Tra i relatori troviamo: il Generale Mario Mori, il colonnello Giuseppe De Donno, il senatore Maurizio Gasparri, l’avvocato Basilio Milio, il deputato Federico Mollicone e l’avvocato già Magistrato Antonio Ingroia. L’incontro è stato moderato dal giornalista del TG2 Maurizio Martinelli.
Vista la presenza degli ospiti inevitabilmente l’argomento trattato è stato la “Trattativa Stato-Mafia” e, fondamentalmente, è stato un “5 contro 1”.
“Questo è un argomento che continua a suscitare ancora tante divisioni. Il generale Mori, il colonnello De Donno e altri eroi della lotta alla mafia devono avere delle scuse dallo Stato, processati ingiustamente per anni, assolti dopo un lunghissimo ed estenuante processo in più gradi, va riconosciuto che sono stati eroi cella lotta alla mafia, chi li ha processati ingiustamente credo ci debba spiegare perché ha messo su questo teatrino, ha fatto delle accuse che non avevano fondamento.
Si deve fare ancora chiarezza sull’archiviazione parziale dell’inchiesta mafia- appalti, che è stata una delle architravi dell’azione antimafia del Ros, del generale Mori, dei suoi collaboratori, e che in alcuni momenti fu sottovalutata e poi archiviata. Sono vicende sulle quali anche la commissione antimafia si sta impegnando.
Questo incontro vuole tenere viva la vicenda, gli eroi sono eroi, e quelli che hanno ostacolato gli eroi forse hanno sbagliato”
– afferma così Maurizio Gasparri e saranno le uniche parole ‘sensate‘ che abbia detto. Poi si è lasciato andare nella sua solita comicità e teatrino che lo contraddistinguono pure durante il suo lavoro. (esemplare l’esempio in commissione vigilanza Rai).
D’altro canto sembrerebbe che ha rivolto attacchi mirati: oltre a Nino Di Matteo, Ingroia e gli altri firmatari del rinvio a giudizio del processo trattativa, sono facilmente comprensibili gli attacchi al magistrato Luca Tescaroli e all’ex magistrato Roberto Scarpinato.
“Tra i miei nemici ci sono una serie di magistrati tra i quali Ingroia. Abbiamo presentato un libro che vuole evidenziare la nostra verità e lo abbiamo fatto elencando dei documenti che ogni lettore può valutare.
Sono passati 30 anni da quei fatti, una verità processuale è difficilissima perché mancano buona parte dei protagonisti di quei fatti stessi e i fatti stessi si sono cancellati dalla memoria della società. Forse si può ancora fare un accertamento di natura politica, una commissione parlamentare forse può ottenere ancora qualcosa”
afferma il generale Mori.
“Quando mi ha telefonato Gasparri pensavo che non fosse lui, che fosse uno scherzo, come quelli di certe trasmissioni”
esordisce così Antonio Ingroia.
“Se facessi ancora il pm metterei ancora la mia firma a quella richiesta di rinvio a giudizio, perché il pm ha l’obbligo di esercitare l’azione penale se ci sono presupposti per farlo, non sulla base di pregiudizi o inimicizie. Con il generale Mario Mori e il colonnello Giuseppe De Donno ho avuto rapporti di collaborazione per anni. Quasi un decennio dopo taluni elementi di prova mi imposero di chiedere il rinvio a giudizio.
Un Gup ritenne che quegli elementi ci fossero. Una sentenza di primo grado confermò tutta l’impostazione accusatoria condannando gli imputati a pene gravissime.
In appello la sentenza di condanna è stata ridimensionata e infine la Cassazione ha mandato tutti assolti per non aver commesso il fatto. Sul piano umano non posso che compiacermene ma sul piano tecnico ha concordato che l’inchiesta non era una costruzione fantasiosa. Per la Cassazione fu una tentata minaccia, ma seria, che se fosse arrivata a destinazione avrebbe potuto influire sulle decisioni del governo.
La semplificazione, pure giornalistica, che vuole che l’assoluzione di tutti gli uomini dello Stato significasse che quell’indagine fosse fondata sul nulla non è vera. Perfino la Cassazione non lo dice. Credo che il tempo della verità purtroppo non è ancora giunto.”
ha affermato Antonio Ingroia.
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foto copertina xc3 (ITALPRESS)
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