Oggi sono sempre di più le donne, giovani e meno giovani, che come tante volte il cammino della Storia ha dimostrato, sentono di doversi impegnare per costruire la pace. Tra le molte iniziative quelle promosse dagli Stati Generali delle Donne e l’Alleanza delle donne che hanno voluto dedicare questo 25 aprile alle Donne costruttrici di pace perché è maturo il tempo di costruire presidi di resistenza e di tendere tra loro dei fili con ostinazione e soprattutto con coraggio.
Il coraggio di noi donne esprime il senso dell’impegno nel tessere di città in città una rete per far sentire meno sola chi non si rassegna al linguaggio della violenza, della indifferenza, della guerra.
L’invito oggi vuol essere anche un richiamo a non dimenticare le donne tutte che non si sono mai arrese nella lotta per l’affermazione dei diritti.
UNA PER TUTTE DA NON DIMENTICARE: VERA VASSALLE
Vera, che nel 1943 aveva 23 anni, la poliomelite l’aveva resa menomata ma non le aveva tolto il coraggio di dire no al fascismo.
Si unì alla Resistenza. Entrò in un gruppo coordinato dal marito di sua sorella, Manfredo Bertini, che aveva il dovere comunicare con gli Alleati, arrivati da poco a Salerno, per chiedere di lanciare con gli aerei armi e attrezzature in Versilia, dove i partigiani stavano organizzando diverse azioni contro i tedeschi e avevano bisogno di rifornimenti.
Non era un compito semplice, soprattutto per Vera resa fragile dalla zoppia , ma lei non esitò e nel settembre 1943 partì da Viareggio per avventurarsi in un’Italia tra guerra e guerriglie. Andava in bicicletta, a piedi, qualche volta in treno, qualche volta chiedeva passaggi. Arrivò fino a Napoli, e poi a Taranto, dove per un breve periodo fu addestrata dall’OSS, l’intelligence statunitense. Prese contatti con ufficiali americani e inglesi, assunse il nome in codice di Rosa e, recuperata una ricetrasmittente, iniziò un viaggio rocambolesco, attraverso Puglia, Campania, Sicilia e infine Corsica. Riuscì a rientrare in Toscana solo nel gennaio del 1944, sempre portando con sé la ricetrasmittente.
Vera divenne quindi “Radio Rosa” e da quel momento, curò i collegamenti tra il CLN e alleati per organizzare i lanci aerei di armi e rifornimenti
Dopo la guerra Vera sposò Mario Robello e tornò alla sua vita “normale” di maestra di scuola elementare. Non si vantava del suo eroismo durante la guerra, né pensava di aver fatto qualcosa di straordinario, nonostante avesse ricevuto la Medaglia d’oro al valor militare.
Per troppe donne coraggiose è stato normale se non doveroso ritornare nella dimensione domestica e familiare, rinunciando alla vita politica e pubblica.
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2022-04-25 18:58:43
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