Ormai per gli italiani la disaffezione al voto è un dato stabile. Alle ultime elezioni amministrative di Catania si sono recati alle urne 5 elettori su 10.
E gli altri?
Apatia, disinteresse per la "res publica", sfiducia nella politica e nelle istituzioni, visione privatistica della vita. La maggior parte del popolo non crede nella partecipazione come strumento di democrazia e di libertà. Ciascuno coltiva il proprio orto, e si mobilita solo per difenderlo da temute incursioni altrui.
Il rapporto con il potere, con ogni forma di potere, ha le caratteristiche del vassallaggio e della clientela.
Pertanto non importa chi governi, la vocazione è sempre una: restare sudditi. Si cercano favori e privilegi, magari privando gli altri dei loro diritti.
Tale modo di essere è frutto di due fattori principali: la diffusa ignoranza e la scomparsa di valori etici, sia personali che collettivi.
Un popolo ignorante e senza valori elegge una classe dirigente che gli somiglia.
Dal Parlamento al Governo, dalle Regioni ai Comuni, le persone impreparate sono in crescita.
Anzi, vi sono politici che esibiscono la loro ignoranza come schiettezza, onestà, vicinanza ai problemi delle persone. E chi detiene il potere non vuole la evoluzione del popolo, perché grazie all'ignoranza di esso conserva il dominio.
Per invertire tale situazione occorre ripartire dalla scuola, dal sapere, da una formazione complessiva che costruisca esseri umani adulti.
Per dirla con il filosofo Maritain, occorre "un umanesimo integrale". Bisogna ripartire da qui, prima che sia irrimediabilmente tardi.
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2023-06-03 16:26:06
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