Ogni giorno, qui a lavoro, mi sento osservata e sotto giudizio, ma continuo a passare prosciutto e salumi vari, pasta, verdura, dolci, frutta fresca e secca, scatolame, pane, ecc, sul lettore di codici a barre. Può sembrare monotono come lavoro, e in effetti lo è, però mi piace immaginare come verranno consumati tutti questi alimenti; almeno, immaginando, riesco a guardare qualcosa che non siano solo le occhiate cattivi di molta gente. Altra cosa che mi piace moltissimo è il registratore di cassa che vede i numeri cambiare costantemente. I numeri mi piacciono da sempre, da che ne ho memoria. Anche il mio percorso di studi scientifici me li ha fatti amare e, poi, coltivare; ma non sono diventati il mio lavoro. Non sarei credibile, credo, come insegnate per molti alunni e genitori che mi prenderebbero d'assalto, come un bersaglio da centrare, colpire e affondare. Quindi, meglio non insegnare e restare tranquilla nella propria bolla magica.
Ricordo la mia maestra delle elementari quando mi diceva che ero un genio in sregolatezza per quanto riguardava la matematica. La maestra Lola mi diceva sempre che per nessun motivo al mondo avrei dovuto lasciare i sogni chiusi nel cassetto, perché nessuno può essere talmente presuntuoso da far finta di non sapere cosa gli piace davvero fare. Bene, per certi versi non l'ho ascoltata e non me ne pento. Però, stando a ciò che mi diceva lei, sono stata presuntuosa? Forse! Ma pazienza. Meglio evitare di dare carne fresca in pasto ai piranha di questa società.
Il mio umore varia a seconda di come mi sveglio la mattina. Sì, sono lunatica e me ne vanto. E al diavolo tutti questi finti sociologi che se c'è il sole ridono, se piove ridono, se nevica ridono, se s'innamorano ridono, se vincono un premio ridono, se vengono lasciati piangono, se sono tristi piangono, se non fanno le vacanze piangono… che palle!
Io non sono così; non amo ridere o piangere per convenzione. Diciamo che, da quando ho frantumato la mia intera esistenza per costruirne una nuova, mi godo ciò che arriva, in modo pieno e senza preclusioni, dovesse essere anche un pianto ininterrotto.
Tuttavia, nonostante i miei sforzi, spesso sono triste, ma non fingo che sia tutto ok, che tutto vada per il verso giusto. Non mi piace fingere e non comincerò ora, neanche se ne andasse della mia stessa vita. Una vita finta, basata sull'artificiosità, altro non èche un ibrido mostruoso alla Frankenstein maniera o, peggio ancora, il risultato di un'equazione senza binomi, ma piena di incognite. No, non serve mentire; non l'ho fatto quando ho dimostrato al mondo che da un uomo può nascere e, poi, spiccare il volo, una bellissima donna, e non comincerò ora che sono una donna indipendente. E poco me ne frega se mi criticano quando ho un taglio di capelli troppo corto e blu, quando preferisco indossare una bella parrucca rossa o quando vado in giro con i bigodini in testa, sognando già il sabato sera.
Non temo il giudizio della gente neppure quando indosso tacchi troppo alti, gonne troppo corte, calze a rete o scollature troppo osé: siamo esseri liberi senza catene, create, queste ultime, dalla troppa voglia di libertà: ci ritroviamo schiavi della tecnologia e non solo. Poco mi frega dell'opinione del resto del mondo, perché mi sento sempre un gradino sopra tutti. Si potrebbe pensare che sono presuntuosa e spocchiosa, ma non è così perché, per sopravvivere in questa giungla di mondo, bisogna sentirsi superiori per poter essere, almeno un po', sufficienti a se stessi. E noi donne, purtroppo, lottiamo sempre il doppio per poterci affermare e imporre di fronte ai "colleghi" maschi. Questi ultimi sopravvalutati, a volte.
Tutta questa differenza che va a mettersi in seno tra il genere uomo e il genere donna, non fa altro che creare una spaccatura, nella società, lunga quanto l'Equatore.
Con il tempo ho imparato a fregarmene delle battutine del cavolo che, i clienti invadenti, si permettono di avanzare nei miei confronti. Me ne frego delle loro – signorina, che spalle larghe che ha; per caso fa palestra? – oppure – che polsi e che mani grandi che ha; per caso fa sport di forza? – Ecco, tutte queste domande del cazzo prima mi facevano innervosire, ora mi permettono di sognare ad occhi aperti, perché davvero mi piacerebbe imparare a praticare qualche sport; la box è uno di quelli che mi affascina di più, per esempio. Mi affascina perché, potrei difendermi dai mostri che mi vivono dentro e, ogni tanto, quando vogliono, vengono a visitare e scompigliare la mia tranquillità, invadendone ogni cellula.
Non so perché, ma queste forze strane che, instancabilmente, condizionano i miei stati d'animo, decidono, sole, quando aprire il sipario e mettersi a recitare come fossero davanti ad un pubblico gremito. No, tranquilli, non sono matta; questo è sicuro: parola mia. Però, tutto questo mio essere contorta mi percuote, e tanto pure, soprattutto in piena coscienza del fatto che avrei bisogno di un aiuto specializzato per mettere a dormire le lotte interiori. Tuttavia, riesco, o almeno credo, a sopravvivere, ma non è un pieno vivere.
Vorrei tanto godermi un po' di più il mio seno finto, che ho pagato fior di quattrini, piuttosto che le mie labbra rifatte, passando per questi bei glutei sodi che mi ritrovo, ma non ci riesco appieno. Forse non ne sono capace? Ma capace di cosa, poi? Che domande emblematiche. Ma la mia vita è da sempre stata l’emblema più bello che neanche con il teorema di Pitagora sono riuscita a risolvere e mi sta bene così. Ora, si potrebbe pensare che preferisco lo ”status quo” , nonostante mi crocifigga fino a farmi mancare il respiro la notte, ma, giuro, spesso ho bisogno di essere un po’ masochista per potermi guardare allo specchio e dirmi, con un bel sorriso a trentasei denti, – ehi ragazza, amati anche oggi, seppure sia difficile combattere contro tutti. – Di questo bisogno ne ho la certezza, come di certezza ho che per dissetare la gola devo bere dell’acqua e non tutto l’alcol cui cedo il passo ad ogni cenno di depressione latente. Quando bevo, lo faccio solo in solitaria e, comunque, sono brava anche a vomitarlo tutto, prima di perdere il controllo. Poi, una bella lavata di faccia, un trucco nuovo, con tanto di ciglia finte, e tutto torna a una pseudo normalità.
A questo punto, sì, che potrei uscire alle cinque del pomeriggio per tornare a casa il pomeriggio successivo. Passerei la serata trascinandomi di discoteca in discoteca, nella speranza di scorgere qualche bravo ragazzo che mi faccia sentire donna tra le sue braccia, proprio come una principessa, ma questa è solo un’illusione: in troppe circostanze mi hanno schifata e lasciata perdere soltanto dopo un bacio o, mi hanno usata con veemenza, esattamente come un oggetto, senza fregarsene del dolore che quella forza mi aveva apportato dentro e tutto intorno. A riparare i danni sono sempre stata sola; non mi ha mai aiutata nessuno. Quindi, preferisco mettermi a letto presto e dormire, nel silenzio della mia camera rosa, sonni più o meno tranquilli. Chissà, però, se arriverà, anche per me, un sogno a costo zero che si concretizzi davvero e non solo nella testa di una trans. Preferisco non pensarci, almeno non ora.
Parte 2/continua
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2022-08-26 12:11:41
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