Gli ultimi periodi di questa estate, in Italia, sono stati caratterizzati da eventi atmosferici estremi. Da un lato abbiamo il nord Italia colpito da molte tempeste con grandini grandi quante palline da tennis e vento così forte da far cadere alberi e scoperchiare le case; d'altro canto il sud è colpito da numerosi incendi che hanno distrutto ettari ed ettari di bosco e riserve naturali.
Nei tg nazionali sono stati chiamati ad intervenire esperti di tutti i tipi. A quanto pare, analizzavano solo i fatti successi al nord Italia. In Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna le fiamme hanno distrutto case, ville, concessionarie, chiese, distributori di carburante e le persone: infatti a Cinisi, in provincia di Palermo, sono state trovate carbonizzate due persone ed una anziana è morta perché l'incendio ha bloccato la strada ai soccorsi. Ormai i danni li conosciamo e adesso, come ogni anno, si fa la conta degli stessi.
Sicuramente ciò che favorisce la nascita e lo sviluppo di questi incendi sono i cambiamenti climatici e il surriscaldamento globale ma, cosa accertata in diversi casi, c'è pure la mano dell'uomo.
Ma, in tutto questo, la politica cosa fa e cosa ha fatto? Queste, sicuramente, sono le conseguenze di 30 anni di scelte, se così si possono chiamare, sbagliate di una politica quasi totalmente indifferente al susseguirsi di calamità naturali e in relazione ai continui tagli che vengono fatti a chi è chiamato a tutelarci: troviamo ancora, nel 2023, gli addetti all'antincendio che devono cucirsi da soli le tute protettive; mezzi, personale e strumenti che mancano e che vengono "tagliati" di anno in anno. Praticamente sono persone che vengono mandate a “morire”. Le immagini sono devastanti: vigili del fuoco distesi in mezzo alla strada distrutti dopo le decine e decine di ore passate al fronte.
Poi troviamo il Presidente della Repubblica che chiama i vari sindaci delle città più colpite per vedere come sta andando, totalmente giusto. Ma poi?
Poi chiama il capo di Stato della Grecia, anch'essa colpita dalle fiamme con eventi catastrofici, e parlano sul fatto che devono chiedere all'Europa l'aiuto necessario.
Poi troviamo il Ministro Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e per le Politiche del Mare, che giustamente parla del cambiamento climatico e che il Consiglio dei Ministri delibererà lo stato d'emergenza.
Ma poi, nella giornata di piena emergenza, lo ritroviamo seduto in Senato, in silenzio e vicino il Ministro Santanchè, per difenderla dal voto in Senato contro il voto sulla mozione di sfiducia respinta.
Poi parla lui, il liberatore d'Italia e che non si capisce come abbia potuto prendere tutti quei voti in Sicilia: il vicepremier e Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che, quando apre la bocca, lo fa solo per dire castronerie. Infatti, mentre il nord Italia veniva investito da una “supercella” che sembrava l'apocalisse e il sud era diventato l'inferno, presenta il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina dal costo di 13 miliardi (da dove vengono questi numeri? basteranno realmente?). E, mentre da aria alla bocca, attacca don Luigi Ciotti:
“Mi ha fatto specie leggere sui giornali le parole di un signore in tonaca che ha detto che il Ponte più che unire due coste unirà due cosche, queste parole sono di una volgarità, ignoranza e superficialità senza confini. Non è solo mancanza di rispetto verso gli italiani, ma con le decine di migliaia di posti di lavoro sarà la più grande operazione antimafia dal dopoguerra ad oggi perché la mafia la combatti con il lavoro e lo sviluppo e non con convegni e chiacchiere.”
Forse non sa le battaglie fatte i rischi subiti da Don Ciotti nel corso degli anni. Dopo queste parole non resta altro che dire: Dimettiti!
Comunque, per arrivare ad un punto, ci sono decenni e decenni di mala politica che sta buttando la nostra Costituzione creata da persone che hanno dato la vita per scriverla ma che, mano a mano, stiamo vendendo alla cara Europa.
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2023-07-28 16:09:16
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