Conosco Gianfranco Miccichè da oltre 30 anni. Mai ci siamo parlati, ma ci conosciamo, pur se a distanza di sicurezza l'uno dall'altro. A metà degli anni '90, durante una seduta dell'Assemblea Regionale Siciliana dedicata al fenomeno mafioso, feci un intervento affermando che il nuovo referente politico di Cosa Nostra era il partito di Forza Italia.
Miccichè, allora parlamentare nazionale e coordinatore siciliano, ritenne opportuno querelarmi. Su mia richiesta venni sentito da un PM della Procura di Palermo e il procedimento fu archiviato. A parte alcuni aspetti procedurali che tralascio dimostrai, con prove, che la mia affermazione era vera. Adesso, infierire su Miccichè per la vicenda della droga sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Umanamente mi fa tenerezza e, se potessi, lo aiuterei.
Tutti sanno, a Palermo e non solo, della sua storica dipendenza dalla cocaina, quindi nulla di nuovo. Ma vi è un tema più ampio che desta preoccupazione. Miccichè, purtroppo, non è l'unico esponente politico che fa uso di droghe. Ve ne sono altri, anche al Parlamento Nazionale. Nella mia esperienza politica mi sono reso conto che talora gli eletti dal popolo vengono sopraffatti da una sorta di delirio di onnipotenza.
Il ruolo conquistato fa venire meno i freni inibitori e, in mancanza di saldi valori, ci si abbandona agli eccessi: droga e donne. Negli intervalli si va nelle Commissioni e in aula per votare secondo le indicazioni del partito di appartenenza.
Tutto finisce qui.
E l'art. 54 della Costituzione che impone di svolgere le funzioni pubbliche con "disciplina e onore"? CANCELLATO!
Siamo messi veramente male!
uploads/images/image_750x422_649f34279242b.jpg
2023-07-01 10:53:50
32