significa?
«Non esiste dal punto di vista contrattuale. Se togliamo alcune “oasi” non esistono contratti giornalistici degni di nota. Siamo una Regione piccola dove ci sono bravissimi giornalisti, molti dei quali sono pubblicisti. A volte per scelta loro, altre volte per scelta del mercato, altre volte per sfortune o per episodi che hanno contraddistinto la loro vita privata. Penso di essere uno di questi. Sono un professionista, tornato tra i pubblicisti. E lo dico con grande orgoglio. Sono felicissimo di essere pubblicista abilitato e come me ce ne sono tanti altri.»
Stiamo parlando del progetto di un Ordine unico?
«Sono per un Ordine unico, dove non esista l’esclusività professionale e dove tutti facciano l’esame. Esiste per tutte le professioni e, quindi, non vedo il motivo per il quale l’Ordine dei giornalisti debba avere un esame di stato appannaggio del consiglio dell’Ordine. Vorrei un corso di studi universitario con un esame stabilito dallo Stato. Questo è il mio desiderio. Oggi giorno il giornalista chi è? È l’editore che stabilisce chi diventa giornalista, è l’editore che fa i contratti e che ti dà la possibilità di sostenere l’esame, di diventare pubblicista o professionista. Oggi giorno se una persona vuole diventare professionista l’unica cosa che può fare è un Master. Come Ordine abbiamo tentato più volte di cambiare la legge professionale, ferma al 1963, dove non si parla nemmeno di posta elettronica, di giornali online. Ma, purtroppo, fino a quando la classe dirigente parlamentare non cambierà sia la norma istitutiva dell’Ordine e dell’esercizio della professione noi resteremo sempre fermi a cinquanta, sessant’anni fa.»
Qual è lo stato di salute dell’informazione regionale?
«Sono fiero dell’informazione regionale, lo abbiamo dimostrato e lo dimostriamo ancora oggi nell’emergenza Covid dove non ci sono grossi strafalcioni. Lo dimostriamo perché non ci sono grosse irregolarità nelle fasce protette. Sono molto soddisfatto. Poi se vogliamo parlare di qualità è normale che dobbiamo paragonare il prodotto a quello che l’editore offre. Giustamente se il giornalista è sottopagato non possiamo aspettarci grossi risultati. Però mi viene da dire che i giornalisti del Molise sono degli “eroi” e lo dico con grandissima onestà intellettuale. Noi abbiamo bellissime professionalità, come la persona che mi sta intervistando, che insistono nel voler dedicare tutta la loro vita, pur sapendo che avranno magri guadagni, tante querele ma molte soddisfazioni a livello intellettuale. Poche soddisfazioni a livello economico. E questo si ripercuote sulla vita privata. I giornalisti della nostra Regione fanno pochi figli, hanno poco tempo a disposizione, si sposano poco, passano da un Tribunale all’altro e, a volte, sono costretti a crearsi un loro giornale telematico, una loro testata per essere liberi di esprimersi nel miglior modo possibile. Sono tutti padroni della materia, sono tutti padroni del territorio ma poveri di finanziamenti in grado di poter elevare questa professione. La politica ha tentato di toglierci i mezzi, però la testa e la penna non ce la toglieranno mai.»
La qualità del giornalismo è possibile aumentarla anche con i corsi di aggiornamento?
«Ogni Ordine offre il suo pacchetto di corsi. Dobbiamo tener presente delle limitazioni del budget ma, nonostante questo, stiamo sfruttando le maggiori espressioni professionali della nostra Regione e metterle all’attenzione dei colleghi. Il Molise non ha soltanto il problema del precariato giornalistico o degli scarsi introiti. È una Regione piccola che soffre di tante difficoltà. I corsi sono importanti perché danno la possibilità di confrontarsi con il mercato e con i colleghi. Quindi ho preso i pubblicisti avvocati, i pubblicisti medici, i pubblici ingegneri e li ho messi insieme per dare loro dignità. Cos’è il pubblicismo? Come diceva l’On. Gonella, il fondatore del nostro Ordine, è l’elenco dei sapori e dei saperi. Questi ultimi sono legati alle professioni di ciascun pubblicista, mentre i sapori sono il gusto che il giornalista ci mette nell’amalgamare l’esperienza professionale a quella della scrittura. Non c’è giornalista migliore che il medico che scrive di medicina, l’avvocato che scrive di penale, il musicista che fa una critica di un concerto. Questo ho fatto all’interno dei miei corsi, ho messo le migliori professionalità al servizio dei colleghi, con grossi risultati.»
Come si comporta la classe dirigente molisana con il giornalismo regionale?
«C’è una forte commistione che è innegabile, che lega alcuni editori con la politica. Una commistione anche di sangue e non solo di amicizia e di affari. Il progresso tecnologico ha comportato che alcuni politici, in qualche modo, si sono creati un loro organo di informazione. E quindi, molti giornalisti sono diventati delle vittime. In un ambiente così piccolo è molto facile incidere attraverso editori o giornalisti. Nella nostra regione abbiamo un solo cartaceo e, paradossalmente, molti telematici che, molto spesso, trattano lo stesso argomento con il “copia e incolla” dei comunicati stampa.»
La politica cosa ha fatto?
«Una cosa positiva e una cosa negativa. La cosa positiva è quella di aver delineato una legge per l’editoria, insieme al sindacato e all’Ordine dei giornalisti. La politica ha dato una risposta, è venuta incontro alla stampa. Hanno messo i soldi a disposizione. Di leggi regionali ce n’era una sulla carta stampata, poi cassata in favore di una legge a tutto tondo. La legge 11 del 2015 cambiata ben 15 volte, mi sembra, nel giro di pochi anni.»
La notizia negativa?
«La politica dà dei fondi agli editori e i giornalisti devono sperare che gli editori prendano i soldi per essere pagati. Un controsenso. Un giornalista deve sperare che la politica paghi il proprio editore per poi, forse, prendere i soldi. Alcuni editori sono diventati, stranamente, pubblicisti. Alcuni editori hanno allargato le proprie redazioni facendo dei contratti a chi dicevano loro. Da questo punto di vista ho un’altra idea.»
Possiamo illustrarla?
«Da cittadino devo pagare le tasse e la Regione finanzia una legge regionale per i giornalisti. Ma i giornalisti e gli editori cosa danno alla società? La Regione paga un giornale, ma per cosa? Quindi io dico: diamo i soldi agli organi di informazione, ma purchè restituiscano al territorio qualcosa. Penso all’autoproduzione. Chi è che vigila? Come fai a quantificare la qualità di un prodotto editoriale? La Regione dà il 65% dei soldi per le maestranze assunte e il 35% per le spese generali, ma l’editore cosa sta restituendo alla società? Hanno stanziato un milione di euro ma alla fine le domande, che sono arrivate, non consentivano lo smaltimento di questa cifra. In base alle domande arrivate degli editori, aventi diritto al fondo, superavano i due milioni.»
E quindi cosa avrebbero dovuto fare?
«Fare una legge sull’editoria in base ai compartimenti. Ci sono dieci televisioni, dieci radio e, allora, mettiamo tanti soldi. Non creare un calderone. Sostanzialmente se, oggi, faccio un giornale telematico e assumo mia moglie fra tre anni rischio di prendere i soldi, senza che nessuno vada a verificare quello che ho detto. È un controsenso. Vorrei, come Ordine dei giornalisti, che la Regione dia a chi veramente fa informazione, con un auto produzione. Ma perché la Regione Molise deve pagare un giornalista scelto da un privato? L’editore sceglie il giornalista che dice lui e la Regione paga il 65% dello stipendio. Ma stiamo scherzando? Non è corretto.»
Facciamo un bilancio sulla legge dopo cinque anni.
«Ha migliorato l’attività dell’informazione? Bah. Ha migliorato le sorti dei giornalisti? Non mi pare.»
Che cosa ha prodotto la legge per l’editoria del Molise?
«Che le copie si sono perse, la pubblicità pure e gli editori hanno cominciato a litigare tra di loro per quei soldi. La politica ti dà lo zuccherino, ma poi ti blocca. Sfido qualsiasi editore, oggi, a fare inchieste contro chi, poi, a fine anno in qualche modo ti rimborsa per quello che fai. Alla fine i conti questi sono. Quante inchieste si fanno in questa Regione? Chi le fa? Quali risultati portano? Non è un caso che su 700 giornalisti ci sono 150-200 contratti. Gli altri che fanno?»
L’Ordine del Molise ha avviato le procedure legali per denunciare i siti pirata per contrastare l’esercizio abusivo della professione. Il fenomeno è vasto in questa Regione?
«Vengo da ventidue anni di iscrizione all’Ordine, conosco le realtà, conosco i colleghi, sono stato dieci anni al consiglio nazionale e sono entrato all’interno dell’Ordine per cambiare le cose. Un musicista che fa cambiare la musica. Abbiamo in Molise alcuni spazi, alcuni contenitori che vengono riempiti di informazione, di notizie, di articoli, di fotografie. La giurisprudenza è molto ferrea: laddove c’è un giornale, un blog, uno spazio, un contenitore che viene aggiornato con costanza, dove ci sono le pubblicità, che è identificativo di un territorio, che ha le sembianze di un giornale telematico che, però, non è scritto da giornalisti, ma da persone che fanno altre attività, allora c’è l’esercizio abusivo della professione.»
È vasto il fenomeno?
«In un territorio così piccolo di testate abusive ne ho riscontrate almeno sei. È talmente allarmante che questa mattina (ieri, nda) sono stato inondato di telefonate di colleghi che volevano sapere chi fossero. Ma questi abusivi nel Molise li vedo solo io o li vedono anche altri? Un tempo c’era la polizia giudiziaria che chiamava e chiedeva: “dove hai attinto questa notizia?”. Oggi non si sentono più. Questa mattina ho lanciato un’altra denuncia.»
Quale?
«Un direttore responsabile si dimette e l’editore continua a pubblicare. Ovviamente quel giornale telematico lo vedo solo io. Allora per ritornare alla domanda iniziale: perché Cimino ha preso il 92%? Perché in Molise molti colleghi hanno paura. Una persona che è capace, che ha tempo libero, che ha uno stipendio sicuro che viene da un’altra professione, forse, può rappresentare in questo momento colui che, in qualche modo, può tutelare i più deboli, gli indifesi, coloro che non hanno voce. Ho rappresentato e rappresento queste persone. Forse parliamo di un ambiente mafioso?»
È un ambiente mafioso?
«Diciamo che in Molise non si spara, però c’è la mafia bianca. E hanno scelto il presidente giusto. Non so per quanto tempo lo farò, per ora ho voglia di farlo. Magari tarperanno le ali pure a me, chi lo sa.»
Social e giornalismo. Come sta cambiando l’informazione? Quali sono i problemi da risolvere?
«Oramai gli amministratori si fanno la propria pagina e comunicano. Per me possono fare quello che vogliono. Ormai ci sono le persone che escono fuori con il cellulare, fanno i video e li mettono in rete. Questi non sono dei giornalisti, potrebbero essere dei comunicatori. Lo abbiamo visto durante il Covid e lo vediamo ancora. Molta gente va su Facebook, ma per avere la conferma accendono la televisione o leggono i giornali. Significa che comunque c’è scetticismo. Ho fatto uno studio con l’Agcom sulle fake news, abbiamo realizzato dei prodotti che stanno sul sito (odgmolise.it) che la dicono lunga sulle boiate, sulle notizie false, parzialmente false o ingigantite che navigano. E sono molto pericolose. Questa pandemia ha rafforzato la figura del giornalista.»
Quindi i comunicati stampa, realizzati da chi non fa questo mestiere, devono essere cestinati?
«Ricevo un comunicato stampa senza firma, senza un numero di telefono al quale chiamare per avere una informazione in più… ma questo è giornalismo? Quando facevamo i giornalisti noi, dieci, dodici anni fa, il comunicato stampa veniva ribattuto da capo, si telefonava. È una notizia che hanno tutti e non pubblichi niente di nuovo. Si parte dal comunicato per andare oltre. Se la notizia non viene diffusa da un giornalista non bisogna pubblicarla. Così si renderanno conto, non pubblicandola, che avranno bisogno di un giornalista. Se nessuno pubblicasse nulla si risolverebbe il problema.»
L’Ordine dei giornalisti avrà, a breve, una sua testata?
«Da 16 anni l’Odg del Molise non comprava un giornale, un Ordine che non compra un giornale. La prima cosa che ho fatto è stata una convenzione con la casa editrice Volturnia edizioni di Isernia. Quando è venuto Carlo Verna a Campobasso (presidente nazionale OdG, nda) lo abbiamo omaggiato con due libri. In passato, quando venivano i presidenti dell’Ordine regalavano i caciocavalli, i fiori. Carlo Verna ha dormito a Campobasso in albergo che si è pagato lui. Non per una questione di scortesia, ma ha capito che è cambiata la musica. Ho registrato un giornale al Tribunale perché ci sono tanti giornalisti in Molise che non possono scrivere da nessuna parte, perché non li fanno scrivere, perché non si piegano ai due o tre euro a pezzo. Questi giornalisti che rischiano la radiazione per inattività scriveranno sul giornale dell’Ordine. Oggi i colleghi possono leggere i giornali presso la nostra sede, possono collegarsi a internet. Abbiamo dato dignità all’Ordine dei giornalisti. Abbiamo sistemato l’archivio digitale. E voglio segnalare altre due operazioni.»
Quali sono?
«Abbiamo dato vita al primo corso di lingua spagnola, con apprezzamenti che ci vengono da altri Ordini professionali. Corsi di dizione e lettura espressiva fatti anche online. E l’anno prossimo altre due perle e la vostra è la prima testata che ospita questa notizia.»
Che notizia?
«L’anno prossimo l’Ordine dei Giornalisti del Molise sarà il primo, in Italia, a dar vita al primo corso, in assoluto, per la lingua dei segni. Verrà una Associazione qualificata da Roma, farà un corso a numero chiuso, e comincerà a spiegarci il linguaggio dei segni. Il mio sogno è vedere le televisioni locali offrire l’informazione anche alle persone più sfortunate di noi. Abbiano Vittorio Venditti, direttore di Gambatesa News, collega pubblicista privo di vista che mi ringrazia tutti i giorni, perché il nostro sito (odgmolise.it) è fruibile, con un programma, anche per lui. La dignità dei molisani si vede anche da questo. Dall’offrire l’informazione alle persone più sfortunate, ma più capaci di noi. Sfido chiunque a fare il giornalista senza vedere e a fare il giornalista senza sentire.»
Cosa può rappresentare il corso sulla lingua dei segni?
«Una valvola di sviluppo e di occupazione per i giornalisti, che possono imparare una professione.»
La seconda notizia bomba?
«L’Università degli Studi di Fisciano ha chiuso la Scuola di Giornalismo. Come è chiusa quella di Sora. Apre a Campobasso. L’Ordine dei giornalisti del Molise, il Corecom, l’Ufficio scolastico regionale, insieme al professor Pardini di Scienze Politiche, daranno vita ad un Master di primo livello per quindici persone. Vogliamo continuare a litigare tra di noi o vogliamo cercare di andare d’accordo?»
Prima di lasciarci dobbiamo affrontare la questione della sede dell’OdG del Molise.
«Non è a norma. Me ne sono accorto solo io. Ci stanno da più di dieci anni in via XXIV Maggio 137 e nessuno si è accorto di nulla. Questa cosa è molto strana.»
È anche gravissima.
«Il contenuto di questa notizia è molto grave. L’Ordine dei giornalisti del Molise, e lo può testimoniare l’avvocato Iacoponi che sta curando il percorso e il geometra Cinzia Cutone, sta in una sede dove non ci sono i bagni per disabili, non c’è la scala antincendio, non c’è la scala di sicurezza, ci sono le barriere che impediscono al disabile di salire e, soprattutto, nel contratto di locazione la sede non è aperta al pubblico. Come si fa a votare, a fare le riunioni, a fare il disciplinare, i revisori dei conti. Non dovremmo aprire la porta. Onde evitare che qualcuno ne risponda in altra sede nel corso della prima riunione ho disposto l’immediato trasferimento dell’Ordine. E voglio ricordare che l’Ordine è un Ente di diritto pubblico, ma nessuno si è accorto di nulla. Oppure ci sta qualcosa sotto?»
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2020-12-03 18:57:03
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