Tornano in piazza i cittadini umbri preoccupati per le sorti della regione in tema di trattamento dei rifiuti.
Un problema mai risolto in una regione che ha vissuto anni difficili per la presenza di inceneritori e cementifici dove bruciare i rifiuti prodotti: in un anno ben 470 kg di rifiuti urbani pro-capite.
In questi ultimi anni si è molto lavorato per arrivare a livelli importanti di raccolta differenziata, ma questo non basta. Come denunciano i rappresentanti dei comitati e delle associazioni ambientaliste, oltre ad aumentare la raccolta differenziata (che in alcune zone ancora non raggiunge livelli sufficientemente adeguati), occorre prevedere un ulteriore trattamento meccanico della stessa per recuperare ciò che non è stato ben differenziato e realizzare un'economia circolare per la chiusura del ciclo dei rifiuti che ne preveda riduzione, riciclo, riutilizzo.
Diventa essenziale considerare i rifiuti come risorsa, recuperare le materie scartate per trasformarle in materie prime-seconde e dare loro una nuova vita.
In questi giorni i comitati e le forze politiche di opposizione sono tornati sul piede di guerra dopo aver denunciato, da parte della giunta Umbra a guida leghista, un netto passo indietro rispetto alla visione green che si sta ormai diffondendo nel mondo in tema di rifiuti. E se molte esperienze in Umbria hanno raggiunto ottimi risultati anche grazie al diffondersi di una nuova sensibilità tra i cittadini, la politica regionale torna a prospettare un ritorno alla combustione dei rifiuti nei cementifici e negli inceneritori.
Denunciano infatti gli ambientalisti e gli esponenti in regione dei 5 Stelle, che la giunta guidata dalla Presidente Donatella Tesei avrebbe aperto, attraverso le richieste relative ai finanziamenti del Recovery Fund in tema ambientale, a soluzioni che guardano essenzialmente alla creazione di impianti di produzione di Css (combustibile solido secondario) da bruciare nei cementifici di Gubbio; non solo, nei progetti della giunta vi sarebbe anche l’eventualità di un impianto a Terni per l'essiccazione dei fanghi di depurazione delle acque reflue e relativa termovalorizzazione.
Una scelta incomprensibile da parte della giunta umbra che preoccupa, e non poco, associazioni, comitati e rappresentanti delle istituzioni da sempre impegnati nella questione mai risolta della chiusura del ciclo dei rifiuti.
Non va dimenticato che alcuni territori come l’alta Umbria e la zona del ternano, interessata anche dalla presenza del sito siderurgico Ast, registrano livelli di inquinamento allarmanti. In particolare Terni è uno dei 40 siti di interesse nazionale (SIN) inseriti nello Studio Sentieri, lo studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti a rischio inquinamento che evidenzia il rapporto causa-effetto tra fonti di esposizioni ambientali ed eccessi di mortalità. La preoccupazione degli umbri non può essere sottovalutata.
Una forte mobilitazione dei cittadini sta cercando di modificare, non da ora, le scelte di una politica caratterizzata da un gravissimo atteggiamento di negazionismo ambientale alla base di molti provvedimenti adottati dalle varie giunte locali. Pur pagando un prezzo altissimo in tema di patologie oncologiche e respiratorie, specialmente in determinati territori della regione un tempo definita il “Cuore verde” del paese, ancora una volta le istituzioni non sembrano voler abbracciare la nuova cultura ambientalista che richiede soluzioni totalmente diverse dalla combustione dei rifiuti e dalle discariche.
Molti cittadini hanno manifestato sotto il palazzo della Regione a Perugia, il Comitato No Inceneritori di Terni ha convocato per sabato prossimo alle ore 15:00 un presidio sotto Palazzo Spada, sede del Comune, anche per capire la posizione della giunta guidata dal Sindaco della Lega Leonardo Latini riguardo le proposte regionali.
Ancora una volta i cittadini si mobilitano per contestare le scelte della politica che, come spesso accade, guarda prima agli interessi economici ed imprenditoriali del problema, anziché valutarne gli aspetti legati alla salute e alla corretta gestione del territorio.
L’Europa, che sta investendo su una necessaria e non rinviabile svolta green in tema di energia e politiche ambientali, sembra sempre più lontana dalla piccola Umbria destinata a diventare la pattumiera d’Italia qualora venga meno l’obiettivo principale, quello cioè di un'economia circolare dei rifiuti con una effettiva riduzione e un riutilizzo degli stessi, allo scopo di allontanare definitivamente la scellerata soluzione delle discariche e dell’incenerimento.
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2021-01-28 11:25:04
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