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Paolo, sei presidente dell'Associazione che si occupa di organizzare e realizzare il premio. Qual è l'obiettivo che volete raggiungere con la realizzazione del premio?
«È dalla prima edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo che con l'Associazione antimafia e antiusura Dioghenes APS stiamo ricordando la figura della testimone di giustizia, Lea Garofalo, ammazzata nel novembre di 14 anni fa a Milano e poi trasferita nella zona di San Fruttuoso, a pochi passi da Milano, per la distruzione del suo corpo senza vita. Ed è importante, soprattutto per un'Associazione antimafia, fare memoria e non dimenticare le vittime di mafia che hanno, con tutte le loro forze, cercato di mettere i bastoni fra le ruote a queste schifose organizzazioni criminali. Come Associazione stiamo supportando diversi testimoni di giustizia, il nostro Presidente Onorario è un testimone di giustizia che ha denunciato la camorra. E' una tematica importante, sono persone che hanno avuto la forza e il coraggio di denunciare le mafie.
Il nostro impegno è quello di stare accanto alle vittime, di stare accanto a chi subisce nel quotidiano l'arroganza delle mafie ma anche il silenzio di uno Stato che a volte, per la verità molte volte, ha dimenticato e continua a dimenticare queste persone.
Per quanto riguarda le nostre attività abbiamo iniziato anche la prima edizione della Rassegna letteraria, cinematografica e teatrale intitolata a un'altra vittima di un sistema di potere arrogante e vigliacco e stiamo parlando, in questo caso, di Pier Paolo Pasolini, il poeta e l'intellettuale, il giornalista e lo scrittore massacrato nella notte tra l'1 e il 2 novembre del 1975, quasi mezzo secolo fa, e anche in questo omicidio ancora, come per tante altre situazioni italiane (che qualcuno continua a chiamare misteri), non sono stati individuati né i mandanti né gli esecutori. Sembra che la storia in questo Paese si ripete ciclicamente, dalla strage di Portella della Ginestra, primo maggio del 1947, in poi.
Il libro degli orrori è sempre lo stesso. Corsi e ricorsi storici. Noi viviamo, appunto, in questo Paese strano e particolare che non ha cura dei propri figli. Il nostro obiettivo è quello di proseguire con queste manifestazioni di memoria e queste manifestazioni di cultura per innalzare lo spirito critico e la coscienza dei cittadini di questo Paese».
Siamo arrivati alla seconda edizione. Come valuti la riuscita della prima edizione dell'anno scorso e quella di quest'anno? E cosa ti aspetti dalle prossime edizioni?
«La prima edizione, realizzata a Petilia Policastro (nel posto dove Lea Garofalo è nata e cresciuta), ha superato ogni aspettativa. L'anno scorso abbiamo rivolto il bando soltanto ai ragazzi calabresi, anche per mancanza di tempo. Una rassegna realizzata e preparata in un paio di mesi. Quest'anno abbiamo avuto più tempo per la seconda edizione che abbiamo spostato. Il Premio è itinerante, la nostra volontà, come Associazione, è quella di toccare le diverse località italiane. Siamo partiti dall'edizione zero, dall'anno zero, e abbiamo individuato e premiato 12 testimoni del nostro tempo.
I “TESTIMONI” PREMIATI NELLA 1^ EDIZIONE
Petilia Policastro (Kr), 24/11/2022
Salvatore Borsellino, Angela Napoli, Luciano Traina, Pino Cassata, Renato Cortese, Sebastiano Ardita, Luana Ilardo, Rosario Conti, Mario Ravidà, Dario Vassallo, Giuseppe Antoci, Francesco Coco.
La stessa cosa faremo quest'anno. Abbiamo già individuato i personaggi che si sono distinti nel proprio ambito di appartenenza, perché gli esempi sono importanti. Quest'anno abbiamo esteso il bando, grazie ai nostri soci e grazie ai nostri volontari che hanno lavorato notte e giorno per rendere una realtà anche questa seconda edizione, a tutti i ragazzi e gli studenti italiani.
Ringrazio tutti i Soci: Veronica, Pino, Alessio, Gennaro, Giusy, tutti i componenti della Giuria presieduta da Marisa Garofalo. Senza dimenticare la madrina di questa edizione, responsabile legalità della nostra Associazione, l'On. Angela Napoli, già componente della commissione parlamentare antimafia.
Il nostro impegno è quello di coinvolgere sempre di più i ragazzi italiani, dalle elementari alle università. Il nostro sogno è quello di coinvolgere anche i ragazzi dell'asilo, quindi dall'asilo alle università senza dimenticare i centri di aggregazione. Quest'anno, ad esempio, abbiamo coinvolto una ragazza che fa parte di un centro di aggregazione, in questo caso di un bene confiscato a Rozzano, in provincia di Milano».
Quanto è importante coinvolgere gli alunni nella realizzazione e nell'impegno in queste tematiche e che risposta hai ricevuto?
«È fondamentale coinvolgere i ragazzi, gli studenti, i giovani di questo paese perché i ragazzi non rappresentano il futuro. Continuiamo a commettere sempre gli stessi errori in questo Paese. I giovani non sono il futuro ma rappresentano il presente e, quindi, bisogna coinvolgerli sin da subito. Loro devono, da subito, prendere e afferrare le redini per poi gestire questo Paese, anche perché le vecchie generazioni hanno dimostrato il proprio fallimento. Dobbiamo continuare a dare fiducia ai giovani.
Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere i ragazzi, i giovani, gli studenti per tentare di cambiare il corso della storia, tentare di migliorare questo Paese anche attraverso la bellezza. La bellezza oggi, in questo momento particolare, la possono vedere soltanto i ragazzi; le vecchie generazioni non riescono più ad amare la bellezza, ad emozionarsi davanti alla bellezza, a capire il bello. Attraverso il bello possiamo cambiare sin da subito le nostre anime, il nostro modo di vedere e allargare questa visione a tutte le altre generazioni, pure quelle che in passato hanno fatto poco per questa società e per tentare di avere un Paese più giusto e un paese migliore».
Ormai la storia di Lea la conosci benissimo, visto il tuo impegno profuso in questi anni. Cosa si deve scoprire ancora della storia di Lea e come far passare il suo messaggio nei vari impegni pubblici?
«Lea Garofalo è una donna, come dicevo, che merita di essere ricordata. Lei, da sola, ha dimostrato, grazie anche a sua figlia Denise, grazie a questa forza e a questo scudo che ha avuto per tanti anni accanto, che è possibile cambiare ed è possibile ribellarsi. E allora attraverso l'esempio di Lea Garofalo noi ci dobbiamo ribellare all'arroganza mafiosa e dobbiamo ricordarci che di fronte abbiamo dei mostri, che non sono invincibili e possiamo batterli.
E come possiamo battere questi mostri che hanno un legame secolare e forte con la politica e le istituzioni di questo Paese? Attraverso un'azione costante, attraverso un'azione trasparente e legalitaria ma non a chiacchiere. Siamo diventati il Paese della vergogna e della legalità a chiacchiere. Aveva capito tutto Sciascia, il grande scrittore siciliano, quando parlava di “professionisti dell'antimafia”. Questi soggetti, oggi, si sono moltiplicati. Molti di quei soggetti sono diventati dei mestieranti, per raggiungere determinati obiettivi. La lotta alle mafie non si fa per raggiungere determinati obiettivi personali, per essere eletti in questa o in quell'altra istituzione pubblica. Bisogna impegnarsi con costanza nel portare avanti certe battaglie di civiltà, ci troviamo dinanzi a battaglie di civiltà. Questa è una guerra e dobbiamo decidere se vincerla o se continuare a scherzare. Abbiamo di fronte soggetti che non ammazzano più ma che investono montagne di euro, milioni di euro nel silenzio generale.
Dobbiamo svegliarci. Abbiamo la fortuna di avere una Costituzione dove tutto è stato scritto al suo interno; scritta dai Padri Costituenti, non tutti, fecero la Resistenza. Ecco è necessaria una forma conrtinua di resistenza, abnegazione e sacrificio. Prendendo ad esempio le varie Lea Garofalo, i vari Giancarlo Siani, i vari magistrati Falcone, Borsellino, Chinnici che sono stati ammazzati, i tanti colleghi giornalisti: Ilaria Alpi, Beppe Alfano, Pippo Fava, anche gli stessi politici ammazzati in passato. Dobbiamo prendere queste persone come esempi senza metterli su un piedistallo. Non serve a niente creare l'eroe di turno, “sventurato quel Paese che ha bisogno di eroi” scriveva il poeta Brecht. Dobbiamo farli nostri, interiorizzarli, recepire il loro insegnamento per vincere questa battaglia. Non dobbiamo combatterli ma sconfiggerli definitivamente. Dobbiamo liberare questo Paese dal puzzo e dall'oppressione di questi mafiosi e di questi soggetti che nessuno definisce e che nessuno nomina: colletti bianchi e massoni. Corrotti e corruttori. E una classe dirigente che non fa il proprio dovere.
E allora, per concludere, Lea Garofalo da sola e con una figlia piccola, ha mandato all'ergastolo i suoi assassini sconfiggendoli e mettendo in difficoltà un clan di 'ndrangheta. Si, è morta. Ma Denise è viva. E' possibile. Dobbiamo continuare ad impegnarci sempre di più, come diceva l'avvocato Ambrosoli, fino alla fine e senza tentennamenti, “costi quel che costi"».
IL PROGRAMMA UFFICIALE
2^ edizione
Casoli, 21/24 novembre 2023
PREMIO NAZIONALE
LEA GAROFALO
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- Premio Nazionale Lea Garofalo 2022 a Francesco Coco
- Premio Nazionale Lea Garofalo 2022 a Mario Ravidà
- Premio Nazionale Lea Garofalo 2022 a Dario Vassallo
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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2023-11-07 12:00:28
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