«Ripuliremo il sito per essere più rispettabili» è stato dichiarato nelle scorse settimane dai vertici di MindGeek, la società che gestisce alcune delle maggiori piattaforme pornografiche al mondo tra cui PornHub, la più conosciuta e diffusa anche in Italia, in occasione della nomina ai vertici della società di Alexzandra Keseki. La domanda, di fronte queste parole, che dovrebbe sorgere spontanea ma è stata al massimo accennata nella diffusione della notizia in Italia non può che essere una sola: cosa va ripulito?
La risposta è disponibile, come spesso accade, nella stampa di altri Paesi. Impazzano da anni nel mainstream le veline e le marchette di Pornhub o Onlyfans. Da tempo siamo inondati da storielle a tutta pagina su ragazzine che avrebbero trovato soldi e felicità su Onlyfans, una sorta di hub del porno 3.0, o sui picchi di accessi a Pornhub.
C’è stata la corsa ad informarci, in occasioni di crisi di governo (come quando fu mandato a casa Renzi o il Conte 2) o di eventi come il festival di Sanremo di quest’anno, dell’aumento o della diminuzione degli accessi. Sulla realtà reale di piattaforme come Pornhub, sui contenuti sempre più di abusi, violenze, stupri, brutali, disumani, efferati, criminali, non basta il lanternino per trovarli. Anche in questi giorni in cui è stato dato ampio spazio alla «ripulitura».
I bagni di un locale, che hanno sollevato un piccolo polverone, sono solo un accenno di quel che è quotidianità sul diffuso porno online.
Lì dove dopo il femminicidio di Carol è partita la corsa a cercare i suoi video, in cui esistono categorie in cui i depravati (esattamente come accade sui forum degli stupratori paganti) si esaltano se la donna sfruttata appare giovanissima e adolescenziale (vantandosi che se fosse veramente minorenne per lor stupratori sarebbe ancora meglio, si ecciterebbero ancora di più, si chiamerebbe pedofilia ma anche sui social i defensor fidei e i minimizzatori abbondano), in cui lo scoppio della guerra che da un anno e mezzo ci fa temere per l’apocalisse nucleare e un nuovo conflitto mondiale ha scatenato solo depravati immondi che si son sfregati le mani perché avrebbero avuto maggiori occasioni di stupri a pagamento a basso prezzo. Ma a chi veramente interessano le sorti di donne, anche minorenni, vittime delle reti transnazionali mafiose della tratta, della schiavitù sessuale e della pedocriminalità?
Come ben sappiamo, oltre alcuni movimenti femministi abolizionisti, quasi nessuno. Le tante pagine che abbiamo pubblicato di denuncia di quanto sta accadendo nel silenzio omertoso e complice ne sono testimoni.
Nella copertina di quest’articolo sono documentate alcune delle ricerche più diffuse su PornHub. Minore età (la pedofilia e la pedopornografia sono in questi ambienti sdoganati ed esaltati da tempo), lacrime, sofferenze, dolore, le perversioni più schifose sono i menù preferiti. Lo stupro online, lo «stupro virtuale», dalle maggiori piattaforme porno ai diffusi canali di messaggistica, è consolidato ed alimentato ogni giorno.Lo stupro del branco a Palermo in questi giorni sta suscitando un moto di indignazione pressoché unanime in tutta Italia. Mobilitando coscienze nello sdegno per il terribile crimine. Tra le intercettazioni rese note uno degli accusati afferma di aver visto scene come lo stupro che hanno commesso «solo nei video porno». Nei giorni successivi su telegram è partita la caccia al video e sono sorti canali da migliaia e migliaia di iscritti. Lo abbiamo denunciato varie volte in passato, è la normalità su queste piattaforme di messaggistica. Esistono gruppi che invitano alla diffusione di foto e video sessualmente esplicito, o che sessualizzano tutto, anche di familiari. Tempo fa, in maniera molto limitata (e questo dovrebbe far riflettere sul livello di omertà e complicità), fece scalpore la diffusione dei messaggi che venivano scambiati sulle chat whatsapp di una grande azienda. Cultura dello stupro come non ci fosse un domani. È la quotidianità del Belpaese, in cui abbiamo chi difende le molestie su strada o nel posto di lavoro, chi minimizza. E milioni che alimentano e ne approfittano. Non è una mela marcia quella, è il cesto che è oppressore, stuprante, immondo, patriarcale.«Qual è il messaggio che il porno mainstream diffonde sulla donna? È quello di un buco privo di desideri e di volontà che viene usato per masturbare un uomo. È il potere maschile in tutta la sua arroganza. Infatti, il linguaggio degli uomini in merito alla sfera sessuale è fatto di frasi del tipo: "Voglio la fi*a", "Me la deve dare", "Gliela sfondo", "La sbatto", "La distruggo", "L'ho aperta in due" – ha denunciato in questi giorni su Instagram Sex industry is violence – continuare a negare che la pornografia non alimenti la cultura dello stupro, utilizzando la solita retorica sulla finzione, sulla libertà ecc, non farà altro che normalizzare ancora di più l'immagine della donna-oggetto alla mercé degli impulsi maschili. In passato abbiamo anche avuto a che fare con gente che difendeva il "diritto" di potersi masturbare su scene porno che erotizzano gli stupri di guerra in Paesi come l'ex Jugoslavia, dove la violenza sessuale divenne un'arma contro le donne croate e musulmane, nonché un tentativo di sostituzione etnica». «"È solo fantasia" si giustificavano molti uomini. Fantasie di stupro? Piacere nell'infliggere sofferenza a una persona tramite violenza sessuale, cercando di azzerarne l'umanità e calpestandone la dignità? – sottolinea nella denuncia social Sex industry is violence – quel "solo nei porno si vedono cose del genere" ha reso pienamente l'idea di come la pornografia abbia contribuito a dipingere la donna non come soggetto ma come oggetto sessuale per il piacere maschile».
In teoria sarebbe vietato per i minori accedere a contenuti pornografici ma la realtà, come spesso accade, è ben diversa. Se decenni fa bastava un edicolante compiacente o un amico più grande per acquistare una qualsiasi rivista oggi i filtri sul web esistono spesso solo sulla carta. Tanti sono gli studi in varie parti del mondo che hanno documentato l’aumento del consumo e l’abbassamento dell’età del primo. Undici anni fa in Germania una ricerca evidenziò che il 93% degli adolescenti aveva già avuto accesso a materiale pornografico. Un’altra ricerca, più recente, della Middlesex University di Londra ha riportato che è realistica la stima che oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 16 anni ha avuto accesso a piattaforme pornografiche.
Nel dicembre 2020 l’allora deputata del Movimento 5 Stelle Carmela Grippa ci riportò che dalle indagini conoscitive della Commissione Parlamentare Infanzia e Adolescenza era emerso che «il primo accesso dei minori alla pornografia online è stimato fra gli 8 e i 12 anni». Secondo una ricerca del Journal of Communication del 2009 i maschi che hanno visto contenuti pornografici violenti considerano «più accettabili» le violenze sessuali.
Ampia documentazione e analisi della vera verità, della reale realtà, della pornografia e di quanto sia industria dello stupro è riportato da Resistenza Femminista e da Sex Industry is violence. Riportiamo anche il link ad un post su instagram dell’associazione Ebano Onlus sullo stupro del branco a Palermo e il legame tra pornografia e violenza maschile che si condivide e sottoscrive e sulla necessaria battaglia di denuncia e opposizione.
www.resistereallaculturadelporno.resistenzafemminista.it/category/pornografia/
https://www.resistenzafemminista.it/category/pornografia/
Nei nostri precedenti articoli, di cui riportiamo i link, abbiamo riportato quanto è emerso soprattutto nella stampa statunitense ed inglese e persino nel parlamento francese sul traffico pornografico di video di stupri, abusi, pedofilia, violenze di ogni tipo, su come sono nate campagne di boicottaggio negli USA e le testimonianze di vittime.
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2023-09-01 12:07:05
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