14 marzo 1972
Steve legato al trono fingeva di essere Re
in attesa della primavera obliqua
Feltrinelli saltava dal traliccio
gli anni a specchio 52 25
la lana dei pioppi
il cinema
il Niagara cittadino
per la donna suicida,
tessile la luna sotto il ponte
un lago l’ingresso delle porte
blues per le nobildonne
mancine pronte a salire
nude sulla sella della Rumi sibilante
col motociclista di cuoio
– io voglio farti un dono di Miele
e voglio un dono-
di carta a sera la casa dei Lefevre
che guarda la chiesetta neogotica
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prima digressione amorosa
abitarono i pittori nel monastero
fra vampiri
il cuoco senza denti
lungo il fiume
sotto la quercia grande
il rabdomante con occhi da sarto
sfiorò la sposa turchese
luttuosa
tra fruste di vento
presso Subiaco a cercare
il ritratto della Morte a cavallo
Steve pensò
a San Giorgio che uccide il drago
e al cavallo di Guernica.
ci furono baci fra i ciclopi
anice e serpenti sul prato clandestino
verso Tivoli l’ansimare e gli urli della Sybilla
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quadro di Steve
il quadro di Steve è un volto di catrame
con tre occhi
due bocche
il collo alla Sironi
su fondo rosa
sembra che tremi
e di cannella.
il busto è una notte con la luna
in eclisse
a sinistra sulla parete inesistente
tre carte da gioco
a forma di cuore
che, dice la Cabala, è numero dell’atto che s’annoda
con la lingua della rossa
col collo di sedano
sulla collina dei tradimenti
dove le cagne partoriscono
e si suicidano i galli
nell’annunciare
la morte delle stelle
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quadro di Vittorio
Steve il quadro di Miele
non lo prese mai
ed è
un amuleto che il figlio
donò al poeta di amnesie
e digressioni acrobatiche
ci sono papaveri di fuoco
su campo giallo
un intreccio di vite senza l’uva
che tocca il cielo
nel vetro di due finestre simmetriche
sul muro che tende al celeste
la vite è donna dolente
che si china
per pietà forse per sonno o forse
vergine per sempre,
per la Cabala il papavero è 90
la porta della casa è chiusa
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seconda digressione amorosa
erano da santa le sue bocche
Steve le sfiorò i calcagni
poi fecero l’infinito
come cani e mosche
nuotarono
e si chiusero per morire
tornarono i naufraghi
da Gibilterra
sul Fibreno la più bella di Francia
rinunciò a ballare
e diventò albicocca in agosto
fra le sabbie del Tirreno
senza trucco.
poi cantò
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posizione del Quadro nella casa dove sostavano i cavalieri nelle transumanze
la porta è di lacca rossa, per la cabala è 2
e si attraversa senza aprirla
sulla porta una piccola opera celeste e nera di Rocco Pellegrini
il Quadro fa angolo con le battaglie
e il disertore
in alto la Coca-Cola di Joseph Beuys a Köln
sotto mele d’oro per l’Hercule di Agatha Christie
il quadro en plein air rovesciato
sul cavalletto
la finestra con tendine all’uncinetto
filate dalla vedova
al mattino furiosa
per il canto del gallo
il piatto Frate vento
souvenir di nozze
la Primavera di Stabia per Susy Rrose
nell’anniversario della morte
l’Ombra rossa del Beaubourg
un taglio obliquo sul matrimonio
festeggiato a colpi di mitraglia fra le querce
l’Odissea
la Singer restaurata
e protetta da un’eclisse di legno
l’autoritratto di Edipo accecato da conchiglie
lui che dell’oceano
aveva misurato l’intero orizzonte
sul davanzale Nostradamus
la Fanciulla con turbante di Vermeer
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di Luciano Caruso la Stele e l’Ombra
una cornice vuota
chiavi
La vera smorfia antica e moderna
petali secchi nel cesto di vimini
Libri Tibetani
Alchimie e Storie di Santi
l’amica con nome di fiore
nella sua dimora trasparente
una foto di Steve che legge questa elegia
rose finte nella campana di vetro
la cartolina con Miele nello studio
una lettera spedita dal calligrafo
a Scardanelli
misteriosamente arrivata
Il Qohèlet di Salomone
Il Duende di Garcia Lorca
Il Ritratto dell’analfabeta Almerinda Marsella
morta a 37 anni
che disse
I penze ca L’Alma è la lengua
l’Anima Rossa di Isadora Maria Carmen
e quindi sciarpe
La Ruota di Duchamp e Mutt
in vetrina i Galli portoghesi
con l’antenato che da morto cantò
sottosopra un autoritratto in forma di Regina Giovane
che abdica
perché scoperta
ad essere in Fiore
un collage di Gianni Fontana per Sirena e Swing
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un tondo di Alberto D’Alessandro ciclamino
una scultura sonora di Mario Velocci
che sa sezionare l’anatomia del vento
l’Ombra di Steve fra manichini
ad Amsterdam
un’Isola dei morti
con cani invisibili
che attraccano a cercare cantanti muti
un Polifemo con occhi elettrici
costellato di oro zecchino
fra le carte il giubbotto rosso di Théophile Gautier
quattro Vulcani e un Monte di Maria Villano
la foto sfocata di Calia
Fiori gialli su gambi misteriosi di Alberto Mancini
l’Albero a forma di pallone di Rocco Zani
dal Messico:
trasparente il cappello di Tex
decorato un teschio che ride
Teotihuacán dove nascono gli dei
e degli dei le mogli
una forma di scarpa per modellare le ali a Mercurio,
evocato il ritratto spento di Francesco
che si dilettò di sonar di liuto,
i figli bambini di Steve
a guardia di Rauschenberg Robert
Raffaello cieco
uno scrigno di cipria
un gufo
in bella vista cristalli
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tazze
e la teiera rococò
sulla parete di fronte Virginia Woolf
somigliante alla sposa fra gli incensi
araldica Susy Rrose che era stata ballerina di tip-tap
e di bolero
lei guarda ad occhi chiusi
ombre di leggii color lingua di cane
due foto al Vicolaccio di Paolo Sangermano
Shauna e Pompilio ridenti in California
Arianna e Carlo sposi a Perugia
in una foto azzurra
Steve con Rosella
Kounellis
Arianna
Sergio e Piero
il Castelletto dei Baronio distrutto per Gioia
rievocato da Bruno la Pietra bibliofilo simmetrico, in dialetto
il figlio di Steve laureato all’Aquila con corona d’alloro
e bambino con la sorella a disegnare
la Terra Desolata dove si perse Steve e rinacque
con quella dell’Aprile più crudele
La Chambre d’ècoute verde di Magritte
l’Ulisse. Yes
i Cantos di Pound
i Sonetti lussuriosi
i Sonetti alchemici di Cecco D’Ascoli e frate Elia,
Atanor
la foto di Camilla cagna in calore e casta,
una diva
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presocratico e ustorio lo specchio che riduce in cenere
gli amanti clandestini
Steve che si pavoneggia bambino Anassimandro in bicicletta
il ritratto di Calliope maitresse dell’Epica e dell’Elegia,
invisibile Eraclìto a risolvere cruciverba, anagrammi e rebus
lungo il fiume che risale,
invisibile la pistola di Jarry con l’assenzio di Collepardo
dove nel pozzo s’inabissò la stella
Apollinaire,
invisibile il diploma di Steve
Volatore Patafisico Partenopeo
redatto dal Rettore Magnifico Mario Persico
e dal segretario Mimmo Grasso,
invisibile il fingitore aureo Mário de Sá-Cárneiro
suicida col frac in un alberghetto di Montmartre che s’inarca
come anestetico stricnina la cicuta cupa
IO NON SONO IO NÉ L’ALTRO
e il desiderio postumo essere condotto da un asino andaluso
all’estrema dimora
scortato da acrobati, pagliacci e fruste
di anni 26 il 26 aprile 1916,
visibili l’uroboros che inghiotte la sua coda di miele
e KAULAKAU
infine nell’ovale dorato, piedi di vento, IO CHE È UN ALTRO
in papillon
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11 ottobre 1943
c’erano bouganvilles
di benvenuto verso la grotta della polvere
quando nasce il fucsia
nelle narici
che scompiglia
i cani col terrore nella coda
farfalle nell’autunno infedele
di ballerina a ore
papaveri da sparo
e aviatori:
la casa degli sposi saltò
con i suoi coralli
il pavone nuotò fra pavonesse
lungo la strada che portava
al tumulto dopo il duello
fra oleandri e lillà
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11 di ottobre 1943
disegni del terrore
le Deposizioni si somigliano
Ensor, Munch e Soutine
le madri
sul balcone fra impiccati di collina
smemorata la memoria
un Cantico dei Cantici
tra fili di ferro
in forma di spine
le donne non hanno più collane
come quelle che sparavano
oltre il ponte
romano sul fiume
alle terme torneranno dipinti
cocomeri
nuvole
Pierrot
e soubrettes di schiena
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via Casilina Sud n° 16
Bonaviri respirava al piano secondo
e ascoltava dal terzo il Pneuma notturno e greco
del maestro con la coppola
sbudellato in Calabria
per difendere l’onore
fra corpetti da signora
arrivavano i compagni di viaggio
Mario disegnatore di conchiglie
Ettore pittore di colline circhi e cavalli delle giostre
Adolfo e i suoi nudi d’assenzio e capretti
Fernando con salamandre e ramarri
Massimo papillon a pois
Marcello camicia a righe e senza cane
Nestore stupore di satiro sotto il melograno
Giovanni Savani patriarca
Mario col basco
Alfredo Bonazzi ergastolano e poeta graziato
in lontananza il Purgatorio di Cacume
e Montegemma ricco di acque
di cavalli
di pecore
fra i recinti nei Lepini misteriosi
Libero De Libero fermava i temporali,
quando Steve arrivò
impersonale insonne ed eliotiano
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conobbe il Giardino degli Ornelli
conobbe il progettista di organi che donava lunarie
ascoltò concerti di corno e seppe
di ceneri disperse
fra erbe di cicuta
conobbe Oscar, Nunziatina
e il figlio poeta di corte, aviatore.
Poi arrivò Arsenio Lupin truccato da Santa Lucia
per accecare i vedenti
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ritratto ed eleganza di Vittorio
Vittorio amava i foulards
e le giacche a scacchi:
in Canada forse sognò il Niagara del Liri
andò a Pesaro con l’850 di sabbia
sostò su un greto che a Steve evoca
il lago di Zurigo
e la torre del pazzo che ascoltava urla
di guerrieri morti da secoli
abitò nella casa di Rossini
virtuoso di Viola
di Cembalo
e di Gazze
ascoltò la Bohème di Puccini
e si commosse al valzer per Mimì
pianse anche per Aznavour
Chansonnier con la bocca sottile,
dipinse case rosse
nevicate su San Lorenzo e nevi nel Québec
con i suoi suicidi
aveva i baffi di Errol Flinn
a Venezia sotto il Ponte dei sospiri
si fotografò insieme alla turista con le perle
rubate a Hercule Poirot
scopritore di trame
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terza digressione amorosa
– i suoi occhi nella valle sono di basilisco
che cammina
nuda vestita
lei è tornata dalla City,
allumeuse si è apostata all’ombra del gelso
e mi ha donato – ha detto Steve – il 49 che è miele
l’8 che è coda di serpente
il 36 che è cipria
poi è fuggita lungo il fiume
si è persa
ed è stata mela
disegnata da dita di tabacco –,
tutti gli specchi della valle hanno tremato
nello splendore dello spleen
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opere di Vittorio Miele senza cronologia e finale autoritratto
il muro è Raccoglimento
l’altro muro Terra arida
Arlecchino è chitarrista
avara l’altra terra
Rossa con Casa rossa
e pioggia nera
in viola la donna col cappello
di ballerina stanca
il cascinale fra le canne è quieto verso il monte
la casa evoca uno dei quattro paesaggi di Modì
l’Autoritratto è inquieto
e la natura è morta verso la neve
a Parigi affollato il boulevard,
pensoso con cravatta e coppola
il 2° Autoritratto
verso la primavera gli alberi bianchi
le nuvole e farfalle sui vestiti
un interno del Québec
poi la Donna fra i papaveri
Natura morta con pannocchie;
c’è un nido invisibile fra gli ulivi
forse comparirà Penelope da Itaca
sfinita al mattino per la seconda
prima notte di nozze
e, forse
Irene Papas o la Callas che, ora cenere, cantò
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adesso che conosce tutto
è irriconoscibile
nel suo sogno di cieco vedente.
ora Steve è la sua mente
e il suo Autoritratto,
anche
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