L’incontro a Vasto di Piernicola Silvis è avvenuto a poche ore dalla sentenza della Corte di Cassazione sulla “trattativa Stato-mafia”.
Nell’anno iniziato con l’arresto di Matteo Messina Denaro e in un Paese in cui latita una reale comprensione di quel che oggi sono le mafie, della loro reale esistenza e pericolosità sociale. Esempio su tutti le mafie foggiane.
Di cui poco si parla, su cui pochi sono i riflettori mediatici (e anche politico-istituzionali) come già ci sottolineò il procuratore aggiunto di Foggia Antonio Laronga nell’intervista che ci rilasciò quasi due anni fa.
Dottor Silvis, può inquadrarci la figura di Messina Denaro oggi, quale importanza può aver avuto il suo arresto, quali equilibri possono cambiare e quale riflessione/analisi si può trarre dalla sentenza?
Messina Denaro è un boss storico, tutelato e protetto da una serie di soggetti della zona di Trapani e Palermo, intimoriti dalla sua storia criminale se non ricattabili per ciò che MD sa delle stragi del 92/93. L’importanza del suo arresto è che lui è oggi l’unico in grado di rivelare la verità sui mandanti politici di quelle stragi, ma non ha l’importanza degli arresti di Riina, Madonia, Provenzano e Santapaola, in quanto erano i boss della cupola mafiosa, una cupola che però probabilmente non si è più riformata.
Lei è stato impegnato tanti anni a Foggia come questore, conosce quel territorio e ne ha scritto tante volte, ne parlò anche di fronte la Commissione Parlamentare Antimafia. Si accesero i riflettori la prima volta su queste mafie dopo la strage di San Marco in Pensilis, se ne è tornato a parlare a cavallo tra fine 2021 e inizio 2022. Poi è tornato il silenzio mediatico e politico. Perché non se ne riesce a parlare in maniera costante? Perché questa disattenzione? E cosa sta accadendo nel mondo delle mafie pugliesi?
La mafia foggiana, e non mafie pugliesi perché di fatto la Sacra Corona Unita ha cessato di esistere, non ha il fascino criminale e la potenza di una ‘Ndrangheta o di una Cosa nostra. È una mafia nata tardi, alla fine degli anni ’70, è giovane ma sta imparando in fretta e cresce. Dalla strage del 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis, la Società foggiana e la mafia garganica, detta dei montanari, stanno subendo molti colpi, ma restano – sia pur con la loro pericolosità – delle mafie poco fascinose e quindi non utili per le fiction televisive. E la sottovalutazione continua, in quanto oggi qualcosa è considerato pericoloso solo se va in tv.
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L'INTERVISTA a Salvatore Borsellino
PRIMA PARTE. «Borsellino: «gli assassini di mio fratello sono dentro lo Stato»
SECONDA PARTE. «Chi ha ucciso Paolo Borsellino è chi ha prelevato l’Agenda Rossa»
TERZA PARTE. Borsellino «L'Agenda Rossa è stata nascosta. E' diventata arma di ricatto»
L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO
Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»
Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»
Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»
Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»
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2023-05-12 19:20:00
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