- Ludovica Eugenio – ECA a Roma per il sinodo: tolleranza zero e controreport sugli abusi in italia
ROMA-ADISTA. Una settimana intensa, quella tra fine settembre e inizio ottobre, per le organizzazioni di sopravvissuti agli abusi del clero. L’incipiente Sinodo sulla sinodalità, in corso a Roma dal 4 al 29 ottobre, ha rappresentato infatti l’occasione per tentare un’interlocuzione con il Vaticano sul tema della tolleranza zero nella gestione degli abusi e per presentare alcune iniziative di rilievo. In prima fila ECA, organizzazione mondiale di attivisti per i diritti umani con un focus sui diritti dei bambini e sulle vittime di abusi sessuali sui minori perpetrati dal clero), di cui fa parte anche Rete L’Abuso.
Più di un centinaio le persone, tra sopravvissuti e attivisti provenienti dai 5 continenti, che hanno dato vita alla manifestazione del 30 settembre, nei giardini di Castel Sant’Angelo, per chiedere tolleranza zero a papa Francesco, tramite una legge universale della Chiesa cattolica, come richiesto dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia.
Concretamente, Eca, in consultazione con i canonisti, chiede una revisione dell’articolo 1395 del Codice di Diritto canonico che contempli, tra l’altro, la dimissione dallo stato clericale e dell’allontanamento da qualsiasi attività nella Chiesa di chiunque – vescovo, prete, diacono, religioso/a, laico, volontario – commetta un abuso sessuale o lo insabbi; l’imprescrittibilità del reato; l’obbligo di denuncia; il dovere di informare delle procedure e degli esiti la vittima e chi denuncia; la rimozione della persona accusata da ogni incarico ecclesiale durante l’investigazione previa, la pubblicazione dell’esito del processo, l’obbligo di risarcimento del sopravvissuto.
Il 2 ottobre si è poi svolta una conferenza stampa ricca di iniziative, dalla richiesta di rimozione dell’attuale prefetto del DDF, mons. Víctor Fernández, ex arcivescovo di La Plata, in Argentina, che avrebbe protetto un prete pedofilo, alla presentazione del Controreport di Francesco Zanardi di Rete l’Abuso: un atto di accusa contro la Cei, che non sembra interessata ad acquisire i 332 casi dalla Rete in 13 anni di attività, nessuno dei quali denunciato all’autorità civile dalla Chiesa; Nel 100% dei casi in cui c’è stata una condanna da parte della giustizia italiana o ecclesiastica (esclusi i sacerdoti deceduti o suicidi, quelli che hanno lasciato il sacerdozio o i pochi ridotti allo stato laicale dalla stessa Chiesa) i sacerdoti sono sempre stati reintegrati in parrocchie dove è difficile non essere a contatto con minori anche quando c’è un decreto o una raccomandazione del vescovo».
Zanardi ha consegnato il suo controreport alle Nazioni Unite a Ginevra sotto forma di denuncia.
- Federica Tourn – Pedofilia: Usa, l’arcidiocesi di Baltimora dichiara bancarotta
L’arcidiocesi di Baltimora ha dichiarato bancarotta, con due giorni di anticipo sull’entrata in vigore di una nuova legge statale che permette alle vittime di preti pedofili di far causa a prescindere da quando si sarebbero svolti gli abusi.
L’arcivescovo William Lori ha attribuito il ricorso al Chapter 11, che ora protegge la più antica diocesi degli Stati Uniti, da potenziali debitori, al “gran numero di azioni legali” che finora erano state proibite dalle leggi dello stato del Maryland.
Lori ha detto che aver fatto ricorso allo strumento della bancarotta è “la miglior strada possibile per risarcire le vittime alla luce delle limitate risorse della diocesi che altrimenti sarebbero state risucchiate dalle azioni legali”.
Il ricorso al Chapter 11 blocca tutte le azioni leali contro l’arcidiocesi, che altrimenti sarebbero scattate a partire da domenica.
Un giudice si occuperà adesso della riorganizzazione della arcidiocesi, con l’obiettivo di stabilire una scadenza entro cui le vittime potranno farsi avanti davanti alla magistratura.
FONTE ANSA
- Francesco Zanardi – Report sulle omissioni della CEI
Sono 332 i casi di violenza commessi da un religioso in Italia documentati dalla Rete l’Abuso nel report sulle omissioni della CEI al Motu proprio di papa Francesco.
Casi che l’Associazione trattato dal 2010 a oggi senza riuscire ad avere però ascolto dalla chiesa.
Proprio un anno fa, il 18 novembre la Cei aveva pubblicato il primo Report nazionale sulle attività di tutela nelle diocesi italiane.
Nonostante i proclami di tolleranza zero però, in Italia la situazione è molto più grave confronto agli altri paesi, di quanto la CEI ammetta.
Il cardinale Matteo Zuppi non ha mai voluto acquisire i nostri dati, lo abbiamo incontrato due volte nell’estate del 2022.
Nella chiesa si nota infine una forte differenza di trattamento fra le vittime e i sacerdoti pedofili: le prime vengono lasciate senza alcun tipo di assistenza, mentre i preti abusatori sono puntualmente difesi dai migliori avvocati sulla piazza, con parcelle che difficilmente un sacerdote può permettersi.
Con il motu proprio Vos Estis Lux Mundi va in scena lo spettacolo della lotta agli abusi, ma senza le vittime.
Nella sostanza nulla si muove.
Una denuncia forte, che arriva dalle vittime italiane non a caso a due giorni dall’inizio del Sinodo, in cui dovrà essere affrontato anche il tema degli abusi.
Attesa anche la seconda parte dell’inchiesta della Cei, che questa volta dovrebbe riguardare i 613 faldoni sui casi di abuso inviati dalle diocesi al Dicastero per la dottrina della fede dal 2000 a oggi.
FONTE Rete L’ABUSO
- Alessio Di Florio – L’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta Emanuela Orlandi-Mirella Gregori e la sudditanza italica al Vaticano
Niente conferenza oggi dei capigruppo al Senato. Ancora nessuna calendarizzazione. Ora mi dicono prossima settimana, forse il tre. Per fortuna sono armato di tanta pazienza ……..forse troppa ha scritto in un post facebook Pietro Orlandi il 27 settembre. Parole che riassumono lo stato d’animo del fratello di Emanuela Orlandi. Nel momento in cui stiamo registrando questa puntata di Tg L’Abuso la notizia è che si dovrebbe andare in aula al Senato martedì 10 ottobre alle 16.30 per le “scomparse” di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Dopo “Vatican Girl” su Netflix, l’audio “Vatican Shock” pubblicato da Alessandro Ambrosini (curatore del blog d’inchiesta Notte Criminale), alcune dichiarazioni del Papa e l’apertura in Parlamento le speranze che il quarantennale del rapimento di Emanuela Orlandi potesse dare una svolta c’erano. Invece l’istituzione della commissione ritarda da mesi e dopo che il promotore di giustizia vaticana Diddi l’ha attaccata pesantemente abbiamo visto un fuoco di fila da giornalisti e non solo contro la stessa. Nel mezzo sempre Diddi ha ricacciato una pista che tale non è che addirittura sposta l’attenzione dal Vaticano alla stessa famiglia Orlandi. Dopo aver addirittura accusato Pietro Orlandi e l’avvocato Laura Sgrò di voler ostacolare le indagini e non volere la verità. Smentito immediatamente da Orlandi e Sgrò le sue parole hanno fatto il giro di social e mass media. Come il fuoco di fila contro Pietro Orlandi strumentalizzando e travisando una sua frase nella trasmissione televisiva DiMartedì.
Pietro Orlandi sempre da Floris aveva denunciato a febbraio la «sudditanza psicologica dello Stato italiano nei confronti del potere vaticano». La commissione d’inchiesta Orlandi-Gregori ha scritto Ambrosini su Notte Criminale “è un metro che misura la volontà effettiva di una classe dirigente di rompere con un passato che non ha raccontato, ha intorbidito. Che non ha cercato, ha coperto. Che non ha risolto, ha deviato”. “E’, e deve essere, la discontinuità con ciò che non è stato fatto troppe volte nella storia d’Italia. Deve essere la prova che lo Stato non ha paura di rispondere alla richiesta di verità e giustizia del proprio popolo. Che non teme di mettere sul tavolo il proprio futuro dissolvendo le nebbie del passato. Non c’è più tempo per passerelle e rassicurazioni. Servono solo fatti e concretezza. Questo deve essere il tempo degli uomini giusti, non delle marionette di un teatro stantio”. Sintesi perfetta della realtà.
Fonte:Pietro Orlandi – Notte criminale
- Pier Elisa Rizzo – La Chiesa cattolica sperimenta l’esodo in seguito allo scandalo degli abusi sessuali
“Per motivi personali non desidero più essere soggetto all’imposta ecclesiastica.” Jérémy Stauffacher, avvocato indipendente, non vuole più pagare per la Chiesa cattolica, come ha fatto sapere la settimana scorsa in una lettera indirizzata alla sua parrocchia.
Se l’avvocato ci pensava già da tempo, gli ultimi casi di abusi sessuali lo hanno spinto a rinunciare ai servizi dell’istituto.
“La lettera era pronta da tempo, l’avevo digitata sul mio computer”, ha detto all’emittente pubblica svizzera RTS. “E alla fine, gli eventi accaduti mi sono serviti da stimolo, senza che si trattasse necessariamente di una vendetta contro la Chiesa”.
E Jérémy Stauffacher non è il solo a prendere le distanze dall’istituzione. Nelle ultime tre settimane, solo nel cantone di Friburgo, 500 battezzati hanno lasciato la Chiesa. Si tratta di un record, poiché rappresenta un terzo delle uscite annuali.
Insoddisfazione diffusa
Centinaia di fedeli hanno lasciato la Chiesa anche nelle città di San Gallo, Lucerna, Basilea e Zurigo. Nel Vallese se ne contano 15 per l’anno in corso, di cui 12 nelle ultime settimane.
Questa erosione si è accelerata, ma sta divorando l’istituzione da molto tempo. In dieci anni le partenze in Svizzera hanno fatto un’impennata, passando da 13.809 nel 2011 a 34.182 nel 2021.
Il segretario generale dell’Ente ecclesiastico cattolico del cantone di Friburgo, David Neuhaus, si rammarica che l’accelerazione di queste partenze avvenga mentre la Chiesa cattolica cerca di far luce sul suo passato.
Lo studio dell’Università di Zurigo che documenta più di 1.000 casi di abusi sessuali è stato infatti commissionato da tre organismi cattolici, tra cui la Conferenza episcopale svizzera.
Sensazione triste
“È in un momento in cui la Chiesa cattolica, commissionando questo studio, è alla ricerca della verità che le persone stanno abbandonando in massa la Chiesa”, lamenta. “E per noi è una sensazione molto triste.”
La Chiesa, che dipende dalle tasse ecclesiastiche, è preoccupata per il suo futuro. Secondo David Neuhaus, senza il gettito di queste tasse molti servizi non potrebbero più essere forniti.
“Abbiamo molti compiti legati alla solidarietà, alla diaconia, quindi all’aiuto agli altri, alla lotta alla precarietà, a livello delle cappellanie, all’aiuto alle persone in fin di vita”, elenca. “Questo è tutto ciò che preteriamo quando lasciamo la Chiesa”.
Secondo una proiezione dell’ufficio di ricerca Ecoplan, la Chiesa cattolica svizzera non sarà più in grado di compensare la riduzione delle tasse a partire dal 2030 se non adotta misure.
FONTE: swissinfo.ch
- Federico Tulli – Cos’è la pedofilia: facciamo chiarezza
La strategia della Chiesa nei confronti della pedofilia è sempre stata quella di evitare lo scandalo e proteggere il sacerdote, che anche durante il periodo dell’Inquisizione in virtù di un privilegio di casta, raramente incorreva in pene gravi pur di fronte a eclatanti violazioni. Non si offendano i convinti sostenitori di papa Bergoglio ma la strategia di denuncia e intransigenza è solo il frutto di un necessario adeguamento alle mutate circostanze, dato che il problema è esploso a livello mondiale e non è più occultabile. Ogni tanto qualche prelato sfugge alle maglie predisposte dal Vaticano per mantenere la pedofilia clericale il più lontano possibile dai riflettori mediatici al fine di gestirla “dettando i tempi” più consoni a quelli della Chiesa.
È stato il caso (uno tra tanti) del reverendo americano, Richard Bucci, il quale vietò la comunione a chi ha sostenuto la legge sul diritto all’aborto, giustificandolo così: «Non c’è paragone tra pedofilia e aborto. La pedofilia non uccide nessuno, l’aborto lo fa». Premesso che la confusione tra feto e bambino la dice lunga su quanto avesse chiare le idee, in “risposta” all’affermazione violentissima di don Bucci che riflette una “convinzione” delirante ancora molto radicata in ambito cattolico (e non solo), ecco cosa ci ha detto la neonatologa e psicoterapeuta Maria Gabriella Gatti:
Il pedofilo è un grave malato mentale, nonostante ciò che afferma la psichiatria americana nel DSM-V che include la pedofilia tra i disturbi del comportamento sessuale, nel gruppo delle parafilie. Giustamente c’è chi ha definito la violenza sessuale su un minore un «omicidio psichico»: non ha niente di sessuale in quanto è un’azione che va contro l’identità, la potenzialità psichica ed evolutiva del bambino. Il bambino rappresenta quell’identità umana, quella vitalità che il pedofilo ha perduto per vicende personali. Nel suo comportamento se la pulsione omicida, compulsiva e ripetitiva, rappresenta l’aspetto psicopatologico, il controllo razionale gli conferisce una qualità criminale propria delle psicopatie. Infatti il controllo consente fino a un certo punto di evitare le conseguenze penali oltre che l’utilizzo di sofisticate strategie di scelta e di avvicinamento delle vittime».
Un identikit che aiuta a comprendere molte cose, ma certamente non in Vaticano dove ancora sono convinti e agiscono come se la pedofilia fosse un peccato.
Fonti: Fanpage, Left, Giustizia divina (chiarelettere, 2018)
SPECIALI
Presentazione del libro “Giustizia divina” alla libreria UBIK di Savona
https://www.youtube.com/watch?v=3qrbZG5ZFFE
2023-10-09 15:34:03
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