Francesco Zanardi – Il fascicolo della Rete L’ABUSO sulle omissioni dell’Italia in materia di minori, all’esame dell’UE
lo scorso venerdì, la Commissione per le Petizioni ha ritenuto ricevibile la denuncia dall’Associazione del 19 aprile scorso, nella quale si lamentano le gravi inadempienze del Governo italiano in materia di prevenzione e tutela di minori e persone vulnerabili.
Nella sintesi della petizione (0354/2023) pubblicata sul portale UE si rilevano i punti ritenuti di maggiore interesse:
“Il firmatario denuncia la presunta incorretta applicazione della Convenzione di Lanzarote in Italia, in materia di reati sessuali, ratificata con la legge n. 172/2012.
Il firmatario sottolinea che in Italia sono esenti dall’obbligo di esibizione del certificato antipedofilia le associazioni di volontariato, tra le quali figurano le cooperative di servizi e le confessioni religiose. In particolare, egli sostiene che queste ultime godrebbero al loro interno di una maggiore tutela in riferimento ad eventuali reati sessuali e, sommando questo elemento all’esenzione dal certificato e all’assenza di un obbligo di trasmissione delle denunce alle autorità nazionali, l’insieme rappresenterebbe un incentivo per gli abusivi, con la conseguenza di impunità e di vittime di cui nessuno si fa carico.
A sostegno delle proprie tesi cita i dati del report sugli abusi sessuali all’interno del clero, rilasciato dalla Conferenza Episcopale Italiana, nel quale la stessa CEI indica che, dai dati dal 2020 al 2021, da soli 30 sportelli delle 166 diocesi italiane che li hanno promossi, i laici denunciati in ambito ecclesiastico sarebbero 23 su un totale di 68 segnalati, corrispondenti al 33,8 %.
Egli sostiene inoltre che, nonostante la Chiesa abbia istituito gli sportelli diocesani per le vittime di abusi sessuali e le persone vulnerabili, questi risulterebbero inadeguati, rappresentando ulteriori strumenti di violenza contro le vittime.
Fa presente che gli esiti di questi processi sono spesso condanne mendaci, con diversi tentativi di accordi tra le parti.
Ricorda infine che il 28 febbraio 2019, nell’80° sezione, sedute del 23 e 24 gennaio, il Comitato per la tutela dell’infanzia delle Nazioni Unite ha sottolineato la propria preoccupazione per i numerosi casi di bambini vittime di abusi sessuali da parte del personale religioso della Chiesa cattolica in Italia e per il basso numero di indagini criminali e azioni penali da parte della magistratura italiana, dichiarando la necessità di un nuovo piano nazionale per prevenire e combattere l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini basato sull’istituzione di una commissione d’inchiesta indipendente e imparziale, su indagini trasparenti ed efficaci, sull’obbligo della segnalazione di qualsiasi caso di presunta violenza e infine sulla modifica della legislazione che attua la Convenzione di Lanzarote in modo da includere il volontariato.
Il firmatario richiede pertanto l’intervento delle istituzioni europee per chiarire le iniziative europee, al fine di prevenire e reprimere il fenomeno degli abusi sessuali sui minori in Italia ed eventuali iniziative normative per estendere l’obbligo di denuncia a tutti i cittadini ed esigere il certificato antipedofilia alle categorie oggi esenti.”
La stessa Petizione (0354/2023) è stata ritenuta “sostenibile” dai cittadini che lo vorranno, direttamente dal Portale delle Petizioni.
Un fascicolo simile nei contenuti, era stato parallelamente inviato anche al Comitato per la tutela dell’infanzia dell’ONU, dove pochi giorni fa è stato integrato con il report sulle omissioni al Motu proprio della CEI.
A questo proposito, se pur omessa dagli organi di informazione nazionali, il 15 lug 2022 – (Agenzia Nova) rendeva noto che – La Commissione europea ha deciso di avviare procedimenti di infrazione contro Italia, Irlanda, Spagna e Portogallo, in merito al rispetto della direttiva sulla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile.
La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Irlanda, e lettere di costituzione in mora complementari all’Italia, Portogallo e Spagna, per la mancata attuazione delle disposizioni della direttiva, che impone agli Stati membri di stabilire norme minime relative alla definizione dei reati e delle sanzioni in materia di abuso e sfruttamento sessuale dei minori, pornografia minorile e adescamento di minori per scopi sessuali.
Essa introduce inoltre disposizioni intese a rafforzare la prevenzione di tali reati e la protezione delle vittime. La Commissione ritiene che i quattro stati membri non abbiano recepito correttamente alcune disposizioni relative alla definizione di determinati reati, alla prevenzione e all’assistenza alle vittime.
Gli Stati sottoposti a procedimento, dispongono ora di due mesi per rispondere ai rilievi espressi dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato.” (Agenzia Nova)
Mentre tutte le nazioni citate si sono attivate in materia, l’Italia non ha ancora proferito parola.
Federica Tourn – Emerge un altro caso di pedofilia durante il processo a don Giuseppe Rugolo
Più che le presenze, hanno pesato le assenze nell’aula del tribunale di Enna dove si sta celebrando il processo di primo grado con rito abbreviato per violenza sessuale aggravata a danni di minori. Presente l’imputato Giuseppe Rugolo, il prete 40enne che è stato denunciato da un archeologo oggi 28enne ma minorenne all’epoca dei fatti. Assente, invece, il teste chiave dell’udienza chiamato dalla difesa. Anche in questo caso si tratta di un sacerdote, l’ex rettore del seminario diocesano Vincenzo Cultraro, che è anche parroco della chiesa madre di Gela (in provincia di Caltanissetta). La stessa parrocchia dove un catechista di 33 anni a luglio è stato rinviato a giudizio con l’accusa di atti sessuali su un minorenne.
Due storie distinte e separate che si incrociano quando iniziano le indagini proprio sull’animatore parrocchiale di Gela. A denunciare il catechista è stato un ragazzo che ha raccontato di avere subito violenze ed essere stato indotto a compiere atti sessuali dall’uomo – che è proprietario di un negozio – già da quando aveva 12 anni, abuso continuato nei successivi sei anni. Episodi che sarebbero avvenuti all’interno della parrocchia. Una situazione di cui sarebbero stati a conoscenza il parroco Cultraro, il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana e anche Giuseppe Rugolo. Nessun provvedimento sarebbe stato adottato nei confronti del catechista che, negli anni, è sempre rimasto attivo nella comunità parrocchiale. Stando a quanto riferito dagli avvocati di Rugolo, che lo avevano chiamato sul banco dei testimoni, Vincenzo Cultraro al momento sarebbe «irrintracciabile».
Per arrivare alla sentenza del processo a Rugolo, arrestato nell’aprile 2021 a Ferrara, si dovrà aspettare il 10 gennaio 2024. Nel corso delle udienze, sono emerse diverse chat erotiche del prete e testimonianze di atteggiamenti intimi con altri giovanissimi che frequentavano il gruppo parrocchiale. Sorprendente una conversazione telefonica intercettata fra Rugolo e Gisana, in cui il vescovo lo rassicura dicendogli «Caro Giuseppe, per te ci sono tutti i presupposti per diventare Santo». All’inizio della vicenda, i genitori della vittima avevano denunciato di avere ricevuto dalla diocesi un’offerta di 25mila euro della Caritas in cambio di una clausola di riservatezza e di silenzio.
Fonte MeridioNews
Alessio Di Florio – Un vescovo minimizza la pedofilia clericale, in passato alcuni preti hanno accusato i bambini vittime
“I media vorrebbero farci credere che [l’abuso sessuale] esiste solo nella Chiesa cattolica”, e “abbiamo dei media che vogliono fare sensazionalismo e non sanno come riferire”. Sono alcune delle frasi pronunciate da vescovo Steve Lowe delle diocesi cattoliche di Auckland e Hamilton che ha cercato di minimizzare gli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. In Nuova Zelanda almeno il 14% di tutti gli abusi sono stati commessi da membri della Chiesa cattolica, probabilmente sono molti di più. Dati che smentiscono Lowe che ha ripetuto quanto già affermato da altri vescovi. Non può essere una coincidenza che i vescovi cattolici di tutto il mondo abbiano seguito lo stesso “playbook” rivelato nel Pennsylvania Grand Jury Report del 2018, che identificava una serie di pratiche “che apparivano regolarmente, in varie configurazioni”, negli archivi diocesani ha sottolineato The Post. Minimizzare, spostare l’attenzione altrove, le linee guida dei vescovi. Nel 2015, intervistato su La7, un prete della diocesi di Trento affermò che “ci sono bimbi che cercano affetto perché non lo hanno in casa e quindi alcuni preti possono anche cedere” rispondendo “In buona parte sì” al giornalista che chiese “sono quindi i bambini a provocare la pedofilia?”. “Ci sono minori che sono consenzienti, che desiderano avere rapporti sessuali e che se non stai attento ti provocano persino” affermò nel 2007 in un’intervista al quotidiano “La Opinion” il vescovo di Tenerife. Entrambi i prelati paragonarono la pedofilia all’omosessualità che condannavano mentre sono apparsi più indulgenti nei confronti di preti pedofili.
Fonti: The Post, Il Giornale, Quotidiano Nazionale
Pierelisa Rizzo – Terzo processo per abusi sessuali all’Istituto Provolo – COMUNICATO STAMPA DI XUMEK LAWYERS
“Non solo è stato un processo molto lungo (395 udienze in 2 anni, 5 mesi e 15 giorni), ma è stato anche complesso e difficile per le vittime e per quelli di noi che hanno accompagnato la loro richiesta di giustizia”. Lo scrive in un comunicato stampa la Xumek Lawyers, l’Associazione per la promozione e protezione dei diritti umani in argentina , a fianco delle vittime nel terzo processo per gli abusi sessuali avvenuti nell’istituto Provolo, a Lujan de Cuyo.
Secondo la XUMEK le vittime si sarebbero confrontate con un team di diversi avvocati assunti dalla Chiesa cattolica che hanno attaccato costantemente i giovani del Provolo, denunciando le persone che li aiutavano ad affrontare il dolore degli abusi subiti. Hanno denunciato gli interpreti ufficiali del primo processo, hanno denunciato gli esperti medico legali, gli psicologi e gli assistenti sociali che hanno accompagnato le vittime, e hanno anche denunciato alcuni genitori e la maggior parte degli avvocati di Xumek.
“Il loro obiettivo non è quello di ottenere una risposta giudiziaria – scrivono i rappresentanti dell’associazione nel comunicato – ma di intimidire le vittime e molestarle per aver osato testimoniare e portare alla luce i costanti abusi sessuali e torture subite all’interno dell’istituzione religiosa ed educativa di Lujan de Cuyo”.
Un processo sicuramente particolare per il polo giudiziario di Mendoza anche per i continui problemi che ci sono stati con i giudici, con alcuni magistrati ricusati per la loro condotta non etica.
A questo si è aggiunto il fatto che le vittime hanno dovuto testimoniare di nuovo, nonostante lo avessero già fatto davanti alle telecamere durante l’indagine penale preparatoria, e che le loro dichiarazioni fossero state filmate e tutti i difensori avessero potuto interrogarle.
Intanto la principale accusata, la suora giapponese Kumiko Kosaka, è stata rimessa in libertà a causa della scadenza dei termini massimi per i quali una persona può essere imprigionata senza condanna
Ma, nonostante tutto, le vittime sono state sempre a disposizione del Tribunale affinchè si arrivi alla verità.
Lo scorso 18 ottobre 2023, alle ore 8:30, nell’aula 15 del nuovo Polo Giudiziario Penale di Mendoza gli imputati hanno avuto la possibilità di pronunciare le loro ultime parole, davanti agli occhi di tutte le vittime, presenti in aula.
D’altro canto in questo processo non viene messa in discussione la veridicità dei fatti denunciati, perché questi sono già stati confermati nel primo e nel secondo processo che si sono svolti nel 2019. Gli abusi sessuali sono stati già confermati anche dalla Corte Suprema di Giustizia di Mendoza e dalla Corte Suprema di Giustizia della Nazione. La sentenza si limiterà a stabilire se gli imputati erano a conoscenza degli abusi e, avrebbero potuto evitarli, ma in nessun modo entrerà nel merito dell’effettiva esistenza degli abusi e dello status di vittime.
Fonte Xumek Lawyers
Federico Tulli – Lo vuole Gesù
La pedofilia di matrice ecclesiastica ha diverse peculiarità che la distinguono dalle violenze agite sui bambini in altri ambiti. Il pedofilo circuisce la vittima giocando sull’ambiguità e inducendola alla confusione. Quando c’è un rapporto di fiducia o affettivo, l’abuso è compiuto in maniera subdola, rasentando la linea di demarcazione che ci può essere con un rapporto amicale. La sua è una condotta violenta ma è raramente esercitata con violenza. C’è una grande ambiguità che però è tutta all’interno del pensiero religioso e che consiste nel farsi chiamare ‘padre’ da parte degli ‘educatori’. Per un bambino che non ha più figure femminili di riferimento, questo appare come un tentativo di ricostruire almeno il rapporto con il genitore, che però non è reale perché nessun prete è padre di nessuno. È questa ambiguità calcolata che apre la strada alla violenza. E non è un caso se numerose vittime siano bambini con tragiche storie familiari alle spalle.
A tal proposito vale la pena ricordare le considerazioni di uno dei massimi esperti investigativi in Italia, l’ex procuratore aggiunto di Milano, Pietro Forno.
«Il discorso viene spesso liquidato “solo” come un problema di pedofilia. Ma il prete che abusa di un bambino è più paragonabile a un genitore incestuoso che a un pedofilo di strada che insidia i bambini ai giardinetti. Bisogna partire da un dato di fatto: il sacerdote ha un enorme potere spirituale, tanto che spesso viene chiamato ‘padre’, e questo è significativo. Se guardiamo questi episodi in senso non biologico ma spirituale e morale, ci troviamo di fronte più a una violenza incestuosa che a un classico stupro. Ricordo che anche nelle cronache si parla di atti avvenuti in confessionale. E io mi chiedo: perché proprio in confessionale? Perché proprio in quel luogo e in quel momento? Perché è in quel momento che più intensamente il sacerdote si presenta come rappresentante di Dio. È stato condannato a Milano un sacerdote che nel confessare ragazze di 14 o 15 anni le faceva spogliare e le palpeggiava dicendo: ‘Lo vuole Gesù’. Ecco, il concetto del ‘lo vuole Gesù’ è il punto d’arrivo dell’incesto spirituale». Queste riflessioni rilasciate in una famosa intervista al Giornale nel 2010 sono sicuramente preziose ancora oggi per chi è ha a cuore la tutela e l’incolumità psicofisica dei bambini eppure per queste parole Forno fu sottoposto a un’ispezione ministeriale per accertare che non avesse divulgato segreti d’ufficio. Una vicenda surreale che si concluse con un nulla di fatto ma che rende l’idea di cosa significhi indagare nel nostro Paese quando sotto la lente della magistratura finisce un sacerdote.
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ArciAtea, incontro con Francesco Zanardi e Federico Tulli