Una settimana fa un nuovo incendio ha colpito il Morrone, i luoghi colpiti sei anni fa da incendi devastanti che durarono settimane. Questa volta il rogo è durato molto meno ma le immagini hanno riportato alla memoria quanto accadde in quell’estate maledetta e l’assenza, in oltre un lustro, di responsabili individuati. Ma individuabili. Esattamente come sull’attacco terroristico dal puzzo di interessi mafiosi che due anni, per due domeniche di agosto, colpì ferocemente la costa da Pescara a Vasto. L’abbiamo ricordato proprio una settimana fa, il giorno prima del nuovo rogo sul Morrone, ricordando quanto il peso della “mafia dei pascoli” (e non solo quella) incomba sempre su questa regione.
Mafie dei pascoli, incendi, silenzi e complicità sulla costa su mafiosi e familiari presenti
Abruzzo, un inferno pianificato in maniera militare?
https://www.wordnews.it/abruzzo-un-inferno-militarmente-pianificato
Dietro il fuoco ci sono terroristi mafiosi ma in Abruzzo non si può dire (e per questo lo gridiamo ancora più forte)
Le mafie si infiltrano e deviano l’economia nei settori più diversi, non solo noti come l’azzardo, l’usura, il riciclaggio, l’edilizia, il ciclo dei rifiuti o gli appalti. Tra i settori meno noti ci sono i pascoli, a gennaio un’imponente inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia di Messina ha coinvolto l’Abruzzo. I magistrati siciliani hanno documentato lo sfruttamento da parte del gruppo mafioso dei Batanesi di terreni intestati fittiziamente in undici comuni abruzzesi abbiamo sottolineato in un articolo del 22 aprile 2020. «Un’organizzazione criminale – ha scritto il gip di Messina Mastroeni nell’ordinanza al termine dell’operazione giudiziaria, riportammo nello stesso articolo – che non costituisce ricchezza per il territorio, non sviluppa agricoltura e pastorizia, ma fa ditte di carta, ingurgita profitti milionari, che come tutti i profitti di mafia spariscono e niente lasciano alla gente, al territorio, alla vera agricoltura e pastorizia».
In quell’occasione pubblicammo la prima intervista alla prof.ssa Lina Calandra sulla ricerca universitaria da lei coordinata di cui poi pubblicammo molti stralci. Queste alcune delle dichiarazioni che ci rilasciò la docente, il testo integrale è disponibile al link https://www.wordnews.it/mafie-dei-pascoli-ci-sono-territori-che-non-ci-appartengono-piu
«Al termine della ricerca fu evidente la presenza di speculazioni, truffe e furti di bestiame , fatti da noi sempre raccontato negli otto incontri pubblici organizzati nell’estate 2018. Si è capito che c’era un sistema organizzato che non faccio fatica a definire mafioso durante le interviste nel Parco della Majella finalizzate alla redazione di un piano di comunicazione sull’orso per prevenire i conflitti con la presenza umana.
All’inizio dello studio abbiamo subito espresso perplessità che il vero problema del territorio è la presenza dell’orso marsicano, gli episodi di uccisione di lupi o orsi e di animali morti fatti ritrovare appesi negli anni precedenti fece emergere che c’erano ben altri conflitti. E da lì che la convivenza con gli orsi e i lupi poteva essere migliorata lavorando sui pascoli, così dal 2009 si approdò al Life Praterie.
Abbiamo così capito negli anni che c’erano attività criminali anche di stampo mafioso lavorando nel territorio dei comuni all’interno del Parco della Majella dove sono apparse molto più esplicite e numerose le segnalazioni di intimidazioni e minacce e di incendi dolosi di stalle. Ulteriori e chiare conferme le abbiamo avute successivamente durante le interviste sul territorio realizzate nella bassa e media valle del fiume Aterno».
«Da subito ci sono stati grossi gruppi pronti ad approfittarne e alla speculazione prima ancora del varo della riforma della stessa PAC. In quegli anni L’Espresso pubblicò una prima inchiesta in cui documentò l’esistenza di una cooperativa fittizia che cercava di accaparrarsi titoli di pascoli in Abruzzo. Soggetti organizzati che qua in Abruzzo hanno trovato prestanomi e interlocuzioni per ottenere titoli e certificazioni fittizie e di comodo per ottenere i fondi comunitari. Abbiamo avuto segnalazioni di vere faide paesane e di amministrazioni cadute per quanto succede intorno ai pascoli fino a vere pedine inserito da queste organizzazioni in consigli comunali di comuni molto piccoli. E quindi anche una sola persona può essere decisiva.
Assistiamo a territori che non ci appartengono più, che sembrano non appartenere più alla Repubblica Italiana, alla democrazia e ai meccanismi dell’economia tradizionale. E mentre queste scoperte diventavano palesi ci sono stati volti che si sono trasformati, atteggiamenti mutati nei nostri confronti».
«Durante alcune interviste quanto accaduto a Campo Imperatore fu messo in relazione con l’altro incendio sul Monte Morrone che è fuori da ogni ragionevole dubbio possa essere stato un incidente. Nei mesi precedenti registrammo un’intervista all’interno del Gran Sasso-Monti della Laga che non esito a definire veramente inquietante: una persona ci disse – riferendosi ai pascoli che secondo lui dovevano darglieli e che poteva pagarli – vedrete l’inferno che scoppierà quest’estate.
Durante le interviste dell’estate 2018 diversi intervistati misero in relazione i due incendi, quali siano queste relazioni, chi e come può averne tratto beneficio ovviamente non possiamo saperlo».
Dopo la pubblicazione di quest’intervista l’avv. Teresa Nannarone, promotrice anni fa del Comitato che si è battuto per avere piena verità e giustizia sull’incendio di sei anni fa e all’epoca responsabile antimafia del PD abruzzese, chiese di riaprire le indagini su quei roghi, affermando che il nostro articolo con le dichiarazioni della prof.ssa Calandra «non può passare inosservato», per fare piena luce sull’incendio che trasformò «in cenere un patrimonio inestimabile «forse per mano delle mafie infiltratesi nella nostra provincia».
uploads/images/image_750x422_64c661ed93916.jpg
2023-08-02 19:03:11
3