Chiamato a combattere nel corso del secondo conflitto mondiale, all’8 settembre è rinchiuso in un campo di raccolta per essere deportato, ma l’intervento del padre riesce a ottenerne il rientro a Bergamo. Giunto a casa, però, Aldo non ha dubbi sulla strada da intraprendere e sale in montagna, unendosi alle brigate partigiane.
La sua esperienza nella Resistenza dura quattro mesi: nel gennaio ’44, nel corso di un rastrellamento, è catturato a Zambla (BG).
Per mesi viene ripetutamente interrogato e torturato, passando anche una notte in cella di sorveglianza, ma non tradisce i compagni. Dal carcere di Sant’Agata (BG) a quello di San Vittore e poi al campo di Bolzano, da cui Aldo viene deportato il 9 ottobre verso Dachau. Sopravvive alle privazioni del lager tedesco e torna a Bergamo, ma solo nel luglio ’45, perché, in quanto membro del Comitato italiano, è fra gli ultimissimi a lasciare Dachau.
Nella sua città natale, Battaggion torna a dedicarsi anima e corpo alla sua passione, debuttando anche nella nazionale italiana di rugby. L’amore per la palla ovale lo accompagnerà per tutta la vita, come giocatore, allenatore e dirigente, risultando una figura fondamentale per la diffusione del rugby a Bergamo.
Muore nel 2007, il 15 marzo, all’età di 85 anni.
Per approfondire:
A. Bendotti, Banditen. Uomini e donne nella Resistenza bergamasca, Il filo di Arianna, Vilminore di Scalve, 2015.
Si ringrazia Leonardo Zanchi di ANED Bergamo per la revisione.
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2022-01-16 18:13:52
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