Almeno la coerenza. Ma come si sa, è sconosciuta ai più. Però certe cose accadono e il nostro primario dovere, da cronisti, è raccontare i fatti. Gli aggiornamenti sono sempre dietro l'angolo.
Partiamo da quello più attuale. Sono passati 14 anni dal massacro della fimmina calabrese. A Casoli, in provincia di Chieti, si è svolta la seconda edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo. L'anniversario della morte, per mano 'ndranghetista, cade il 24 novembre. Proprio in quel giorno, del 2009, sei uomini (quattro condannati all'ergastolo, uno a 25 anni di carcere e uno assolto in secondo grado a Milano) mettono le mani su Lea Garofalo. Prima in via Prealpi, a Milano, per terminare il lavoro (con un bidone e con della benzina, per tre giorni) nella zona industriale di San Fruttuoso. Il corpo senza vita di Lea Garofalo, massacrato a colpi di pugni e poi, con una corda strangolato, verrà distrutto e ridotto a 2.810 frammenti ossei, buttati in un tombino. Verranno ritrovati due anni dopo, nel quartiere di Milano, al Nord. Dove qualche scienziato continua a dire che le mafie non esistono. Dove era detenuto uno dei massacratori.
LA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO NAZIONALE LEA GAROFALO
- Premio Nazionale Lea Garofalo, la mattina della seconda giornata
– Premio Nazionale Lea Garofalo: oggi la quarta giornata
– Premio Nazionale Lea Garofalo, il pomeriggio della prima giornata
– Premio Nazionale Lea Garofalo, la mattina della prima giornata
– Premio Nazionale Lea Garofalo: oggi la terza giornata
- Al via il Premio Nazionale Lea Garofalo: domani la prima giornata
- Premio Nazionale Lea Garofalo: domani la seconda giornata
– Premio Nazionale Lea Garofalo, i PREMIATI della 2^ edizione
L'estate scorsa proprio Curcio (come il vigliacco animale Carlo Cosco) è rientrato al suo paesello. Lui, da morto. Ufficialmente suicidio, consumato all'interno della sua cella.
Il suo rientro si è trasformato in uno show. Proprio il nome del primo cittadino di Petilia Policastro (che vedete nelle foto con i fiori nelle mani per omaggiare Lea al monumento posizionato nel paesello) finisce sui manifesti funebri. Lo abbiamo scritto in 41 articoli (con questo 42). Siamo stati i primi a denunciare l'avvenimento attraverso il nostro giornale e siamo stati costretti a denunciare presso la Procura della Repubblica (ma questo è il secondo aggiornamento).
Il manifesto della vergogna, chiamato "inchino" da qualcuno, non è bastato ad una parte della comunità del posto. Era troppo poco per un mafioso. Lo show della vergogna è proseguito con un'accoglienza degna delle cerimonie organizzate dai Casamonica (tra mafiosi c'è sempre una forte intesa): magliette stampate, striscioni, banner, palloncini bianchi, fuochi d'artificio, presenze istituzionali (l'assessora bionda si è dimessa dopo i nostri articoli), bara roteante, applausi, cori da stadio. Questa è stata l'accoglienza indegna per un killer di mafia. Tutto per un mafioso condannato definitivamente dal Tribunale di Milano.
Una interrogazione parlamentare "riposa beatamente" sulla scrivania del presidente del consiglio dei ministri (troppo impegnata tra l'Albania e Caivano) e su quella del ministro degli interni. Alla faccia della lotta alle mafie. Sono passati tre mesi. Il silenzio regna sovrano nei Palazzi romani.
- Il Governo che dice di lottare contro le mafie e non risponde nemmeno ad una interrogazione
Ma a Petilia Policastro hanno la memoria corta? Ovviamente è una domanda retorica. Lo spieghiamo per chi fa finta di non capire: non è necessario rispondere a questa domanda. Contiene già la risposta.
Dai manifesti per un mafioso siamo passato, tranquillamente, all'omaggio floreale per la donna che è stata massacrata dallo stesso mafioso 'ndranghetista.
Questa volta non ci sono magliette, striscioni, palloncini, applausi, cori, banner…
Magari si sono pentiti della cazzata commessa questa estate. Restiamo a coltivare l'atrocità del dubbio. Mancano le dimissioni ancora di molti appartenenti a quella giunta. Quei fiori, per noi, valgono poco. Ci riportano alla memoria la copertina di una rivista satirica che veniva scritta con il "Cuore".
Il rap del vice-sindaco di Petlia Policastro: «Già sta sciacallando abbastanza… ciao»
Il secondo argomento di attualità: abbiamo consegnato presso la Procura della Repubblica di Isernia tutti gli articoli che abbiamo pubblicato su WordNews.it dopo le minacce della sorella del mafioso che (come dicono) si è suicidato.
Restiamo in attesa degli sviluppi per offrire nuovi aggiornamenti.
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OMICIDIO LEA GAROFALO. Il suo assassino è ritornato per quattro ore in paese, a Pagliarelle (Crotone). Ufficialmente per fare visita a sua madre "moribonda". La donna, Piera Bongera, solo qualche giorno prima è stata vista arzilla e serena in un supermercato. Cosa hanno in mente questi criminali? Perchè sul territorio è rientrato anche il cugino Vito Cosco, implicato nella strage di Rozzano? Per l'avvocato Guarnera: «Hanno preparato l'ambiente per dare un segnale allo stesso ambiente».
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2023-11-27 11:31:55
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