«È un fatto gravissimo, di una gravità veramente forte. Da parte delle istituzioni, e in quel caso da parte di un sindaco, dare pubblicamente un messaggio di vicinanza a un mafioso, perché noi parliamo di un mafioso condannato per un omicidio di mafia brutale, è una vergogna che va a sfregiare quella che è la lotta al contrasto della mafia. Ma, soprattutto, va a offendere la memoria di una mamma, di una donna che non c'è più, che è Lea Garofalo, un simbolo di lotta alla mafia. Una donna che ha combattuto la ‘ndrangheta e che per la sua ribellione, per la sua libertà è stata uccisa» Comincia così la nostra conversazione con Stefania Ascari, parlamentare e componente della commissione parlamentare Antimafia.
Prima di inoltrarci nella conversazione con la deputata del M5S è necessario aggiungere che abbiamo contattato anche la Diocesi di Crotone. Nell’intervista di ieri al prete, che ha celebrato i funerali dell’ergastolano Rosario Curcio, era emersa l’indicazione frequente alla Diocesi (“Non c’è stato nessun divieto”). Noi abbiamo contattato don Lino, il vicario generale. Lo stesso ci ha ribadito che “i funerali si fanno per tutti. Anche per i mafiosi colpiti dalla scomunica papale”. A cosa servirà questa scomunica? Per adesso nessuno lo sa. O, forse, solo per fare “ammuina”.
Qualche giorno fa avevamo parlato nei nostri articoli, dopo l’intervista realizzata al sindaco di Petilia Policastro Simone Saporito (per la questione degli orribili manifesti dove si esprime solidarietà e vicinanza alla famiglia del mafioso Curcio, il massacratore della fimmina calabrese Lea Garofalo), della presenza dell'assessora comunale di Petilia al funerale del mafioso. Per noi un fatto gravissimo. L’assessora, con la delega alle frazioni (il funerale si è svolto nella frazione di Camellino), non ha mai risposto alle nostre innumerevoli telefonate. Su questo fatto volevamo risentire anche il primo cittadino di Petilia. Ma nemmeno Saporito ha inteso risponderci. E, soprattutto, nessuno ha richiamato. Poi abbiamo cercato il consigliere provinciale Fernando Militerno e il presidente della Provincia (Sindaco di Cirò) di Crotone, Ferrari. Ma non siamo stati fortunati. Nessuna risposta.
TUTTI I NOSTRI ARTICOLI
(in basso, dopo i link, il seguito dell’intervista all’On. Ascari)
- Manifesti funebri per il massacratore di Lea Garofalo. Parla Angela Napoli: «Sono indignata»
- Il VIDEO del funerale di Curcio, l'ergastolano, condannato per la distruzione del cadavere di Lea
- OMICIDIO LEA GAROFALO: i «festosi» funerali per l'ergastolano Curcio
- OMICIDIO LEA GAROFALO, si è impiccato in carcere a Opera l'ergastolano Rosario Curcio
- Giornalismo italico. A cosa servono le «regole» e i corsi di formazione?
- Manifesto per il killer di Lea Garofalo, irrompe l'ex sindaco: «Solo sciacallaggio politico»
- Manifesto per il killer di Lea Garofalo, il risveglio dell'opposizione
Ritorniamo, per oggi, all’intervista dell’Onorevole Stefania Ascari. Con la componente della commissione parlamentare antimafia, già sentita in passato sulla Relazione, firmata dall’Ascari e da Piera Aiello, realizzata dalla commissione Antimafia sulla morte (omicidio di Stato e di mafia) del dottor Attilio Manca. Con la parlamentare siamo partiti dai manifesti funebri. «Con quel messaggio di vicinanza le istituzioni hanno, in realtà, espresso un segnale di positività, di deresponsabilizzazione, di quasi normalizzazione verso chi ha le mani sporche di sangue e verso chi, appunto, ha ucciso. Invece di fare messaggi del tipo a chi ha ucciso bisognerebbe fare messaggi alle vittime che, purtroppo, diventano dei fantasmi. Gli omaggi vanno verso le vittime, non agli uomini di mafia.»
Il sindaco di Petilia, da noi intervistato, ha affermato che la morte ci rende tutti uguali.
«La morte non cancella il male che questo soggetto ha fatto e, soprattutto, non ci rende tutti uguali. Questo signore (Rosario Curcio, nda) è stato un assassino. Ha ucciso una donna e una madre. E, soprattutto, l'ha fatto sulla base di un codice criminale, ‘ndranghetista e mafioso. E, quindi, questo sindaco ha commesso un atto gravissimo. L’unica cosa che dovrebbe fare, dopo questo gesto, è dimettersi.»
Dal punto di vista politico, questo messaggio, che significato assume?
«Un messaggio estremamente negativo. Le istituzioni hanno dato un messaggio di vicinanza a un mafioso.»
E dal punto di vista culturale?
«Dal punto di vista culturale c'è tantissimo da fare perché, purtroppo, la mafia è sempre più liquida e c’è sempre più bisogno di strumenti di contrasto. E se noi dalle istituzioni lanciamo degli esempi, non lanciando dei simboli di legalità, noi non facciamo altro che creare il caos e, soprattutto, andiamo a normalizzare la mafia. Se esprimo vicinanza a un uomo che ha ucciso vado a normalizzare quello che ha compiuto. Culturalmente è la morte della legalità. Questo vuol dire che dobbiamo lavorare tantissimo per estirpare alla radice una cultura che ancora oggi è la cultura mafiosa o la cultura che vede positivamente una persona che ha ucciso, che ha avuto una carriera ‘ndranghetista. Questo è un fatto gravissimo che non può essere perdonato, perché in quel paese ci sono anche tanti giovanissimi. In quel paese ci sono anche tante persone e, soprattutto, la mafia si nutre di silenzi, di omertà, di complicità. E non si può essere complici con uomini che non sono uomini di Stato. Questo è un uomo di mafia, rimane uomo di mafia.»
Le mafie si nutrono anche di simboli. Oltre al manifesto si è registrato anche un “festoso” funerale all'esterno della Chiesa, con palloncini, fiori, striscioni, manifesti, applausi. In questo modo è stata accolta la salma di questo ergastolano, il massacratore di Lea Garofalo. Ma ci sono delle istituzioni che devono controllare queste manifestazioni o ognuno può fare quello che vuole, anche in queste occasioni?
«Ho depositato una proposta di legge che punisce l'istigazione all’apologia del delitto di associazione mafiosa, cioè chi esalta il funerale di un mafioso, le canzoni neomelodiche che istigano a commettere reati, le celebrazioni festose, l'inchino fatto al boss durante la processione. Oggi nessuno punisce l’apologia di mafia e continuamente vediamo messaggi di inneggiamento, istigazione alla mafia. Oggi lo vediamo, come in questo caso con la celebrazione, con i social network, lo vediamo con i messaggi dei giovanissimi. Lo fanno celebrando questi uomini di mafia che sono uomini che hanno ucciso e sono uomini non vanno in nessun modo esaltati, celebrati.»
Ma le istituzioni locali hanno delle responsabilità?
«Sì, devono controllare. Ma soprattutto è l'opinione pubblica che dovrebbe ribellarsi e chiedere le dimissioni di questo sindaco. E questo, se non è stato fatto, dimostra che siamo talmente abituati che neanche l'opinione pubblica reagisce più.»
La responsabilità è soltanto dell'amministrazione pubblica? O c’è anche qualche altra istituzione che non ha impedito un funerale del genere?
«Sono tutti responsabili. Il Prefetto che ha il controllo locale del territorio. La magistratura ha le mani legate perché non c'è il reato di apologia. Ecco perché è importante che venga introdotto.»
Al funerale dell’ergastolano Curcio si è registrata la presenza di una assessora del Comune di Petilia. Questo rientra nella normalità o è un fatto grave?
«Un fatto gravissimo. Queste sono responsabilità gravissime. Le Istituzioni non possono partecipare a un funerale di un uomo di mafia. Anche questa signora si dovrebbe dimettere. Ma che messaggio dà alla popolazione di quel paese? Che bisogna dare rispetto un uomo di mafia? Ripeto, la morte non ci rende tutti uguali.»
Cosa significa fare un funerale del genere? Che messaggio danno quelle persone che organizzano quel funerale?
«Siamo davanti a una vergogna. Una dimostrazione di sudditanza. Vorrei ricordare che le Istituzioni non hanno l'obbligo di partecipare pubblicamente al lutto, di celebrare un uomo, un criminale. Questo non è un compito delle amministrazioni. Questa è stata una scelta di quel soggetto. Ha scelto di andare ad un funerale. E questa è una vergogna istituzionale.»
Con questo “festoso” funerale si son voluti lanciare dei messaggi all’esterno?
«Il loro messaggio è che hanno potere, sono potenti e, soprattutto, contano sul territorio. Quindi un uomo di Stato che partecipa è un uomo di Stato che è suddito di quel potere. Ed è una vergogna.»
Ci sarà una interrogazione su questi fatti?
«Ho presentato una proposta di legge per risolvere il problema. È ovvio che sarà presentata anche una interrogazione parlamentare.»
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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