L’estate è ormai agli sgoccioli, gli eventi pubblici sono conclusi o si stanno per concludere. Un anno fa, in queste settimane, eravamo alla file di una lunga stagione di aggressioni, violenze di piazza, daspo urbani violati e quella che – a novembre – fu definita dalla Questura di Chieti «una pericolosità sociale da infrenare».
In quelle settimane, di fine 2022 e quando «arroganza e prepotenza violenta» – come la definimmo nel titolo di un nostro articolo – erano tornati al centro della cronaca per mesi a Casalbordino e non solo la Questura di Chieti aveva disposto un divieto di dimora in tutto il territorio provinciale. L’abbiamo raccontato in due articoli, che riproponiamo, il 9 novembre e il 9 dicembre.
Una pericolosità sociale da infrenare
Un recente provvedimento della Questura di Chieti chiarisce la violenza del ventre criminale dell’Abruzzo costiero. Uno dei personaggi, protagonista di due delle aggressioni violente di quest'estate, in meno di una settimana lo ha già violato due volte.
https://www.wordnews.it/una-pericolosita-sociale-da-infrenare
Fuori arroganza e prepotenza violenta
SECONDA PARTE/Divieto di dimora in tutta la Provincia di Chieti per l’autore di reiterate aggressioni a Casalbordino.
https://www.wordnews.it/fuori-arroganza-e-prepotenza-violenta
Nell’estate di un anno fa ci siamo imbattuti anche nel noto Niko Pandetta, giunto in paese per una festa di compleanno. Il 19 luglio, giorno dell’anniversario della strage di Via D’Amelio. Ad inizio agosto un concerto a Palmoli fu bloccato dalla Prefettura e, nei mesi successivi, per Pandetta si sono aperte le porte della prigione.
Tutto questo è accaduto in quel ventre oscuro e violento, in quella Suburra quotidiana, che stiamo raccontando sin dal nostro primo giorno. Protagonisti sempre gli stessi, che ritornano nella cronaca e che son ben conosciuti da tutti. Nel silenzio, nella vigliaccheria, nell’omertà complice ed accondiscendente del Sand’Andonji accett tutt, come abbiamo denunciato tante volte.
Nelle ultime settimane del 2022 ci fu un divieto di dimora a Casalbordino e altri a Vasto. Passati pochi mesi, calato il clamore che sembrava essersi acceso, ci è giunta notizia che ben poco è rimasto: divieti cancellati e sostituiti da alcune blande restrizioni. Tra cui il divieto, almeno così da notizie giunteci in via informale, di entrare nei locali pubblici e di sostarvi nelle vicinanze. Visto quello a cui si assiste molto frequentemente ci chiediamo come vicinanze e lontananze sono calcolate. Si torna in paese, si vede la propria presenza riaffermata, si festeggia ed esulta, tra serate in cui si cancella la quiete con musica a tutto volume e altro e dirette sui social. Felici e contenti, tronfi.
Questi mesi del 2023 non hanno visto nessuna ripetizione dell’anno scorso, nulla è accaduto. Ma se fosse accaduto qualcosa, quando accadrà (perché prima o poi accadrà, purtroppo non c’è nessun segnale che possa far virare verso altre previsioni) chi di dovere si assumerà le sue responsabilità? Cosa fare o non fare, quale legittimo provvedimento adottare e quale no, non è risposta che può arrivare dai cittadini o dalla stampa. C’è chi ha il compito e il dovere istituzionale. Il nostro dovere è quello di non tacere, di non chinare il capo, di non lasciar cadere il silenzio sul ventre oscuro, sui personaggi a cui non va riconosciuta nessuna dignità, sul ventre violento, sullo spaccio e dintorni. La risposta alle domande poste ci appare fin troppo evidente e lapalissiana. E che non siano campate in aria lo dimostra la cronaca della settimana scorsa. È accaduto a Lanciano, dove ancora una volta una festività è stata segnata da violenze nel pieno centro della festa e del comune e negli anni scorsi abbiamo avuto almeno due nottate di efferata violenza. Un’aggressione con pestaggi, calci, pugni, urla e schiaffoni. I nomi dei protagonisti, e il movente (se movente c’è perché molte violenze negli anni non hanno avuto neanche un pretestuoso movente), non sono stati resi noti. Ma il dato principale è ben noto: sono sempre loro, le famiglie coinvolte sono sempre le stesse.
In conclusione di quest’articolo un’ultima considerazione è doverosa. «A Roma e Latina sono mafie, in Abruzzo tutto o quasi tace (noi no!! anzi gridiamo forte!) – abbiamo denunciato in un nostro articolo il 21 giugno dell’anno scorso – Casamonica, Spada, Di Silvio, Ciarelli e simili. Stessi sistemi criminali ma sul lato sinistro dello Stivale sono combattuti e chiamati come meritano, sul lato destro “Sand’Andonji accett tutt”». Nella primavera scorsa a Rancitelli in un’operazione che ha portato a numerosi arresti, e all’emersione di dinamiche, fatti, personaggi con sempre gli stessi cognomi e le stesse appartenenze (o meglio, forse dovremmo scrivere affiliazioni) davanti agli occhi di tutti da decenni, è stato contestato il 416bis. La conferma di quel che denunciamo e documentiamo sin dal primo giorno, quello che si continua a gridare e scrivere da anni e anni. Le reazioni sono sempre state le stesse, ora finalmente il tempo comincia a dimostrare quanto è vero. Sono passati mesi e mesi e questa prima contestazione (per quanto ci riguarda, finalmente! e che sia la prima di tante, tante altre) è caduta nel silenzio pressoché totale. Oltre noi e la voce del vicepresidente del consiglio regionale Domenico Pettinari non sentiamo nulla. Silenzi che gridano e parlano più di milioni di parole.
PRIMA PARTE/Le mafie ci sono da decenni, consolidate da chi gli regala soldi, complicità ed omertà
SECONDA PARTE/ Le pluridecennali presenze mafiose in Abruzzo: 'ndrangheta, camorra, mafie foggiane, spaccio e complicità sociali
TERZA PARTE/ Mafie dei pascoli, incendi, silenzi e complicità sulla costa su mafiosi e familiari presenti
Piazze spaccio del vastese si riforniscono da clan foggiani, accertati investimenti in Abruzzo
I segnali mafiosi dei fuochi e la penetrazione in Abruzzo e nel vastese delle mafie foggiane
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Sistemi criminali abruzzesi, gli affini dei Casamonica nella «suburra d’Abruzzo»/1
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Questi criminali indegni e immondi smetteranno mai di rubare diritti ai più deboli?
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2023-09-21 11:39:20
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