Dopo anni di inchieste e sentenze è arrivata, finalmente, l'audizione alla commissione Antimafia, presieduta da Nicola Morra. La storia di Luigi Ilardo, cugino di Giuseppe Madonia (detto Piddu) e, poi, confidente dello Stato, è la storia di questo Paese malandato, corrotto. Legato a doppio filo alle criminalità organizzate. Sin dalla sua nascista. L'Unità d'Italia, il regalo del potere precostituito, ha istituzionalizzato le mafie: Cosa nostra e camorra. Un bellissimo regalo, insieme alla questione meridionale. Ma questa è un'altra storia.
In questo Paese, parafrasando il poeta, "orribilmente sporco" lo Stato – nel corso della sua storia – ha ammazzato i suoi cittadini perchè la verità è sconvolgente. Chi tocca certi fili muore e viene pure diffamato dopo la morte. Certe verità non possono assolutamente essere rivelate. E sono tanti gli episodi che ancora sono stati lasciati, intenzionalmente, nell'oblio della storia: dalla strage di Portella (1947) alla strage di via D'Amelio (1992), dalla morte del medico (che operò quel pezzo di merda di Bernardo Provenzano) Attillio Manca (2004) alla morte di Luigi Ilardo (1996).
L'ex mafioso Ilardo, in collaborazione con il colonnello dei carabinieri Michele Riccio (alla fine dell'articolo i link con le interviste), aveva fatto arrestare diversi mafiosi latitanti. Insieme avevano messo gli occhi e le mani sul più famoso dei latitanti. Il boss dei boss Provenzano. Operato alla prostata proprio da Manca (ucciso dallo Stato corrotto perchè aveva riconosciuto quel mafioso violento e malato). C'era (è c'è ancora) una Trattativa in corso.
La TRATTATIVA con le mafie (a caratteri cubitali così lo possono capire meglio quei negazionisti da quattro soldi, gestiti da alcuni vertici delle istituzioni interessati a depistare la storia degli ultimi anni) è ancora in corso. Questo è un Paese che si fonda sulle TRATTATIVE con le mafie.
La fonte «Oriente» (Luigi Ilardo) – nascosto alla mafia e alle istituzioni – porterà lo Stato a pochi passi dal casolare che "ospitava" Provenzano. Lo Stato preferirà lasciare il mafioso in latitanza (libero di scrivere i suoi pizzini) e farà uccidere (Catania, 10 maggio 1996) l'uomo che aveva deiso di "saltare il fosso".
Quando finiranno questi accordi indicibili? Quando verrà tagliato il "nodo politico"?
Quando la finiremo di chiamare quell'altro pezzo di merda di Matteo Messina Denaro latitante e cominceremo a definirlo "mafioso protetto dallo Stato deviato"?
Per ora ascoltiamo Luana, una donna dignitosissima che, da troppi anni, sta portando avanti la sua battaglia. La vicenda di suo padre Luigi è emblematica, l'archétipo dell'accordo tra Stato (deviato e schifoso) e mafie.
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Audizione in Commissione Antimafia
martedì 16 Novembre 2021 ore 20:00
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2021-11-20 11:45:04
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