Tante, troppe le vittime; tantissime le famiglie in cerca della verità. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Alessandra D’Alessio (psicologa e psicoterapeuta , Responsabile Ufficio Psicologia Militare del Nuovo Sindacato Carabinieri), con la dottoressa Monica Giorgi (Presidente NSC, Nuovo Sindacato Carabinieri) e con due familiari di vittime: Leila, sorella di Lamin Ben Yahia, carabiniere che si è ucciso a 23 anni il 19 agosto del 2019 e Nadia, moglie del luogotenente dei carabinieri che si è sparato un colpo di pistola in casa all’età di 47 anni, nel 2015.
Strazianti le testimonianze di chi, devastato dal dolore, deve anche affrontare in totale solitudine un difficile percorso per avere giustizia: morti archiviate forse troppo velocemente, collegando quasi sempre la causa alla depressione o ai problemi personali.
Un argomento complesso e articolato quello dei suicidi all’interno delle forze dell’ordine, così come complesso e articolato è l’ambito di appartenenza. Resta il grande problema legato alla forte gerarchia, ai rapporti tra colleghi e, purtroppo, al mobbing che sempre più spesso emerge prepotentemente da queste storie.
Trasferimenti punitivi, demansionamenti, note di demerito: il forte senso di ingiustizia, la solitudine, l’impossibilità e le difficoltà spesso di essere ascoltati.
Il fenomeno delle morti all’interno delle forze dell’ordine è divenuto oramai dilagante; dati allarmanti che non possono più essere taciuti.
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2022-07-08 16:17:58
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