Laureatosi, sposa Margherita Castagna, con cui avrà cinque figli, e apre il proprio studio legale, che diverrà luogo di ritrovo e di cospirazione per gli antifascisti piacentini. Iscritto al Partito Popolare già nel 1921, dal 1930 il suo antifascismo diviene militante, in particolare nel Movimento guelfo d’azione. Alla caduta di Mussolini, Daveri ne brucia pubblicamente un ritratto, per cui mesi dopo verrà spiccato un ordine di cattura nei suoi confronti.
Dopo l’Armistizio è tra i fondatori del CLN, nel quale rappresenta la Democrazia Cristiana. Nel marzo del ’44 ripara in Svizzera sotto falso nome senza mai recidere il legame con la Resistenza emiliana, ma, anzi, iniziando a svolgere il ruolo di contatto fra la stessa e gli Alleati come membro dello Special Operation Executive, il servizio segreto inglese. Rientra in Italia, a Milano, e proprio qui, il 18 novembre ’44, è arrestato e rinchiuso a San Vittore a causa degli errori di alcuni compagni di lotta.
Già debilitato, nel gennaio ‘45 è deportato a Bolzano e da lì, con l’ultimo convoglio italiano, a Mauthausen, dove arriva il 7 febbraio. Assegnato a Gusen II, è finito a bastonate dalle SS il 13 aprile ’45, a poche settimane dalla liberazione del campo.
A Francesco Daveri è oggi intitolata la via di Piacenza ove sorgeva il suo studio legale e una targa lo ricorda.
fonte: ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti
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2022-01-01 18:08:03
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