E mentre sono decenni che cerchiamo la verità sulle tante stragi di mafia, che proviamo a dare giustizia alle vittime e alle loro famiglie, mentre cerchiamo di diffondere la legalità soprattutto tra le nuove generazioni, ecco che in rete circola materiale facilmente riconducibile alla malavita e a tutto quell’ambiente schifoso e avvelenato.
Materiale che invece di essere immediatamente eliminato dalla polizia postale e dalle autorità preposte, sanzionando chi lo diffonde orgogliosamente, resta lì facilmente visibile e fruibile da parte di tutti.
Non mancano numerose condivisioni e like alle canzoni, chiamiamo così questo materiale scadente e vergognoso solamente per capirci, di tale Teresa Merante.
E' un modo per dare voce ai clan e ai tanti boss disseminati sul territorio italico?
Osannando le mafie, la malavita, il boss dei boss “Totò u curtu” con uno dei brani più gettonati assieme a “Il capo dei capi”, l’astro nascente nostrana si mostra in tutto il suo splendore, disprezzando magistrati, forze dell’ordine, cittadini onesti, calpestando così il sacrificio delle tante vittime cadute nella lotta a questo cancro maledetto che è la mafia.
Abbiamo provato a sentirla, ma ha rifiutato l'intervista.
Abbiamo inviato una mail (in data 6 gennaio 2021) anche alla sua casa di produzione. Molto attiva su questo fronte (la foto in basso è molto esplicativa). Ci hanno risposto con queste parole: «E' soltanto un racconto di canti della malavita, che fa parte della storia artistica del Paese da oltre 50 anni. Anche la Ferri cantava delle gesta dei carcerati. Le frasi riportate spesso sono contenute nei verbali delle forze dell'ordine. Queste canzoni non sono in alcun modo una forma di istigazione alla violenza.»
La “grande artista”, pur se calabrese, pontifica il boss di Corleone Totò Riina, indicando come infami i pentiti, i carabinieri e i poliziotti. Ne auspica il ritorno a casa in un commovente testo dal titolo “U latitanti”, chiedendo un ricongiungimento del povero boss condannato a stare lontano dal focolare domestico e dalla degna famiglia che lo attende sospirando.
Testi che spingono i molti fan a onorare e riconoscere i valori (inesistenti) della mafia, calpestando la memoria di grandi uomini e donne che hanno speso e quotidianamente impegnano la propria vita per riaffermare valori di onestà e legalità.
È gravissimo tutto questo. Soprattutto per le 150 mila persone che seguono la pagina Facebook della cantante, per i mancati controlli da parte di chi gestisce i social, per la sottovalutazione del pericolo che si annida dietro tale forma di diffusione della mentalità mafiosa, soprattutto tra i più giovani e tra le fasce di popolazione meno acculturate.
E anche per gli "scivoloni" di sindaci e delle amministrazioni comunali.
La musica che si fa “pizzino”, che istiga e rende la violenza e la morte contenuto di un linguaggio universale.
La violazione della legge come stile di vita, l’esaltazione della malavita e dei suoi protagonisti chiamati martiri, presi ad esempio, venerati sotto forma di canzonetta apparentemente innocua, ma al contrario pericolosissima e dagli effetti dirompenti.
La cosa più grave è permetterne la divulgazione in rete senza alcun ostacolo. Vogliamo quindi denunciare questo ennesimo fatto, invitando le persone a ragionare sulla capacità di infiltrazione delle mafie anche attraverso questi vergognosi metodi popolari e con versi come questi: "…se un solo galantuomo di Corleone sarà condannato noi salteremo in aria tutti"; "…se vedete le sirene della polizia sparate all'impazzata. La madre prega ogni giorno alla Madonna consacrata per il figlio/a arrestato/a".
Queste parole fanno veramente pena. Ma anche schifo.
Dipende dai punti di vista.
Adriana Colacicco, fondatrice insieme a Gerardo Gatti, del Progetto di Vita ha commentato con queste parole la vicenda: «Questa “cantante” vanta un numeroso repertorio di “canzoni” nelle quali definisce i mafiosi “campioni e martiri” che sono perseguitati da infami, traditori come collaboratori di giustizia, polizia e carabinieri. Ma non è tutto, nei testi c’è il disprezzo per la legge e il richiamo a onorare la cultura mafiosa. Nomina velatamente e indegnamente i Giudici Falcone e Borsellino con queste testuali parole “due giudici gli erano contro e arrivò per loro il giorno, li fece uccidere senza pietà ed è questa la realtà, lui da tutti era rispettato c’era di mezzo pure lo stato tutti onore gli hanno portato e zu Totò veniva chiamato, questa è la storia du zu Totò”. E ancora nel testo “U latitanti”, dedicata al latitante Rocco Castiglione, invita a sparare contro la Polizia. Ma ci rendiamo conto di quanto pericoloso sia il suo messaggio? Quale effetto possono avere queste canzoni diffuse ampiamente in rete? Quanti messaggi nascosti dietro queste “Canzoni”?»
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2021-01-07 18:38:03
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