foto La Repubblica
“La ricchezza delle mafie deve essere il futuro delle indagini"
- esordisce così il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e continua –
“È pericoloso rinunciare ad uno strumento, la regolamentazione antimafia, che ha dato la possibilità di arrivare fino a qui. Rinunciare agli strumenti di aggressione ai beni di cosa nostra è pericoloso.
Qualora fosse necessario ribadirlo i processi si fanno con i collaboratori di giustizia e le intercettazioni”
È stato un pomeriggio importante quello di martedì con la presenza dello Stato, erano presenti alti ufficiali di carabinieri e guardia di finanza, e la presenza di molte persone note al pubblico catanese e non. Come per dire: “Noi ci siamo”
Durante la presentazione si è analizzata quella che è stata la cattura di Matteo Messina Denaro, avvenuta il 16 gennaio di quest'anno ed ormai deceduto, visti dagli occhi della procura e dei giornalisti.
Poi si è cercato di analizzare quella che è stata la sua latitanza e di come si sia potuta verificare, portando degli esempi del passato, e ciò che potrebbe essere adesso cosa nostra.
foto di Paolo Bassani
“Chi c'è adesso? Sono stati scarcerati molti boss ultimamente, i quali hanno sfruttato l'occasione del covid. Per me la definizione di antimafia l'ha data Totò Riina dal carcere dove diceva: “ma che voleva questo don Pino Puglisi? Invece di starsene in chiesa voleva comandare lui sul territorio” Ecco
– prosegue il giornalista Salvo Palazzolo–
la mafia è infastidita dal lavoro che si effettua sul territorio e non dalle chiacchiere che vengono fatte. Come è possibile che, pur essendoci dei colpi fortissimi e dei sequestri importanti, loro hanno sempre così tanti soldi che magari provengono dal traffico di droga e dal gioco d'azzardo? (su questo Santapaola e i Romeo hanno fatto scuola a Messina).
Questo libro è un invito a raccontare, tratto dalle sentenze dei magistrati… Noi ci interroghiamo mai sulle parole che diciamo e scriviamo?… Tante persone sono rimaste sole perché hanno denunciato. Il vero scopo della lotta alla mafia è avere una città felice e il diritto di sognare.”
Sono stati diverse le domande fatte agli ospiti dalla giornalista Laura Distefano e tante sono stati gli approfondimenti, compresa la spiegazione di quella borghesia mafiosa (termine che è tornato i auge).
foto tratta da Imagoeconomica
“Il dato di partenza è stata la cattura di Matteo Messina Denaro. Poi bisogna capire che la mafia non è un'entità criminale a sé stante ma è una entità criminale che ha rapporti con i posti che contano a livello finanziario e istituzionale. Avere i rapporti con i forti, i potenti.
Questa è la borghesia mafiosa. Adesso abbiamo un sistema istituzionale che non è perfetto ma che ha superato i dubbi del passato”
– afferma il magistrato Sebastiano Ardita.
Si è parlato del ruolo dei giornalisti e della televisione in questo racconto dei fatti di mafia, così il procuratore De Lucia ha continuato dicendo:
“La mafia è violenza, sopraffazione, negazione dei diritti e non è mai esistito un codice d'onore. La mafia i deboli li ha sempre uccisi, non solo coloro che si sono ribellati ma pure chi ha fatto i propri interessi.
Il male è banale ma, allo stesso tempo, è fascino. La narrazione giornalistica ha molte responsabilità: se uno non legge le carte non fa cronaca e non contestualizza; si parte dai fatti e si arriva alla ricostruzione di ciò che è successo, pure dei teoremi se necessario.
Un giorno avremo la verità su questi 30 anni?
Io non lo so dire, il lavoro del mio ufficio è molto preso a questa cosa. Otto persone sono state arrestate e sono sotto processo ma sono i più vicini al nostro tempo. Più si va indietro nel tempo e più è difficile. Stiamo lavorando”
Infine Palazzolo ha fatto un appello per i giornali e i giornalisti:
“Per i giornalisti è un momento critico. La carta stampata ha bisogno di lettori”
Comunque si sono dette molte cose; si è raccontata la parte emotiva delle indagini, delle ultime giornate e di quella giornata.
foto di D'Alì al Senato/Ansa
Ma quello che non si riesce a capire è perché, pur avendo seguito diverse volte questi racconti, non si cerca di capire nel concreto questa latitanza?
Ad esempio perché non si cita Baiardo e la sua profezia? Si, è un abile giocatore di poker come Giletti lo ha definito, ma lui ha fatto quella rivelazione, e questo è un fatto.
Perché non si parla dell'arresto di Tonino D'Alì appena un mese prima? Forse, in questo caso, è crollata quella parte istituzionale che lo proteggeva.
Perché non si parla dei coinvolgimenti nei processi di qualche “persona importante” che ha fatto parte di questa cattura?
E soprattutto perché si vogliono evitare le domande del pubblico, soprattutto se ci sono presenti dei giornalisti? (è stato fin troppo evidente di come hanno schivato le domande fatte dal pubblico, se non ridotte a due semplici considerazioni e basta).
Restano tante le domande senza risposta (o alle quali non si vuole rispondere?) e i vuoti che ci sono.
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2023-10-15 18:24:44
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