Uomini come questo ne nascono uno o due forse in un secolo. In 44 anni di vita è stato prete, presbitero, scrittore, insegnante, pedagogo, ribelle, rivoluzionario.
Nel 1948, sei anni prima di Barbiana, è cappellano a San Donato di Calenzano, in cima a una collina lungo l'antica strada romana che collega Pistoia a Firenze. In quel momento ha 25 anni e un'idea che avrebbe cambiato per sempre la storia: una scuola serale, popolare, libera, per gli operai e i contadini semianalfabeti della zona.
In un'Italia poverissima e uscita martoriata dalla guerra, apre le porte della sua chiesa agli ultimi, ai diseredati, agli emarginati, ai figli del popolo e delle campagne.
E la prima cosa che fa – la primissima – è staccare il crocifisso dalla parete. "Questo simbolo non vi servirà. Non qui – spiega – La croce non deve essere sulle pareti di una scuola, ma nel vostro cuore e nella vostra vita. Da questo vi riconosceranno."
Aveva in mente una scuola che non ricordasse in alcun modo un luogo confessionale.
Quel giovane prete si chiamava Lorenzo. Don Lorenzo Milani. E ci ha insegnato – a tutti, atei, agnostici e credenti – il significato profondo della parola laicità, come la forma più pura di rispetto e di difesa di ogni fede.
Ogni volta che sentite qualche fanatico cattolico brandire rosari, baciare madonnine sui social o stracciarsi le vesti in difesa del crocifisso nelle scuole, ricordatevi di San Donato, ricordatevi di quell'aula serale senza simboli religiosi, ma che traboccava di umanità e spiritualità.
Ricordatevi di Don Milani.
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2023-11-10 18:56:50
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