«Non ne capisco la necessità ma neanche il motivo. A maggior ragione perché l’anno scorso si è stati in grado di onorare Lea in quella città con la prima edizione del Premio Nazionale. Questa è una storia importante che nessuno deve dimenticare. Sono state delle manifestazioni fuori luogo, nella maniera più assoluta. Mi dispiace, ancora una volta invece di fare dei passi avanti con la sensibilizzazione alla criminalità organizzata torniamo indietro. È una mancanza di rispetto nei confronti della famiglia Garofalo, nei confronti della figlia Denise che, ancora oggi, sta pagando quel conto che, purtroppo, è stato propinato da suo padre, insieme a quegli altri schifosi. Lo trovo ipocrita, ripeto, alla luce di quello che è stato organizzato l’anno scorso. Sono stati falsi anche nei nostri confronti?». Così inizia la nostra conversazione con Luana Ilardo, insignita nel 2022 con il Premio Nazionale Lea Garofalo. In passato abbiamo raccontato la storia di suo padre, il confidente che aveva messo nelle mani dello Stato la vita del fuggiasco Bernardo Provenzano. Ma un certo sTato non ritenne opportuna la sua collaborazione. Invece di arrestare il latitante sanguinario di Cosa nostra prese un’altra decisione: lasciò libero per altri anni il mafioso nel suo casolare (con la sua ricotta e la sua cicoria) e fece eliminare fisicamente Luigi Ilardo.
Ma questa è un’altra storia. Sempre indegna, in un Paese indegno.
L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO
Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»
Seconda parte: Riccio: «Mi ero già attrezzato per prendere Bernardo Provenzano»
Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»
Quarta parte: Riccio: «L’ordine per ammazzare Ilardo è partito dallo Stato»
Con Luana Ilardo abbiamo voluto affrontare la questione Petilia Policastro: manifesti funebri istituzionali, “festosi” funerali in stile Casamonica e presenze istituzionali alla cerimonia del defunto assassino-mafioso-ergastolano-‘ndranghetista Rosario Curcio. Lo hanno trasformato quasi in un “eroe” con quelle indecenti manifestazioni. Per noi resta la bestia che, insieme ad altre bestie (i Cosco), ha distrutto il corpo di Lea Garofalo nel 2009. Riducendolo a 2.812 frammenti ossei.
«Ricordo la partecipazione alla prima edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo (sottolineiamo che il Premio è organizzato da Dioghenes Aps, il Comune di Petilia Policastro non è mai entrato nella organizzazione del Premio. La seconda edizione si svolgerà a Casoli, dal 21 al 24 novembre 2023, nda), nei paesi dove siamo stati quell’odore di non essere graditi da qualcuno si è sempre avvertito. Vero è che chi c’è stato accanto, nella manifestazione, ha dimostrato ben altro e, nello stesso tempo, abbiamo registrato una grande partecipazione. Trovo scandaloso che un’amministrazione, alla luce di un delitto così barbaro, possa partecipare a una manifestazione del genere. Vuol dire che siamo messi veramente male. Non è un esempio che meritano i giovani di Petilia Policastro. Non è un esempio sociale da dare a nessuno. È come quasi inneggiare o comunque far credere che far parte della ‘ndrangheta sia un vanto. Il cittadino comune che muore non ha nessun cordoglio, nessuno onorificenza da parte dell’amministrazione comunale. Stiamo parlando di chi ha trucidato in quel modo infame Lea Garofalo e si permettono di essere partecipi a questo tipo di funerale».
Oltre a questi manifesti ci sono stati anche dei “festosi” funerali, con fiori bianchi, palloncini, striscioni e tanto altro. Sembra che fosse rientrato un “eroe” al paesello. Che significato assume una manifestazione del genere?
«È chiaro che il territorio, anche da quelle poche impressioni che avevamo avuto, sia ancora denso di criminalità, di ‘ndrangheta. È un'ulteriore conferma che allora tutta l'antimafia che si cerca di fare, soprattutto nei luoghi memoria di chi ha subito questo tipo di ingiustizie, di omicidi, vuol dire che, in realtà, non è cambiato niente. Anzi è peggiorato. Perché oggi abbiamo la fortuna che di tante cose se ne parla. Anche noi cerchiamo di essere sempre in prima linea e di dimostrare quella vera antimafia che nasce dal cuore, che nasce dalla sofferenza. Però se ancora oggi si fanno i palloncini per una persona che è stata condannata all'ergastolo, per un delitto atroce, la situazione non è affatto bella. È stato infamante quello che hanno fatto.»
A questo “funerale bizzarro”, in stile Casamonica, hanno partecipato anche dei rappresentanti istituzionali, tra cui l'assessora che poi, dopo 15 giorni (a scoppio ritardato), si è dimessa. Lei come giudica la partecipazione da parte di esponenti istituzionali a un funerale di un assassino ergastolano?
«Una vergogna, una vergogna, una vergogna. Perché vuol dire che non si è capito niente. Non riesco neanche a immaginare cosa le sia potuto passare per la testa. Sarei stata in difficoltà anche se fossi stata una prossima parente dello stesso ergastolano. Quindi è ingiustificabile la presenza delle istituzioni. Per questo motivo ha fatto bene a dimettersi».
L'amministrazione deve continuare ad amministrare il Comune?
«Non conoscendo i soggetti voglio sperare che qualcuno abbia capito il gesto penoso che è stato fatto. Non vorrei fare di tutta l'erba un fascio. Però sono convinta che tutte quelle persone non si sono appellate al contrario e, comunque, hanno permesso ai propri colleghi di partecipare a un funerale del genere, sicuramente dovrebbero dimettersi. Ognuno si deve passare la mano sulla coscienza. Non è un messaggio che si può far passare nei ragazzi, nelle scuole, nella memoria di Lea, di Denise. Nella maniera più assoluta. Grazie ai libri, alle fiction questa storia è diventata di dominio nazionale. Chiunque faccia parte di un'amministrazione e pensa che sia possibile partecipare a dei funerali di chi è stato condannato per tale reato deve assumersi le sue responsabilità. Chi non ha ripreso i suoi colleghi deve assolutamente dimettersi. Se mi posso permettere…».
Prego.
«Secondo me dovrebbe essere fatta un'altra manifestazione a favore di Lea. Questa è la mia proposta per la società civile, a tutte quelle persone che l'anno scorso erano presenti alla premiazione. Io proporrei questo tipo di segnale. Mettersi in piazza con le magliette e con i palloncini. Questa volta per la memoria di Lea».
IL VIDEO IN CUI IL VICESINDACO DI PETILIA – CHE NON RISPONDE ALLE NOSTRE DOMANDE – CI DEFINISCE DEGLI "SCIACALLI".
- CARTA CANTA. Il rap del vice-sindaco di Petilia Policastro: «Già sta sciacallando abbastanza…»
- Funerali del mafioso Curcio. Ma era presente anche il vice-sindaco di Petilia?
La storiaccia non finirà, certo, con le dimissioni di una assessora presentate in un consiglio comunale. O con le INUTILI lamentele. O con le sterili minacce, che rispediamo con forza alla mittente-parente.
La Stampa libera non ha padroni e padrini.
Ecco le nostre domande:
– Chi ha autorizzato e non ha controllato il "festoso" funerale?
– Perchè nessuno, ancora oggi, si assume le proprie responsabilità dopo un messaggio devastante che è passato su quel territorio?
– Bastano le dimissioni della ex assessora che ha partecipato al "festoso" funerale?
– Al "festoso" funerale era presente anche il vice-sindaco di Petilia Policastro Carmelo Garofalo?
– Al "festoso" funerale erano presenti anche due consiglieri comunali, uno della maggioranza e una dell'opposizione?
- Curcio, il protagonista di tutto questo "circo" dell'antimafia, si è suicidato, come sostiene la versione ufficiale, o è stato indotto al suicidio?
Ovviamente dalla Prefettura nessuna risposta. "Il responsabile che si è occupato della questione è in ferie". Una risposta disarmante.
Lo scriviamo ancora una volta, per l'ennesima volta. Visto che si continua a far finta di non capire: dovevamo farci i fatti nostri? dovevamo girare la testa dall'altra parte? dovevamo mettere la testa sotto la sabbia, come gli strunzi? dovevamo evitare le domande?
«Un fatto gravissimo. Queste sono responsabilità gravissime. Le Istituzioni non possono partecipare a un funerale di un uomo di mafia. Anche questa signora si dovrebbe dimettere. Ma che messaggio dà alla popolazione di quel paese? Che bisogna dare rispetto un uomo di mafia? Ripeto, la morte non ci rende tutti uguali.»
On. Stefania Ascari, componente commissione parlamentare Antimafia, WordNews.it, 20 luglio 2023
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