Una diffusa rassegnazione si è impadronita di molti, certi che nulla potrà cambiare, nella società e nella politica. È uno stato d'animo che smorza ogni entusiasmo e, lentamente, ci spegne dentro. L' intera storia dell'umanità è segnata da momenti simili, che determinano un rifugiarsi nel privato.
La rassegnazione deriva dal corto respiro che diamo alla nostra esistenza e al nostro modo di viverla.
Cresce il disincanto su noi, sugli altri e sulla realtà, perché abbiamo abbassato il cielo dei nostri desideri, restringendolo all'orizzonte del nostro io. Non crediamo più nella comunità degli esseri umani, e le nostre passioni sono diventate tristi.
Abbiamo paura della vita e stiamo perdendo la speranza. Tale condizione esistenziale crea crescente spaesamento e angoscia, e ci rinchiude in spazi sempre più chiusi ed angusti. È questa la peggiore claustrofobia: quella del cuore e della mente.
Occorre uscire fuori, incontrare gli altri, riaprire i cuori alla ricerca del destino comune, al gusto dell'impegno comune.
Abbiamo bisogno di una nuova "agorà", che sia prima di relazioni umane e poi politica.
Si può, si deve.
Perchè solo così si ricomincia a vivere.
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2022-08-17 12:24:21
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