Quando inizia l’occupazione tedesca, è solo questione di tempo prima che anche gli ebrei bolognesi diventino obiettivo delle SS e dei loro alleati fascisti: il 3 gennaio ’44, l’ordine di arresto per gli ebrei presenti sul territorio arriva anche a Castiglione dei Pepoli.
Elsa e il figlio Gino sono tratti in arresto (l’altro figlio, Gustavo, no, in quanto coniugato con una donna ‘ariana’, per usare l’assurda e criminale terminologia nazifascista), mentre Achille muore nel corso dell’arresto. Dopo pochi giorni, arriva l’ordine di trasferimento al campo di Fossoli, ma per motivi sconosciuti sono invece indirizzati al campo di Ravenna.
Da qui, Elsa e il figlio sono trasferiti a Milano, dove inizia il loro ultimo viaggio, quello con direzione Auschwitz: partono il 30 gennaio, arrivano il 7 febbraio. Elsa non supera la selezione iniziale, è uccisa in una camera a gas il giorno stesso. Anche Gino non sopravvivrà.
Alla loro memoria sono dedicate tre pietre d’inciampo in via S. Margherita, ad Ancona.
I nomi di Elsa e Gino sono ricordati anche nella lapide dedicata ai deportati senza ritorno posta dalla comunità ebraica bolognese in via Finzi.
fonte: ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti
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2022-01-03 18:14:26
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